ALBA DI UNA VITA NUOVA

By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 6 Dicembre 2022

La sosta di Gabriele a Loreto nel viaggio al convento di Morrovalle per iniziarvi la vita religiosa nella Congregazione dei Passionisti, fu importante. Gabriele arriva a Loreto il 7 settembre 1856 e riparte due giorni dopo. Passa molto tempo in preghiera nel santuario, si accosta al sacramento della riconciliazione deponendo ai piedi della Madonna il suo passato e affidando con amore e fiducia al cuore di Lei il suo futuro. Il fratello, padre Luigi Possenti che lo accompagna, ci ha lasciato una preziosa cronaca del viaggio. Dopo aver riportato parte del racconto nei due precedenti articoli ne leggiamo ora la conclusione.

Desideroso di avere un devoto ricordo della Santa Casa, Gabriele prima della partenza riuscì a staccare dal muro un pezzo di calcinaccio, e con vera gioia lo avrebbe custodito più che pietra preziosa a ricordo della visita ivi fatta; quando mostrandomi una tale reliquia seppe da me essere proibito sotto pena di scomunica di asportarne qualunque pezzetto senza la dovuta licenza, fu giocoforza restituire tutto al canonico addetto. Oh! qual dispiacere ne sentì il mio fratello! Avrebbe dato in cambio qualunque altra cosa. Il giorno dopo, andammo ancora una volta alla Santa Casa, vi celebrai la Messa e lui vi fece di nuovo la Comunione; gli fece quasi pena quando lo avvisai essere arrivato il tempo di partire. Pregò ancora, e chissà quanto a lungo sarebbe rimasto avanti alla nostra Ss.ma Madre.

Alquanto rifocillati, la vettura si diresse verso Morrovalle, ove avevano il loro ritiro i Passionisti e dove avevano un convento pure i Cappuccini. In questo era guardiano P. Giovanni Battista, fratello della nostra madre. Esso già sapeva lo scopo del nostro viaggio, che gli era stato comunicato dal nostro padre, quindi è inutile dire che si adoperò con tutti i mezzi possibili a far recedere il mio fratello dalla sua decisione. Gli dipinse a colori foschi la vita dei Passionisti; gli disse che era severa la regola dei Cappuccini, ma mille volte più dura quella dei Passionisti. Trionfò mio fratello anche di questo assalto, e di tale vittoria rese infinite grazie a Maria Ss.ma Addolorata, dalla quale aveva attinto la forza per resistere e vincere; quindi si sentì più sollevato e si vide più allegro. Pranzammo dai Cappuccini, e poi ci avviammo al ritiro dei Passionisti ed ivi giunti oh! quante feste vennero a noi fatte. Le cortesie usate da quegli ottimi padri al mio fratello e a me, unite al pensiero che l’indomani avrei dovuto riabbracciarlo per l’ultima volta e lasciarlo per ritornare io solo dal nostro desolato padre, mi commossero e mi fecero piangere a lungo.

Si era stabilito per l’indomani una gita a Montegiorgio, al monastero di S. Agostino, ove si trovava monaca l’unica sorella della nostra cara madre, di nome suor Maria Teresa Frisciotti. Essa aspettava a braccia aperte la nostra visita, ma il Signore volle per un verso amareggiare la mia speranza, e privò la zia della sperata consolazione. Da circa due ore ci trovavamo al ritiro dei Passionisti; feci osservare a mio fratello essere tempo di ritornare con lo zio al suo convento e il giorno seguente, dopo aver visitato la nostra zia vi saremmo ritornati, io per salutare e ringraziare i buoni padri Passionisti, e lui per rimanervi. Fu inutile la mia proposta, inutile le insistenze dello zio e di tutti i Passionisti; lui disse di essere venuto a quel ritiro per rimanervi. Fu questa una vittoria, riportata su se stesso dal mio carissimo fratello. Gli feci conoscere che la nostra buona zia avrebbe provato rincrescimento se io solo fossi andato a visitarla; mi rispose che per la vicinanza tra Morrovalle e Montegiorgio non sarebbero mancate le occasioni di andare a fare la conoscenza della zia. Vedendo tanta fermezza, e scorgendovi la volontà del Signore non stetti più a lungo a insistere. Augurai a mio fratello forza per resistere a quanto vi era di austero nella vita che volontariamente abbracciava. Piangendo lo abbracciai, gli detti tanti baci e lo lasciai per non rivederlo più su questa terra”. Per Gabriele sorgeva l’alba di una vita nuova.

Padre Luigi in seguito andrà a pregare sulla tomba di Gabriele e scriverà: “Io mi sono recato a pregare sulla sua tomba la prima volta il 10 luglio 1893, e poi sono andato tutti gli anni. A me consta che vi si reca un grande concorso di gente. A migliaia e a migliaia di qualunque sesso e condizione, animati da una grande fiducia sull’efficacia dell’intercessione del venerabile servo di Dio”.

E padre Luigi, davanti allo spettacolo di pellegrini e devoti in numero sempre crescente, piangerà ancora. E molto. Ma piangerà pieno di incontenibile gioia e intima commozione. E ricorderà sempre con affetto il suo amatissimo fratello e sempre lo pregherà che lo assista dal cielo.

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