La camera del transito 

conosci il santuario
By Lorenzo Mazzoccante
Pubblicato il 30 Ottobre 2017

Abbiamo fin qui parlato della vita di Gabriele in questa stanza, ricordando quello che era il suo vissuto, la sua santità, la sua vita esemplare benché segnata dalla malattia e avviata verso una rapida fine.

Ma come è cambiata questa camera dal 1862 ad oggi? Come è noto, dopo l’unità d’Italia e la conseguente soppressione degli istituti religiosi, i Passionisti sono costretti a lasciare il ritiro di Isola. Dopo numerosi tentativi di prendere tempo l’ordinanza diventa esecutiva e perentoria, così, nel 1882 i religiosi allontanati dal ritiro di Isola riparano in Puglia, a Manduria (TA). Il convento di Isola, intanto, fu inizialmente chiuso, successivamente destinato al Convitto Nazionale di Teramo, infine abbandonato.

Gabriele doveva ancora far parlare di sé. Coi primi miracoli si parla subito di lui come del “fraticello santo”.

Quando nel 1892 si procede alla ricognizione delle sue spoglie mortali. Per i religiosi è l’occasione di rivedere il loro antico ritiro, che è ormai stravolto. Vi torneranno solo nel 1894 e per individuare la camera del transito è necessario interpellare padre Norberto che scrive: «salite le scale della cucina o refettorio, entrando nel corridoio la seconda stanza andando verso il coro, e dalla parte esterna, ossia opposta al cortile, è la camera ove all’ultimo abitò e morì Conf. Gabriele». Il ripristino della camera ha richiesto  diverso tempo. Finalmente, ultimati i lavori, la camera è trasformata in cappella e nel 1905 vi è collocato un primo altare di legno ed un quadro che rappresentava il giovane Gabriele in preghiera davanti all’Addolorata.

Intanto Guido Francisi, con le descrizioni che fa Michele Possenti, fratello di Gabriele dell’Addolorata, realizza un quadro che ne rappresenta la morte. Padre Norberto lo vede e ne scrive al generale del tempo: «La morte del Venerabile è proprio ben riuscita… La fisionomia del Servo di Dio è indovinata meglio che in altre immagini. Per l’espressione ha troppo poca vita, e tropo poco ancora esprime la gioia che traspariva. Ma ripeto che è un quadro proprio indovinato e corrispondente al fatto vero» (nel 1955, sarebbero arrivati anche 10 candelieri ed un crocifisso in argento).

La comunità ha sempre cercato di preservare la camera al suo stato originale, ma alla fine della prima metà del secolo scorso la zona è interessata da un forte terremoto. Negli anni 1950-1951 quindi si procede al restauro e consolidamento del ritiro. Arrivati presso la camera di Gabriele si cerca di preservarla il più possibile. L’unica modifica riguarda il soffitto che viene rialzato per portarlo al livello di quello delle altre stanze. Della forma originale della camera, quindi, rimane una traccia proprio nel quadro di Francisi che tra l’altro illustra bene la camera del santo anche secondo il padre Norberto: «Il letto stava a sinistra entrando, e il tavolino in fondo al letto».

Nel 1929, in occasione della sostituzione dell’altare di legno con un piccolo ma pregevole altare di marmo, il quadro di Francisi prende il posto del quadro di Gabriele orante davanti all’Addolorata.

Accanto all’altare, successivamente viene collocato il posto che Gabriele dell’Addolorata occupava nell’antico refettorio della comunità. È di nuovo padre Norberto, in una lettera datata 25 febbraio 1894, ad indicarne la posizione precisa: «Entrando in refettorio a destra vi è una prima tavola che fino all’angolo era occupata dai religiosi, fratelli. Voltando l’Angolo il primo posto era occupato dal padre Carlo, il secondo dal padre Michele, il terzo dal confratel Gabriele».

Nel 1893 la camera si arricchisce di un dono da parte del popolo di Pretara: una lampada d’argento che ancora pende dal soffitto della stanza del transito e che reca l’iscrizione: “Il popolo di Villa Pretara, nel comune di Isola del Gran Sasso A.D. MDCCCXCIII al servo di Dio Gabriele dell’Addolorata”.

Alle pareti sono poi stati aggiunti: una lampada votiva in ferro battuto che imita lo stile gotico del ‘200 con il segno araldico della Città di Assisi (in cui Gabriele era nato), dono di un nutrito gruppo di pellegrini giunto dalla città umbra il 24 dicembre 1965, e copie di immagini che furono care al Santo: la Santissima Icone (o Madonna di Spoleto), a ricordo della sua vocazione il giorno 22 agosto 1856; la Madonna della Quercia, titolare del piccolo santuario cui era annesso il convento di Morrovalle (MC), dove fece il Noviziato; la Mater S. Spei (che compare anche sul letto del santo nel quadro di Francisi), che il padre Struzzieri riportò da una missione, e che trovò il favore di san Paolo della Croce che la diffuse facendola entrare di fatto come ornamento in tutte le camere dei religiosi della Congregazione.

Sopra l’architrave della finestra, compare nel 1929 una lapide con l’iscrizione composta dal Beato padre Bernardo Maria di Gesù (Silvestrelli) compagno di Noviziato di san Gabriele che recita: «[S.] Gabriele dell’Addolorata, modello di pietà religiosa, devotissimo della Madonna, consumato più dalle fiamme dell’amore che della malattia, invocando dolcemente, Gesù, Giuseppe e Maria [qui] rese lo spirito il giorno 27 febbraio 1862 nel suo 24° anno di età».

In corrispondenza di questa finestra, sotto, nel giardino, è piantata una enorme rosa rampicante. Stando ai ricordi tramandati tra i più anziani, pare proprio che Gabriele la abbia piantata e accudita fino alla fine della sua vita. La rosa originale sarebbe morta nel 1952 a causa di un intenso calore, ma poiché alcune delle sue talee erano state portate a Recanati fu possibile ripiantarla (1958) e ancora oggi, altissima, fiorisce a decorare la finestra del santo.

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