Mariazell è il santuario mariano più antico dell’Austria e, per la sua posizione geografica, è considerato il più grande luogo di pellegrinaggio dell’Europa centrale. Le sue origini risalgono alla seconda metà del XII secolo
Riprendiamo il filo che ci riannoda alla primordiale rubrica sui santuari nel mondo. L’interruzione è durata due anni. Ma è stata più che doverosa. Non potevamo far finta di niente, di fronte al Giubileo indetto per il terzo Centenario della fondazione dei passionisti. Oltretutto, ci ha offerto l’opportunità di far conoscere ai lettori la gigantesca figura di san Paolo della Croce, fondatore dell’istituto.
Con questo numero torniamo a parlare dei santuari, partendo da quello austriaco di Nostra Signora di Mariazell, situato nella Stiria, regione chiamata “il cuore verde” della nazione. Una puntuale descrizione della Stiria ce la dà Maria Di Lorenzo, un’attenta viaggiatrice: “Il 60 per cento della sua superficie è coperto da foreste e un altro 25% da prati, pascoli, vigneti e piantagioni di frutta… La Stiria è molto varia dal punto di vista paesaggistico: al nord è particolarmente montuosa, al centro c’è una grande zona boscosa e al sud troviamo le dolci colline e le verdi vallate che ricordano un po’ la Toscana”.
Mariazell è il santuario mariano più antico dell’Austria e, per la sua posizione geografica, è considerato il più grande luogo di pellegrinaggio dell’Europa centrale. Le sue origini risalgono alla seconda metà del XII secolo. Un monaco benedettino di nome Magnus, fu inviato dall’abate del monastero di San Lamberto, a evangelizzare quella regione. Portava con sé una statua della Madonna in legno di tiglio. Giunto sul posto, collocò la sacra icona su un tronco d’albero. In seguito, vi costruì una cella che serviva come cappella e come alloggio per sé. Da “Maria in der Zelle” (ossia: Maria nella cella) derivò il nome di Mariazell.
La vita ascetica del monaco, la presenza dell’immagine e la fama dei miracoli attribuiti a essa, contribuirono non poco a far conoscere quel luogo sacro, attirando pellegrini da tanti paesi d’Europa. Nel XIII secolo si segnala un altro evento. Il margravio Enrico Vladislav di Moravia (margravio sta per marchese, ndr), in segno di gratitudine per la propria guarigione miracolosa, fece costruire la prima chiesa per la Mater Gentium Slavorum. Da allora la celebre icona sarà invocata come Madre delle genti slave.
È documentato che nel XV secolo folle di pellegrini affluivano nel celebre santuario, provenienti dalla Baviera, dalla Boemia, dalla Francia, dall’Italia, dalla Croazia, dalla Polonia, dalla Germania, dalla Svizzera, dall’Ungheria e soprattutto dall’Austria, per chiedere aiuto e protezione alla “Madonna delle Grazie”.
Dalla primordiale “Cella-cappella” realizzata dal monaco Magnus per custodire la sacra icona, si arriva all’attuale basilica, su progetto dell’architetto italiano Domenico Sciassia di Rovereto dei Grigioni del XVII secolo. Chi osserva l’edificio nota che, dal punto di vista architettonico, si intersecano diversi stili ben armonizzati tra loro. Giustamente qualcuno ha scritto: “Sembra una chiesa barocca con una torre gotica inserita tra i due campanili barocchi. In realtà è il contrario: in origine la chiesa e il campanile furono costruiti in stile gotico nel trecento, per volontà del re Luigi d’Ungheria. Poi, tra il 1644 e il 1683 la chiesa fu ampiamente modificata dal citato architetto Domenico Sciassia. Accanto al campanile gotico furono eretti due campanili barocchi, e solo allora la basilica ricevette l’aspetto attuale”.
Il piccolo centro abitato, sviluppatosi nel corso dei secoli intorno alla basilica, conta circa 1.500 abitanti e porta il nome, facile da intuirsi, di Mariazell. Il santuario appare come una splendida perla incastonata tra il verde dei monti e delle colline circostanti.
All’interno della chiesa, lo sguardo viene rapito dalla celebre “Gnadenkapelle”, ossia “Cappella della misericordia”. Lì, in uno splendido altare d’argento, è custodita la statua lignea della Madonna del XIII secolo, detta “Magna Mater Austriae”, cioè Grande Madre dell’Austria.
Un altro capolavoro si trova sotto la cupola. Lì, nel 1682, fu eretta una colonna votiva, sormontata da una statua lignea della Madonna dallo sguardo amabile, denominata “Madonna del buon ritorno”. Una espressione squisitamente materna, che può considerarsi come il materno saluto della Madre di Dio ai pellegrini che riprendono il cammino di casa.
La soglia della basilica viene chiamata “Porta della Pace”. Tutti vanno al santuario per cercare la pace del cuore. Oltre a milioni di pellegrini passati per quella porta, anche imperatori, re e principi delle varie Case regnanti d’Europa. Il flusso di pellegrini nel santuario della Stiria, in Austria, non si è mai interrotto.
Agli inizi del ventunesimo secolo si è realizzato, a Mariazell, un grandioso evento che passerà alla storia. Il 22 maggio del 2004 si è tenuto in quel luogo sacro, il Mitteleuropäischer Katholikentag, ossia l’incontro dei cattolici dell’Europa Centrale, a cui hanno preso parte oltre centomila pellegrini, accompagnati da un migliaio di sacerdoti. Due grandi gru posizionate sulla piazza del santuario, simboleggiavano il difficile ma doveroso “cantiere europeo”, dove tutti i cristiani sono invitati a costruire il futuro insieme, nel nome della fraternità e della pace.
Gli innumerevoli ex voto posti nelle gallerie della chiesa e nella sala del tesoro, stanno a testimoniare concretamente la profonda devozione che milioni di fedeli lungo i secoli hanno avuto verso Nostra Signora di Mariazell. (lancid@tiscali.it)