Tante, per la verità troppe, sono le emergenze che il nostro Paese deve affrontare e cercare di risolvere, dal lavoro soprattutto per i giovani, alle diseguaglianze in essere, alla sanità, eccetera. Terrificante, tuttavia, è l’ultimo studio pubblicato dall’Istat sulla Povertà nel nostro Paese, dove si evince un suo forte aumento, nel 2022, che raggiunge 5 milioni e 700 mila cittadini, di cui 1 milione e 200 mila giovani. Ma da una nostra specifica elaborazione su questi dati, spicca una particolare categoria, quella cioè di persone anziane che vivono in stato di indigenza e al tempo stesso soffrono questa situazione in solitudine. Da questa nostra elaborazione le persone anziane nell’intero Paese con oltre i 65 anni si attestano a 14.4 milioni, pari al 24% dell’intera popolazione italiana. Il 5.4% di questa platea ultra sessantacinquenne vive in povertà assoluta, pari a 778 mila individui. Purtroppo anche questo dato è in aumento dal 2018, anno in cui si attestavano a 621 mila persone. Inoltre abbiamo calcolato, contemporaneamente, quanti di loro vivano in “solitudine”: dai dati demografici di questa fascia anziana, si evince che i celibi risultano essere 990 mila, i vedovi 3.8 milioni e i divorziati 501 mila, per un totale di circa 5.3 milioni di persone. Possiamo, per approssimazione ma realisticamente, considerare che queste persone vivano in solitudine, senza un compagno o una compagna. Una fotografia che sicuramente può definirsi drammatica, essere cioè contemporaneamente in “povertà e solitudine”.
Una tale problematica, dunque, pone seri problemi economici, sociali e anche etici poiché presenta pesanti ricadute sulle condizioni di vita, in tutte le sue implicazioni, negli individui coinvolti in questo tragico abbinamento: dai consumi alimentari, alle cure sanitarie (sia attraverso una modifica profonda in quantità e qualità del carrello della spesa, sia con una caduta molto forte per la cura della salute), oltre sulle condizioni psicologiche e comportamentali di questi soggetti che sono la parte più fragile e debole della società. Ecco, allora, che bisogna mettere in campo vari strumenti che possano portare loro sollievo. Da quelli economici, come pensioni e sgravi fiscali, per l’assistenza domestica, per quella sanitaria e per quella sociale con la creazione di centri di accoglienza comunitaria. Inoltre ognuno di noi deve fare il possibile perché vi sia anche una solidarietà individuale attraverso l’incontro, l’ascolto dei loro bisogni e delle loro necessità. Ad esempio inviti a pasti comuni oppure la semplice condivisione di un tè o un caffè. Doneremo loro un po’ di serenità e noi stessi ne saremo felici.
Non dimentichiamoci, infatti, che quelle persone, anziane e sole hanno contribuito alla costruzione e alla crescita del nostro Paese. Oltre ad averci dato la vita.