OZIARE NON FA RIMA CON FELICITÀ

Una ricerca dell’università della Pennsylvania
By Antonio Andreucci
Pubblicato il 30 Novembre 2021

Coloro i quali hanno tutto il tempo necessario per dedicarsi alle proprie passioni, per prendersi cura del corpo e della mente, osserva lo studio, non se la passano meglio di chi, invece, trascorre le giornate a districarsi fra lavoro, casa, figli e incombenze varie…

Fine di un mito: il dolce far niente è deleterio. Non è vero che l’ozio fa stare meglio di chi è indaffaratissimo e non ha tempo libero. Per stare davvero bene, occorre essere impegnati. A infrangere inesorabilmente il sogno/desiderio di ogni umano sono diversi studi, l’ultimo in ordine di tempo è apparso di recente sul Journal of Personality and Social Psychology e certifica: coloro i quali hanno tutto il tempo necessario per dedicarsi alle proprie passioni, per prendersi cura del corpo e della mente e per oziare, non se la passano meglio di chi, invece, trascorre le giornate a districarsi fra lavoro, casa, figli e incombenze varie, e non ha un po’ di tempo per sé. A questa strabiliante, e “inquietante”, conclusione sono pervenuti alcuni ricercatori coordinati da Marissa Sharif, docente di marketing alla Wharton School della University of Pennsylvania. Il gruppo di studiosi ha analizzato i risultati di due diversi sondaggi che hanno coinvolto un totale combinato di oltre 35.000 persone.

I partecipanti hanno fornito un resoconto dettagliato di ciò che avevano fatto nelle 24 ore precedenti, indicando l’ora del giorno e la durata di ciascuna attività. Hanno quantificato anche il loro senso di benessere. I risultati mostrano che con l’aumentare del tempo libero, cresce anche il benessere, ma l’appagamento si stabilizza a circa due ore e comincia a diminuire dopo cinque. Gli studiosi hanno anche esaminato i dati di oltre 13.600 lavoratori americani che hanno partecipato al National Study of the Changing Workforce tra il 1992 e il 2008.Tra le domande del sondaggio, c’era pure questa: “In media, nei giorni in cui lavori, quante ore dedichi alle tue attività nel tempo libero?”. Anche in questo caso i risultati confermano che il tempo libero è legato a livelli più elevati di benessere, ma solo fino a una determinata soglia. Il gruppo ha cercato di approfondire lo studio con due esperimenti online che hanno coinvolto oltre seimila partecipanti. Nel primo, ai volontari è stato chiesto di immaginare di avere a disposizione una determinata quantità di tempo libero ogni giorno per almeno sei mesi. I partecipanti sono stati divisi in gruppi casuali, fra chi disponeva di poco tempo libero al giorno (15 minuti), chi ne aveva a disposizione una quantità moderata (3,5 ore al giorno) e chi ne aveva molto (7 ore). Ai partecipanti è stato chiesto di segnalare quando avrebbero provato divertimento, felicità e soddisfazione. Le persone con poco o con troppo tempo libero hanno riportato un benessere inferiore rispetto al gruppo con una moderata quantità. Quelli troppo impegnati si sentivano stressati, quelli eccessivamente liberi si sentivano improduttivi. Nel secondo esperimento ai partecipanti è stato chiesto di immaginare di avere una moderata (3,5 ore) o elevata (7 ore) quantità di tempo libero. È stato anche suggerito loro di immaginare di trascorrere quel tempo in attività produttive, come allenamento o hobby, o in attività improduttive, come guardare la tv. I partecipanti con più tempo libero riportavano livelli inferiori di benessere quando si dedicavano ad attività improduttive. Ma quando erano impegnati in attività produttive, si sentivano appagati come quelli che avevano una quantità moderata di tempo libero. Secondo i ricercatori, i risultati suggeriscono che passare giorni interi liberi da riempire a propria discrezione può rendere una persona infelice. Le persone dovrebbero invece sforzarsi di avere una moderata quantità di tempo libero da trascorrere come vogliono. Ma quando il tempo a disposizione diventa troppo, come quando si va in pensione o si perde il lavoro, sarebbe bene impiegarlo per uno scopo preciso.

Altre ricerche hanno dimostrato che molto dipende da come le persone trascorrono il loro tempo libero. Infatti, se le persone affermavano di aver trascorso il loro tempo discrezionale in modi proficui, in attività produttive o sociali che i ricercatori descrivono come fisicamente o mentalmente “coinvolgenti”, la percezione negativa era più debole. Un aspetto, questo, che ne suggerisce un altro: la qualità del tempo. Quando l’utilizzo del tempo libero durante le giornate impegnative riguarda gli amici o familiari, o lasciare vagare la mente, aumenta la frequenza cardiaca portando ottimi benefici. Ciò è in linea con studi precedenti che mostrano come le persone, in genere, siano più felici quando sono indaffarate. Lo certificano gli studi sul fenomeno definito “avversione all’ozio” a opera di Christopher K. Hsee, docente di scienze comportamentali alla Booth School of Business dell’università di Chicago, il quale ha coinvolto i suoi studenti negli esperimenti sul fenomeno. La conclusione è stata che non solo chi è occupato è più felice di chi ozia, ma che questo accade anche quando l’essere indaffarati non è una libera scelta, ma deve farlo perché viene richiesto.

Recenti ricerche scientifiche indicano che mettere fine al periodo lavorativo e dedicarsi agli anni di pensione con serenità fa davvero bene alla salute e, soprattutto, alla mente. Stavolta si tratta di uno studio basato su anni di osservazioni e non su sondaggi. Pubblicato dal British Medical Journal, lo studio ha coinvolto oltre 11 mila uomini e 2 mila donne dipendenti dell’Agenzia nazionale francese per il gas e l’elettricità. Sono stati controllati ogni anno per ben 14 anni, sette anni prima del pensionamento e altrettanti successivi, dimostrando che tra gli effetti positivi della pensione vi è una diminuzione del livello di ansia e tristezza. Lunghi anni di stress lavorativo e ritmi frenetici ci portano in molti casi a un logoramento mal tollerato, che il pensionamento può alleviare e curare, concedendo alle persone più tempo da riempire con attività piacevoli trascurate prima – come la lettura, il cinema, il teatro, le mostre – e una maggiore attività fisica. Il tempo può diventare uno spazio incolmabile, anche perché siamo spesso incapaci di vivere serenamente l’ozio e questo significa che si corre il rischio di rovinarsi la Terza età, trascorrendola ai giardinetti impegnati a inseguire il sole quando è inverno e l’ombra quando è estate. Nella Conquista della felicità, Bertrand Russell sostiene che “essere capaci di riempire intelligentemente le ore di ozio è l’ultimo prodotto della civiltà, e al giorno d’oggi pochissime persone hanno raggiunto questo livello”. Un’osservazione che interpretiamo come un invito a essere “impegnati nell’ozio”.

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