SOPPORTARE LE PERSONE, PERDONARE LE OFFESE
Sopportare e perdonare sono le due opere di misericordia che hanno a che fare con la vita di relazione con le altre persone. Rapporti mai troppo facili. Lo stesso spirito del giubileo prende origine dalla necessità generale di risanare la fragilità umana, i suoi limiti, i suoi peccati. “Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore” (Is 61,1-2). Questo annuncio del profeta Isaia è la parola che Gesù ha fatto sua nella sinagoga di Nazareth, portando a compimento le attese dell’umanità intera, circa la pace e la riconciliazione. Ciò che umanamente sembrava imperdonabile e insopportabile, Cristo lo ha perdonato e sopportato per noi. Con la sua passione e morte egli ci ha mostrato che si può amare questa vita nonostante le sue contraddizioni. Ci ha mostrato che si può sopportare l’umanità nonostante la sua assurda violenza.
L’esperienza quotidiana fa vedere a ognuno che non siamo fatti per l’odio, non siamo fatti per il rancore né per il ripiegamento su noi stessi. Quando una persona è ferita da un gesto sgarbato, da una parola offensiva, da una violenza gratuita, subito si chiude per autodifesa. Sorge una reazione aggressiva, uno spirito di vendetta, un’inquietudine interiore. La pace è persa. Ed è una pace che fa fatica comunque a permanere a lungo nel cuore, perché molte sono le circostanze giornaliere di contrasto. In quante occasioni uno stolto atteggiamento di competizione genera un clima di inimicizia? In quante altre la pretesa di alcuni di essere come divini produce una schiacciante condizione per qualcun altro? E ancora quante le intolleranze che rendono invivibile un ambiente che non sa prendersi a cuore il debole? Eppure è la pace quella che tutti vorremmo.
Sopportare. Sopportare questa umanità. Non giustificarla certo. Non chiudere gli occhi sempre e comunque. Anzi denunciare all’occorrenza. Denunciare l’ingiustizia e il delitto, rischiando anche in prima persona. Ma in ogni caso sopportare. Quasi come una serena accettazione di questa realtà umana così folle e contraddittoria. Sopportare vuol dire amare questa vita così com’è. Guardarla con gli occhi di Dio, il quale è Padre di tutti e tutti ama nonostante tutto. Il bene complessivo che viene da questo atteggiamento è maggiore del male che pur sarebbe meglio non ci fosse. Infatti “noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio” (Rm 8,28). Tutto concorre al bene. E sopportare concorre in modo particolare. Sopportare vuol dire abbracciare la croce insieme con Gesù. Sopportare è uscire dal ripiegamento sterile su se stessi, vincere il rancore e l’aggressività che fa vivere come animali feriti. Sopportare è un atteggiamento equilibrato, per chi sa di non poter attendere dalla vita che tutto scorra liscio.
Il peccato è una presenza ingombrante ma non è l’ultima parola. L’ultima parola è il perdono: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Quando siamo coinvolti, oltre il comune peso della vita quotidiana, da un atto in particolare che ci ha ferito, allora perdonare è qualcosa in più che sopportare. Ci sono circostanze in cui veramente l’uomo non sa quello che fa. Perde la testa. La coscienza sembra non vedere e non comprendere. “Padre, perdona loro”. Padre, perdonaci. E perdoniamoci anche tra noi. Quale diavolo alberghi nel cuore umano in certi momenti è veramente brutto solo pensarlo. Così accadono atrocità. Perché si diventa capaci di certe cose? Forse perché si sottovalutano gli effetti di una continuata superficialità di vita! Forse perché si pensa di poter sempre padroneggiare tutto! Poi, invece, servivano più attenzione e più umiltà.
Nello scenario complesso di questa vita umana occorre pazienza, lasciare a Dio il giudizio su tutto, sul bene e sul male, sul giusto e sull’ingiusto, mentre per ognuno sopportare e perdonare diviene l’occasione della misericordia, dell’amore che sa accogliere e riconciliare. dariojxp@gmail.com