Madonna Nera di Einsiedeln (Svizzera)

By Domenico Lanci
Pubblicato il 11 Gennaio 2017

 

Questa volta per il servizio di gennaio, facciamo un tuffo nel medioevo. Visiteremo uno dei santuari più famosi d’Europa, la Madonna di Einsiedeln. Sorge a 910 metri di altitudine, nel mezzo di un paesaggio pittoresco delle prealpi, dove lo sguardo spazia incantato tra le cime dei monti e l’azzurro scuro del lago di Sihl, il più grande della Svizzera.

Il sito è caratterizzato da un grandioso monastero benedettino del XVIII secolo. Di stile barocco. Al suo interno, come fosse il cuore del complesso architettonico, si trova l’antica Cappella delle Grazie in marmo nero sotto una volta affrescata. Fu costruita nell’835 sulla cella dell’eremita san Meinrado e custodisce la statua della Madonna nera del XV secolo.

Quantunque Einsiedeln si trovi in zona impervia, lì passava il sentiero di san Giacomo di Compostela. All’epoca c’erano diversi alberghi, sorti per ospitare i pellegrini in transito. Quegli antichi edifici oggi sono diventati moderni hotel per accogliere non solo pellegrini, ma anche vacanzieri.

Ma torniamo al discorso sul santuario. Prima però bisogna spendere due parole su san Meinrado. Questo santo è oriundo della Svevia meridionale, antica regione della Germania. Diventa sacerdote nel monastero di Reichenau, sul lago di Costanza. Nell’835 decide di vivere da eremita presso Einsiedeln. Il suo regime di vita contraddistinto da solitudine, preghiere e digiuni colpisce gli abitanti della zona. Il 21 gennaio dell’861, due criminali lo uccidono. Il corpo viene trasportato e sepolto nel monastero di Reichenau. Ma lo spirito del santo continua ad aleggiare tra i monti e i boschi del suo eremitaggio.

Una leggenda narra che due corvi, dopo l’uccisione dell’eremita, si lanciarono all’inseguimento dei due assassini e, con il loro gracchiare, avvertirono la popolazione per farli arrestare. L’episodio spiega la raffigurazione di due corvi sullo stemma di Einsiedeln.

L’area santificata da san Meinrado non poteva cadere in oblio. Due canonici di Strasburgo si adoperarono affinché in quel luogo si costituisse una comunità di eremiti. Quindi si diede mano alla costruzione del monastero che, col passare degli anni, diventò una monumentale abbazia. Al suo interno, proprio sulla cella del santo, venne edificata una cappella con la statua della Madonna nera.

Su questo luogo sacro si raccontano eventi tra il fantastico e il reale. Nel 948 si procede alla sua consacrazione. Viene dedicata al santissimo Redentore. Ma quel luogo era già conosciuto col nome di Cappella della Madonna. Il problema viene risolto in modo inatteso. Una tradizione parla di consacrazione angelica. Gesù stesso, assistito dagli angeli, l’avrebbe consacrato. Quando il vescovo di Costanza, san Corrado, si accinge a compiere la cerimonia, viene interrotto da una voce misteriosa che per tre volte riecheggia sotto le arcate della basilica: “Fermati, fratello; Dio stesso ha già consacrato questo edificio”. Da allora, la cappella dedicata al Redentore diventa Cappella consacrata dal Redentore e dedicata alla Madonna. Una bolla del papa conferma il miracolo e dichiara: “Tutti coloro che visiteranno quel luogo dopo aver fatto una santa confessione e aver concepito un salutare pentimento dei propri peccati, saranno assolti da ogni colpa e da ogni pena”.

Ad Einsiedeln si è verificato qualcosa che richiama spontaneamente la grotta di san Michele al Gargano. Anche lì, apparve l’arcangelo Michele annunciando che la consacrazione non era necessaria perché egli stesso l’aveva consacrato con la sua presenza. Questi episodi, contribuirono grandemente allo sviluppo dei pellegrinaggi.

Ad Einsiedeln il flusso dei pellegrini è rimasto ininterrotto fin dall’inizio. Tra i milioni di visitatori, mi piace menzionarne uno tra i più illustri: Giovanni Paolo II. All’Angelus del 29 gennaio 1989 rievocando il suo pellegrinaggio compiuto nel giugno del 1984, disse tra l’altro: “Ricordo con gioia e gratitudine la visita che vi feci. In quel luogo di preghiera già consacrato al divin Redentore, Maria, sua madre, ha posto la sua sede permanente in mezzo al popolo elvetico. Alla Vergine santa ripeto la preghiera che le rivolsi in occasione della mia visita al santuario: Madre di Dio e madre degli uomini, intercedi per noi presso tuo Figlio affinché la chiesa che è in Svizzera si confermi nella fede in Cristo e affinché tutti i popoli e tutti gli uomini possano vivere in libertà e pace”.

L’antica statua della Madonna non è giunta fino a noi, perché fu distrutta da un incendio del 1465. Quella attuale invece risale al 1466. È scolpita in legno di tiglio ed è alta cm 119. Il colore originario era naturale. In seguito andò annerendosi per il fumo delle candele e delle lampade. Dopo la rivoluzione francese, avendo subìto alcuni danni, fu dipinta tutta di nero.

Il santuario è gestito con diligenza e cura pastorale dai benedettini. Ai pellegrini e ai visitatori che lo richiedono, è perfino consentito di partecipare alla vita dei monaci e di visitare i reparti della storica abbazia.

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