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Gli italiani e il testamento solidale
By antonio sanfrancesco
Pubblicato il 1 Novembre 2022

Tiziana è un medico di sessant’anni, vive a Roma e un paio di anni fa ha deciso di intestare una polizza vita ad Aism, Associazione italiana sclerosi multipla, e una a Fism, la sua Fondazione che si occupa di indirizzare, promuovere e finanziare una ricerca scientifica di eccellenza. “Sono certa – dice – che anche quando non ci sarò più, riuscirò ad aiutare gli altri, a prendermene cura, come ho fatto per tanti anni da medico, anche in futuro. E per sempre”. I tre figli di Beatrice hanno scoperto che la loro mamma, morta a 82 anni, aveva disposto un lascito testamentario per Aiuto alla Chiesa che Soffre: “Non ci siamo stupiti perché per tutta la vita è stata una fedele benefattrice dei cristiani perseguitati – raccontano – negli ultimi anni aveva seguito con grandissima partecipazione quanto stava accadendo loro in Siria e in Iraq. Perseguitati proprio dove il Cristianesimo è nato!, ci diceva profondamente addolorata. Con le sue donazioni ha contribuito alla sopravvivenza di quanti sono stati costretti ad abbandonare tutto per fuggire dalla feroce violenza dell’Isis che voleva convertirli all’Islam contro la loro volontà”. Raffaele e Renata hanno scelto invece la Fondazione Airc per la ricerca sul cancro per sostenere i giovani ricercatori. Quando Renata è morta, proprio a causa di un tumore, il marito ha istituito una borsa in suo ricordo. “Il lascito solidale – racconta – è un modo per continuare a sostenere una causa in cui io e mia moglie abbiamo sempre creduto”.

Diventeremo migliori era l’auspicio, comune, all’inizio della pandemia. Forse non ci siamo riusciti ma queste storie fanno ben sperare. Tiziana, Beatrice e Raffaele fanno parte di quegli italiani, sempre più numerosi, che hanno scelto di fare un testamento solidale, cioè lasciare una parte dei propri beni non solo a parenti e amici ma anche a cause benefiche e associazioni di volontariato che, magari, hanno sostenuto durante la vita. Una tendenza che è aumentata soprattutto in questi anni di pandemia. Nel 2022, per esempio, il 38% degli italiani ha dichiarato di aver fatto almeno una donazione, ben dieci punti in più rispetto a ciascuno dei due anni precedenti; l’importo della donazione media è stata di 118 euro, contro i 90 del 2021 e i 77 del 2020. È quanto emerso dall’indagine sugli Orientamenti degli italiani verso le donazioni e il testamento solidale promossa dal comitato Testamento solidale che è nato nel 2013 e ora raccoglie ventisei organizzazioni non profit.

Preoccupazione per il futuro

Secondo i sociologi è un chiaro segnale che non viviamo tutti schiacciati sul presente ma si pensa al futuro di chi verrà dopo di noi. “L’irruzione di una pandemia devastante e inaspettata ha reso consapevoli che il Covid-19 non è solo un’epidemia, per quanto grave, ma un turbine i cui effetti sulla vita personale, comunitaria e sociale aumentano con il trascorrere del tempo”, spiega Francesca Brezzi, docente di Filosofia morale all’università degli Studi Roma Tre, “da qui la necessità di ricostruire legami e relazioni anche oltre lo spazio e il tempo, lasciare una traccia, e il testamento solidale rappresenta la cifra essenziale in questi tempi inquieti di un dono unico e particolare, dono che invita a pensare al futuro, individuale e collettivo”.

La pandemia (che non è ancora finita), la guerra in Ucraina e la crisi economica hanno provocato negli italiani una crescente sfiducia per il futuro: il 45% pensa che nei prossimi dieci anni il Paese peggiorerà, solo il 25% si aspetta miglioramenti. La preoccupazione per il domani, però, non ci sta rendendo più chiusi e individualisti, come dimostra la scelta del testamento solidale.

Quando nel 2013 sei organizzazioni non profit italiane costituirono il comitato Testamento solidale per promuovere nel nostro Paese la cultura della solidarietà testamentaria, sapevamo che si trattava di una sfida difficile”, spiega Rossano Bartoli, portavoce del comitato e presidente della Lega del Filo d’Oro. “Da noi, infatti, la prassi e la stessa idea di fare testamento e disporre un lascito solidale erano, e rimangono anche se in minor misura, inferiori a quelle di grandi Paesi a noi vicini, in particolare del Nord Europa. Ma sempre più evidente era, ed è, l’impatto che il Terzo Settore esercita sull’economia e la società italiana. Se il non profit va ulteriormente sostenuto per garantire al nostro Paese un doveroso livello di welfare, ci chiedevamo allora, perché gli Italiani non possono farlo anche attraverso il lascito solidale?”.

