UN FILO DIRETTO CON GLI ANGELI

By Domenico Lanci
Pubblicato il 28 Agosto 2021

La sua vita è continuamente impreziosita di visioni soprannaturali. Ha comunicato con Gesù, ha visto la bellezza di Maria Vergine ma soprattutto ha parlato con gli angeli. Ecco alcuni episodi che fanno emergere l’estrema confidenza con cui padre Paolo si rapportava con loro

Quando la domenica andiamo a messa, il celebrante, dopo l’omelia, intona il Credo. Tra gli articoli di fede, proprio all’inizio, ce n’è uno che recita: “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili”. Tra le cose invisibili ci sono tutte quelle realtà che noi non vediamo, ma che esistono, come il Paradiso, l’anima, gli angeli. Molti santi hanno avuto il dono da Dio di vedere anche gli esseri invisibili. Qui parliamo degli angeli. Il vangelo ne parla diffusamente. Basti ricordare gli eventi della nascita e della risurrezione di Gesù. Gli angeli appaiono ai pastori di Betlemme, alle donne che si recano al sepolcro, e appaiono agli apostoli rinchiusi nelle carceri di Gerusalemme. Un angelo appare ai discepoli quando Gesù ascende in cielo.

Tra i santi che hanno avuto la grazia di contemplare gli angeli c’è anche il nostro san Paolo della Croce. La sua vita è continuamente impreziosita di visioni soprannaturali. Lui ha parlato con Gesù, lui ha visto la bellezza di Maria Vergine, lui vedeva gli angeli e soprattutto il suo angelo custode.

Sono lieto di raccontare ai nostri lettori alcuni episodi che fanno emergere l’estrema confidenza con cui padre Paolo si rapportava con gli angeli. Parlando con i suoi religiosi ha rivelato che dagli “spiriti angelici ottenne moltissime grazie”. E lui ne era massimamente riconoscente. “Con semplicità inaudita – depone padre Giacinto – prese la consuetudine di salutarli all’inizio delle ricreazioni e dei viaggi. Camminando per strada, se incontrava qualcuno, salutava in silenzio il suo angelo custode”. Padre Giammaria aggiunge che “questo modo di agire lo usava anche nelle missioni. Appena salito sul palco, prima di cominciare la predica, venerava gli angeli dei fedeli presenti e quindi si raccomandava alla loro intercessione. Poi, nell’uscire di chiesa, li salutava familiarmente, dicendo “Addio, fratellini!”.

Per rispetto a essi – ci informa padre Giuseppe Maria del Crocifisso – in refettorio, passando davanti ai religiosi, teneva la testa scoperta e chinata. Entrando nella sala della ricreazione, una volta meravigliò alcuni che, nel vedere la graziosa riverenza che soleva fare, supposero che fosse per loro”. Ma il santo intuendo il loro pensiero, spiegò: “Credete che la faccia a voi altri? La faccio ai vostri angeli custodi, che stanno qui con voi!”.

Una volta confidò alla sua figlia spirituale Rosa Calabresi: “Se non fossero stati i santi angeli, sarei morto! Alludeva ad alcuni incidenti, nei quali avrebbe potuto soccombere senza la loro assistenza. In un paese, durante la predica, una traversa del palco si spezzò ed egli cadde rovinosamente, ma gli parve come di sentirsi sostenuto. Infatti restò con la testa sollevata. Se fosse stata travolta tra le tavole, come naturalmente doveva succedere, l’avrebbe battuta su una grossa pietra”.

All’epoca non esistevano i navigatori. Poteva succedere di trovarsi in qualche incrocio dove, mancando la segnaletica, si rischiava di prendere una strada sbagliata. Questo però non succedeva a padre Paolo. “Tante volte, in viaggio – asserisce fratel Bartolomeo, depositario di tante confidenze del santo – non sapendo che via prendere, recitava in ginocchio un Pater ed Ave al suo angelo e si incamminava per quella a cui si sentiva ispirato, senza mai sbagliare”.

A proposito di tali interventi straordinari da parte degli angeli, la Calabresi riferisce due episodi dai contorni decisamente coinvolgenti. “Una volta – racconta la famosa figlia spirituale – padre Paolo doveva intraprendere un viaggio molto lungo e disagevole. Era d’inverno e faceva freddo. Cominciò il viaggio confidando in Dio. Siccome procedeva a stento per una strada sdrucciolevole, egli, per compassione del suo compagno, gli disse di mettere i piedi dove li metteva lui. Ciò nonostante quel poveretto faticava vistosamente. Allora il Servo di Dio, constatando il gran patimento che subivano tutti e due, si rivolse con grande fiducia ai santi Angeli, per avere aiuto. Ed ecco, all’improvviso, si vide trasportato da mano invisibile al luogo dove era diretto. Ma non vedendo il compagno accanto a sé, supplicò di nuovo i santi angeli di andare a prendere il compagno. Di lì a poco se lo vide comparire avanti. E avendolo padre Paolo interrogato come avesse patito per il viaggio, si sentì rispondere che dopo la sua sparizione egli non patì più, perché si sentì trasportato da mano invisibile nel luogo dove stavano”.

Concludo il servizio col secondo episodio narrato dalla degna confidente di padre Paolo, Rosa Calabresi. “Un giorno mi confidò che messosi in viaggio per recarsi al convento dell’Argentario in tempo d’inverno, si sentì talmente stanco e sfinito che gli sembrava di venir meno. A quel punto, si rivolse al Signore: Signore, non vorrei morire in questo luogo senza l’assistenza dei miei confratelli! In quello stesso istante si sentì prodigiosamente sollevato da terra da mano invisibile. Aprì gli occhi e vide due angeli bellissimi. A quella visione, esclamò: Oh, gran provvidenza del Signore! E col cuore traboccante di gratitudine, proseguì il viaggio, giungendo nel recinto della casa religiosa in brevissimo tempo”. (lancid@tiscali.it)

Comments are closed.