LE COSE ALL’ITALIANA…

By Stefano Pallotta
Pubblicato il 1 Marzo 2016

Quando si dice fare le “cose all’italiana”. Luigi Barzini, grande inviato speciale del Corriere della Sera, non aveva dubbi: sono cose che possono non essere statisticamente importanti, possono essere anche rare, ma possono accadere soltanto in Italia. “Un beugeste gratuito, un meschino sotterfugio, un inganno ingegnoso, una brillante improvvisazione, qualche esempio di eccessiva indulgenza per la debolezza dell’uomo, uno stratagemma intricato, un particolare gesto di malvagità o di coraggio, un’ impresa spettacolare…”.

Vi racconto una storia e giudicate voi se classificarla alla Barzini. Vi assicuro che è vera, non mi invento nulla. Una struttura sanitaria pubblica abruzzese scrive a un’emittente televisiva commerciale per acquisire la disponibilità a condurre una campagna di comunicazione sulle tematiche sanitarie. Nella lettera, con la quale si chiede la disponibilità dell’emittente, si precisa che il contratto partirà tra sei mesi: la Asl scrive ad aprile il contratto partirà a ottobre per un importo di 13 mila euro. Niente di eccezionale si dirà, salvo il fatto che nessuno ci spiega perché quell’emittente e non invece le altro quattro o cinque presenti sullo stesso territorio provinciale.

Ma il punto non è questo. Nel frattempo l’emittente, all’insaputa della Asl, fa partire, da subito, la campagna di comunicazione. A ottobre, quando si tratta di stipulare il contratto, la Asl si vede recapitare una fattura di circa 10 mila euro per i sei mesi precedenti. Naturalmente la fattura è corredata da pezze d’appoggio a dimostrazione che il servizio è stato reso. Il funzionario della Asl, alla vista della fattura, presumo che abbia fatto un balzo dalla poltrona del suo ufficio: come è possibile che ci si possa chiedere il pagamento per un servizio il cui contratto non è stato regolarmente sottoscritto.

Scrive all’allora direttore generale della Asl. Che devo fare con questa fattura: pago o no? Il direttore generale non si assume la responsabilità di rifiutare. Anche lui scrive: questa volta all’ufficio legale della Asl. Quesito: si deve o non pagare la fattura? L’ufficio legale risponde al direttore generale con un parere assai articolato ma sostanzialmente così riassumibile: nella pubblica amministrazione contano solo i contratti scritti; se non c’è contratto non c’è alcun obbligo di pagamento da parte dell’amministrazione. Chiuso il discorso? No, no, troppo semplice. Il parere legale prosegue più o meno così, riassumiamo a spanne: è vero che non c’è nessun obbligo da parte della Asl, ma l’emittente televisiva comunque il servizio l’ha reso. Ne conseguirebbe quindi, per la Asl, “un illecito arricchimento”, qualora non dovesse pagare.

L’emittente potrebbe citare in giudizio la struttura sanitaria che, cosa verosimile, potrebbe essere condannata a pagare: tra spese di giudizio e il quantum dovuto alla televisione l’esborso sarebbe superiore a quello richiesto per il servizio surrettiziamente prestato. Tanto vale pagare, ci sarebbe un risparmio. Che fantasia gli italiani!

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