Tra le cause sostenute nell’ultimo anno, salgono la ricerca medico-scientifica (45% contro il 37% nel 2021) e le emergenze umanitarie (28% contro il 15% del 2021). Restano fanalino di coda le donazioni per la tutela del patrimonio artistico (3% contro il 5% del 2021). Tra i criteri di scelta dell’organizzazione sostenuta, cresce in modo significativo il tema della fiducia: il 61% (era il 44% nel 2021), infatti, dichiara di avere donato a un’organizzazione di cui si fida.

Il donatore è un ottimista consapevole

Il 13 settembre scorso è stata celebrata la Giornata del lascito solidale ed è stato tracciato l’identikit della persona tipo che compie questa scelta: over 50, fiducioso nel ruolo del Terzo Settore e desideroso di rimboccarsi le maniche. In particolare, crede che le organizzazioni non profit possano dare un contributo decisivo alla costruzione di una società migliore. Il donatore tipo, infatti, non si arrende alle previsioni pessimistiche che si addensano all’orizzonte. Si tratta di persone che pensano di più al futuro, in particolare al futuro dell’Italia, del pianeta e dei propri cari; nutrono maggiore preoccupazione per inquinamento, guerre, sovrappopolazione e migrazioni; ma sono anche decisamente più ottimisti riguardo al futuro in particolare per quanto riguarda la previsione di maggiore solidarietà, maggiori opportunità per i giovani, maggiore eguaglianza, democrazia e benessere economico. Desiderano una vita semplice, attenta alla dimensione spirituale e ricca di relazioni.

In questo scenario completamente nuovo in cui ci troviamo a vivere, cosa ci aspettiamo dal futuro? Soprattutto quale futuro desideriamo per le prossime generazioni? La fragilità e limitatezza della vita umana, che Covid e guerra ci ricordano costantemente – riflette Luisa Leonini, docente di Sociologia all’università di Milano – portano a una preoccupazione e a un senso di responsabilità verso il prossimo, soprattutto verso chi verrà dopo di noi. Una responsabilità che può e deve trovare nel testamento solidale uno strumento di elezione. Il senso di solidarietà e di responsabilità collettiva dovrebbe ispirare i nostri comportamenti per permettere un futuro a chi seguirà. Pensare agli altri, lasciare loro un’eredità di opere, scelte, condivisioni, è sempre più importante”.

Gli eventi drammatici degli ultimi due anni hanno fatto crescere il senso di preoccupazione e forse hanno condotto a una riflessione su ciò che è davvero importante nella vita: la famiglia, gli affetti, le cose semplici – commenta Rossano Bartoli – l’aspetto interessante, però, è che l’ansia del futuro non ci ha resi più individualisti, anzi: rispetto al 2020 tra gli over 50 cresce di sette punti la conoscenza del lascito solidale e di sei punti la propensione a farlo. Si tratta di una scelta che non lede in alcun modo i diritti degli eredi e che può davvero tradursi in un gesto concreto per lasciare una traccia, un senso di responsabilità verso il prossimo”.

Negli ultimi anni è cresciuta

la sensibilità

Per far sì che aumentasse questa scelta di sostenere post mortem cause benefiche sono state decisive le campagne di comunicazione e sensibilizzazione: quasi 8 italiani su 10, tra gli over 50, sanno oggi cosa sia un lascito solidale (79%): un dato in netta crescita rispetto al 73% del 2021 e al 72% del 2020. “Queste iniziative, che il Notariato da anni sostiene, stanno dando grandi risultati ma il lavoro da compiere è ancora tanto. Dobbiamo superare tanti luoghi comuni e altrettanti tabù sul tema del testamento in generale – spiega Flavia Fiocchi, consigliere nazionale del Notariato con delega alla comunicazione del Terzo Settore – tra i compiti del notaio, assume un ruolo importante quello di ricordare a tutti che un’adeguata pianificazione del futuro del proprio patrimonio, nel rispetto della legge, semplifica la vita agli eredi, ma soprattutto permette di destinare il proprio patrimonio secondo i propri desideri, evitando frammentazione in quote, eventuali liti in famiglia, ottimizzando l’impatto fiscale e garantendo continuità ad un’attività. Al contempo è possibile anche scegliere di destinare una parte del patrimonio, la cosiddetta ‘disponibile’, a un lascito solidale, e quindi sostenere post mortem un progetto benefico, senza ledere i diritti degli eredi”.

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