SE INSEGNA LA GHIANDA

asterischi
By Pierino DiEugenio
Pubblicato il 30 Dicembre 2013

Era uno di quei giorni un po’ così. Mi sentivo senz’arte e senza parte, immusonito e solo come un pinguino sulla banchisa polare, che può solo guardare l’orizzonte. A ridestarmi dal torpore ecco improvviso un bip dallo smartphone che annuncia l’arrivo di un sms da parte di un’amica di lungo corso: “A proposito di asterischi, hai sentito di quella coppia di scozzesi vincitori di un premio milionario che hanno pagato le cure per la bimba di 4 anni paralizzata?… ora cammina”.

Urca, mi fiondo su Google e realizzo: Skye ha quattro anni e il suo sogno è sempre stato quello di correre come tutti gli altri bambini. Ma non può farlo a causa di una brutta paralisi cerebrale che la costringe sulla sedia a rotelle. O meglio, non poteva farlo fino a oggi. Perché ora Chris e Colin Weir, una coppia scozzese che nel 2011 ha vinto alla lotteria 161 milioni di euro, ha pagato la costosa operazione. E Skye torna a camminare. Evvai, corri piccola Skye.

Anche la mia testa ha ripreso a camminare, anzi a correre quasi meglio di Ibrahimovic il quale snobba spudoratamente il pallone d’oro: “Non mi serve, so già di essere il migliore, questa cosa interessa ad altri”. E umiliato da Ronaldo nello spareggio con il Portogallo rincara la dose: “Il mondiale senza di me non vale la pena guardarlo”.

Mettiamola così: oltre a rifarsi il naso per ragioni estetiche, il presuntuoso fuoriclasse della pedata è pure uscito un tantino fuori di testa. È vero che ogni grillo si crede un cavallo, ma Ibra può star sicuro che miliardi di persone si faranno beffe del suo consiglio. A cominciare da me, anche se conto meno d’un cerino spento.

E non è forse più saggio Matteo Politano, giovane attaccante del Pescara, che dopo aver segnato un eurogol confessa onestamente che nell’intenzione era un cross in area per Cutolo? La sincerità del bomber raccolta dai microfoni in sala stampa al termine della gara vale più della sua stessa prodezza balistica che riconcilia con lo sport. E fu vera gloria.

Attenzione. Quelle di oggi sono sempre più generazioni che sostituiscono la vita reale con quella virtuale. I nostri ragazzi si rimpinzano di immagini virtuali che possono condurli a reazioni violente o gesti estremi in preda a depressione. Hanno bisogno di esempi e testimoni credibili, genitori e figure di riferimento dotati di lealtà e autorevolezza.

Cristiana Capotondi vede la sua storia come quella della ghianda: “Mi piace l’immagine della ghianda che combatte per diventare quercia. È indifesa, potrebbe essere calpestata o portata via dal vento. Eppure, ogni ghianda ha la potenzialità di diventare quercia. Ecco, io sto cercando di tirare fuori la testa dalla terra”. Speriamo sia per sistemarla nel posto giusto. Alla faccia di certi osannati campioni i quali devono ancora imparare che il vero campionato non si vince su un rettangolo di calcio.

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