QUELLA COSA ASSURDA CHIAMATA GUERRA

Perché scoppiano le guerre? Perché è sempre accaduto, rispondono in molti. No. Non lo dite. Questa spiegazione fa parte della malattia. È l’atteggiamento che considera il male come una necessità, autorizzando a ripeterlo all’infinito. Senza considerare che un conflitto, nell’era atomica, ha molte probabilità di degenerare in un disastro globale. Questo perché il progresso scientifico ha enormemente accresciuto la potenza distruttiva delle armi. Per cui, è stato giustamente osservato che, oggi, una guerra andrebbe considerata con mentalità completamente nuova.

La verità è che, di fronte ai problemi, noi abbiamo sempre due possibilità. O distruggere tutto per poi ricostruire. O scegliere subito di costruire per non dover distruggere. È quest’ultima la medicina che occorre in Ucraina, in Palestina, in Myanmar, in Africa, e nel resto del mondo, dove sono in atto, in questo momento, ben 45 guerre. Mettere in atto le politiche giuste, quelle che rispettano la soggettività di ogni uomo, il valore di ogni cultura, la libera determinazione dei popoli.

Ad esempio, in Palestina si fronteggiano due popoli. Non resta che creare due stati autonomi. Non c’è altro rimedio. Poi, per quanto riguarda l’Ucraina, forse ha ragione il Papa quando afferma che, dopo due anni di distruzione e di morte, “il più forte” non è chi aspira alla vittoria militare a ogni costo, ma chi ha il buon senso di scegliere la strada del male minore: la trattativa. Consapevole che un compromesso ragionevole è sempre preferibile alla distruzione generalizzata di un Paese. E che è sempre preferibile trattare prima, anziché dopo, sopra mucchi di macerie e di cadaveri. Tanto, si sa che tutte le guerre finiscono attorno ad un tavolo di pace, a prezzo di rinunce e compromessi.

Allora, non chiediamoci perché scoppiano le guerre. Cambiamo piuttosto la domanda. Come mai noi, nel nostro piccolo, facciamo tanta fatica a sanare i contrasti in famiglia, nella parentela, nell’ambiente di lavoro? Perché spesso ci viene così spontaneo litigare anziché dialogare e trattare? Sono le nostre pretese sbagliate, i sospetti, gli atteggiamenti di violenza a scatenare i conflitti.

Lo sperimentiamo ogni volta, partecipando a un’assemblea di condominio, oppure a una riunione di colleghi di lavoro. In certi momenti, parliamo con calma, magari con un pizzico di umorismo. Ci sentiamo solari, riusciamo senza fatica a prospettare soluzioni concrete, benefiche per tutti. Altre volte, invece, siamo come dentro il turbine di un ciclone, travolti da un impasto emozionale fatto di sospetto, risentimento, orgoglio ferito. Allora diventiamo demolitori, pungenti, persino brutti … E non dimentichiamo che la pace è un cammino in salita che ha bisogno d’inventiva, tempo e pazienza. Si costruisce, giorno dopo giorno, con gesti di amicizia e di rispetto. Fra le persone e fra i popoli.

Infine, un consiglio. Qualunque cosa accada, conviene, per il benessere dei singoli e della società, sforzarsi di essere ottimisti, fiduciosi. Perché, solo l’ottimismo, anche quando non nasce da persuasione ma è solo immaginario, strumentale, possiede quella valenza creativa capace di rimodellare la mente ed i comportamenti. È così. Soltanto la fiducia nella bontà profonda dell’universo e nella mente sapiente che guida gli eventi può salvarci dalla disperazione.

Di una cosa siamo certi. Le idee positive hanno il potere di creare ottimismo, mentre quelle negative di generare pessimismo. L’idea, infatti, possiede, per se stessa, un potere creativo. Un pensiero produce sempre un mutamento nell’anima. Luciano Verdone