“LA POVERTÀ NON È UN CRIMINE”

Basta con la metafora dei furbetti e fannulloni
By Marta Rossi
Pubblicato il 1 Febbraio 2022

Si chiama così l’iniziativa di Alleanza contro le povertà rispetto alle modifiche del Reddito di cittadinanza. I dati parlanodi un milione di poveri in più, conseguenza indiretta della pandemia. Famiglie monoreddito, lavoratori precari, madri sole, anziani con pensioni minime

Mentre il dibattito pubblico ha creato la metafora del furbetto e sepolto la realtà quotidiana di milioni di persone e famiglie povere, l’Alleanza contro le povertà ha deciso di lanciare il suo appello per cambiare la narrazione tossica dei poveri e fannulloni», ha dichiarato Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza contro le povertà (rete di 38 associazioni ), presentando l’iniziativa “La povertà non è un crimine”, con la quale si vuole scardinare la narrazione per la quale chi è povero è furbo perché approfitta degli aiuti dello Stato, come il Reddito di cittadinanza. Durante la presentazione, l’Alleanza ha sottolineato quanto più che sulle critiche sia fondamentale concentrarsi sulle proposte per migliorare la misura e sostenere una platea più ampia di popolazione che ne ha bisogno.

A corroborare questa iniziativa, che vuole riportare a un racconto normale, reale, la condizione di tantissime famiglie italiane, ci sono i dati: in Italia c’è un milione di poveri in più, conseguenza indiretta della pandemia. Famiglie monoreddito, lavoratori precari, madri sole, anziani con pensioni minime. L’identikit li descrive come uomini e donne tra i 36 e i 50 anni, italiani costretti per la prima volta nella loro vita a chiedere aiuto per mangiare, per esempio bussando alle porte della Comunità di Sant’Egidio o delle Caritas diocesane.

“L’immagine del furbetto è perfetta per delegittimare un provvedimento che, pur coi suoi limiti (e non sono pochi), dispone di una dote economica che alcuni vorrebbero usare altrimenti. Ma delegittimare il RdC in sé è un’azione che ci pone su un piano inclinato alla fine del quale vi è la delegittimazione del contrasto alla povertà e infine del povero. Il povero possiamo aiutarlo, se capiamo che in larga parte la sua condizione è dovuta alla più generale condizione socio-economica, oppure incolparlo, secondo una sbagliata interpretazione del merito”, ha scritto sull’Huffington Post lo stesso Rossini che oltre a essere portavoce dell’Alleanza è docente di Sociologia. Prosegue: “La potenza evocativa, il bagaglio emozionale dell’immagine del furbetto ha sepolto in poche settimane una realtà quotidiana fatta di milioni di famiglie povere, di senza dimora, di malati nel corpo o nella mente, di disabili, di persone giudicate inaffidabili al lavoro o incapaci di lavorare per instabilità della condizione, di persone con titoli di studio bassi o con competenze valutate come inutili nel mercato del lavoro attuale, di persone sottopagate, di abitanti di zone dove vivere è più difficile che in altre”.

“Non si può ignorare la necessità di una misura nazionale di contrasto alla povertà e il Reddito di Cittadinanza – ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Cgil – deve essere questa misura. La povertà non è una colpa, sarebbe, invece, una colpa della collettività non farsene carico attraverso una pluralità di interventi mirati, dal sostegno economico ai percorsi di inclusione sociale e lavorativa, che liberino dal bisogno chi la povertà la vive quotidianamente”.

“Il Reddito di Cittadinanza ha dimostrato di avere un ruolo decisivo per contrastare le povertà, come fotografato anche dai recenti dati Istat. La sua introduzione ha dato risultati positivi anche per contrastare le conseguenze sociali della drammatica pandemia da Coronavirus. Il Reddito di Cittadinanza – ha invece detto Domenico Proietti, segretario Confederale Uil – va difeso e migliorato, alla luce dell’esperienza di questi anni. Non ci stiamo a colpevolizzare i poveri e chiediamo come la politica intende affrontare il fenomeno drammatico della povertà in Italia. Ci si deve interessare dei giovani disoccupati, dei lavoratori precari, di chi rischia di perdere il posto di lavoro e di chi lavora e ha grandi difficoltà. Sul tema dei controlli, gli strumenti introdotti hanno dato buoni risultati e vanno rafforzati per prevenire forme di abuso, nel quadro di una svolta epocale nella lotta all’evasione che rappresenta il male assoluto del nostro Paese”, ha concluso il leader della Uil.

La precarietà è esplosa come problema per migliaia di persone nel post pandemia, e spesso è stato il Terzo Settore a intervenire e sopperire ai problemi causati dalla perdita del lavoro, soprattutto per chi aveva figli minori: “Il nostro Paese vive una povertà strutturale che si trascina ormai da anni, cresciuta inverosimilmente a causa della pandemia, soprattutto tra bambini e minori, i giovani, le donne e in genere i soggetti fragili come i disabili che hanno un’alta probabilità di accumulare svantaggi e di non riuscire a recuperare. Il Terzo Settore svolge un ruolo fondamentale per contribuire a ridurre il disagio di tante persone e per avviare percorsi di reinserimento sociale e lavorativo; un lavoro che deve essere portato avanti in sinergia con enti locali ed istituzioni, e con la messa in campo di risorse e servizi adeguati”, spiega Vanessa Pallucchi, portavoce Forum del Terzo Settore.

“È insopportabile dover ascoltare nel nostro Paese, ogni giorno, il rumore di fondo di una guerra senza quartiere ai poveri. Si tratta di persone, tantissime donne e migranti, le quali, lungi dall’essere furbi o fannulloni, non trovano rappresentazione adeguata nemmeno nel discorso pubblico se non grazie alle organizzazioni civiche e dunque – di conseguenza – vengono abbandonati da rappresentanze politiche incapaci di esigere diritti in parlamento e con gli atti di governo. ActionAid non appoggia alcuna parte politica, ma esige che i diritti di chi vive nel nostro Paese siano tutelati sempre, con risorse adeguate e anche con un linguaggio rispettoso di ciascuno e della Costituzione. È ora di finirla con l’immagine del percettore di risorse pubbliche dipinto come furbo e fannullone. Ne va della qualità della democrazia nel nostro paese” ha aggiunto Marco De Ponte, segretario generale di Action Aid.

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