VITE IN FUMO

GIORNATA MONDIALE SENZA TABACCO
By redazione
Pubblicato il 1 Maggio 2022

Il 31 maggio, ogni anno, ricorre la Giornata mondiale senza tabacco. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il fumo uccide fino a metà dei suoi utenti a causa delle gravi e numerose patologie (malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie e diabete) correlate al consumo di tabacco. Negli ultimi due anni contrassegnati dalla pandemia, l’attenzione sull’importanza della cessazione è diventata ancora più pressante, soprattutto in un momento in cui si consolida anche l’evidenza che i fumatori hanno maggiori probabilità di sviluppare una forma grave di Covid 19 rispetto ai non fumatori. 

In tutto il mondo circa 780 milioni degli 1,3 miliardi di consumatori di tabacco affermano di voler smettere, ma solo il 30% di loro ha accesso agli strumenti che possono aiutarli a farlo. Questo divario nell’accesso ai servizi di cessazione è ulteriormente aggravato negli ultimi anni a causa del personale sanitario mobilitato nella gestione della pandemia.

La campagna lanciata dall’Oms mira a consentire a 100 milioni di consumatori di tabacco di fare un tentativo di smettere, creando reti di supporto e aumentando l’accesso ai servizi che hanno dimostrato di aiutare i consumatori di tabacco a smettere con successo. Ma per raggiungere l’obiettivo sono necessarie anche politiche e interventi efficaci per ridurre la domanda e l’offerta di tabacco. Una delle azioni del Piano europeo è finalizzata a “realizzare un’Europa senza tabacco” per creare una generazione senza tabacco in cui meno del 5% della popolazione ne faccia uso entro il 2040, rispetto a circa il 25% di oggi.

In Italia

Il consumo di prodotti del tabacco (da fumo e non da fumo) è tuttora nel nostro Paese la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile. 

Si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti (il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne) con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro (Tobacco Atlas sesta edizione). Per quanto riguarda i tumori, il tabacco è il fattore di rischio con maggiore impatto a cui sono riconducibili almeno 43.000 decessi annui.

Il fumo di tabacco è più diffuso nella fascia di età che va trai 25 e i 34 anni (24,2%); in particolare, tra gli uomini la quota più elevata si raggiunge tra i 25-34 anni (29,9%), mentre per le donne la fascia di età con la prevalenza più alta è quella tra i 55-59 anni, con una percentuale pari al 21% (Fonte Istat -2020). 

Per quanto riguarda i ragazzi secondo l’ultima indagine GYTS, nel 2018 circa uno studente su cinque dai 13 ai 15 anni ha fumato più di una sigaretta negli ultimi 30 giorni. Il fumo di sigaretta è più diffuso tra le ragazze (23,6%) rispetto ai coetanei maschi (16,2%): entrambi i dati sono in calo rispetto al 2014 (indagine GYTS 2018). 

Sigarette elettroniche

e nuovi prodotti del tabacco

La comparsa sul mercato negli ultimi anni di nuovi prodotti a base di nicotina (dalle sigarette elettroniche ai prodotti del tabacco di nuova generazione) ha aperto nuovi scenari relativamente alle strategie di prevenzione. La loro diffusione come alternativa alle sigarette tradizionali, in particolare, rappresenta motivo di preoccupazione per la salute pubblica. Le problematiche riguardano essenzialmente i possibili effetti sulla salute legati all’eventuale presenza di sostanze pericolose nei liquidi di ricarica o nelle emissioni.

L’uso della sigaretta elettronica riguarda circa il 2,5% della popolazione con più di 14 anni e dai dati della GYTS risultano raddoppiati i giovani che la usano tra il 2014 e il 2018

I nuovi prodotti del tabacco riscaldato sono entrati nel mercato italiano nel 2015 e anche se le indagini sulla prevalenza non riescono a coglierne appieno la diffusione tra i consumatori, i dati sulle vendite ne fanno il prodotto più acquistato subito dopo le sigarette. Anche se le aziende produttrici ne sostengono l’uso in un’ottica di riduzione del danno, le evidenze scientifiche disponibili non sono sufficienti a dimostrare che il prodotto sia associato a un’effettiva riduzione del rischio. Tale approccio non può essere adottato quale strategia di salute pubblica, che mira invece alla disassuefazione dal fumo e dall’utilizzo di prodotti del tabacco o contenenti nicotina. (Ministero della Salute)

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