I RISCHI DEL PRESENTE E FUTURO

By Nicola Guiso
Pubblicato il 28 Ottobre 2020

Mentre gli interrogativi, le speranze, i dubbi e le apprensioni per il presente e il futuro del virus incidono sulla vita delle persone, delle comunità e delle istituzioni, hanno preso forma e forza i problemi da esso creati o aggravati. In particolare quelli economici e sociali che riguardano la produzione e l’occupazione, e che pesano nelle loro proiezioni a breve, medio e lungo termine. Essi emergono con chiarezza dalle previsioni della Confindustria e del governo, a prescindere dalle loro non eccessive variazioni.

Per Confindustria, il Prodotto interno lordo (lo ricordo: il valore globale dei beni e servizi prodotti in un anno sul territorio nazionale) calerà nel 2020 del 10 per cento rispetto al 2019, del 9 per cento per il governo; con recupero per ambedue solo parziale nel 2021: del 4,8 per cento per gli industriali, del 6 per cento per il governo. Dati che riportano comunque l’economia e l’occupazione a quello che erano 23 anni fa. E non può che suscitare inquietudine il fatto che per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici (quello di maggiore significato e peso nel settore industria, e dunque per l’economia) le posizioni degli industriali e dei sindacati siano ancora molto lontane. E altra inquietudine suscita l’affermazione del ministro degli Interni, Lamorgese, sul pericolo che “diventi rabbia” la crisi economica e sociale di quanti “lavorando in nero non hanno beneficiato degli interventi del governo”. Problemi economici e sociali, dunque, che devono essere prioritari nell’interesse soprattutto dei politici, i quali, peraltro, devono impegnarsi anche su quelli a grande incidenza istituzionale. Il primo dei quali è la grave crisi della giustizia e della magistratura, resa evidente dall’implosione del caso Palamara. Che da presidente dell’Associazione nazionale magistrati, col concorso di molti altri togati e di alcuni politici, ha per anni “pilotato”, per interesse suo e di altri, le nomine di importanti procure. E che il processo al quale è stato sottoposto da altri togati ha rivelato un allucinante stato di cose. Durato di fatto due giorni, s’è concluso con la sua cacciata dall’ordine, dopo che i giudici (altri magistrati) avevano chiamato a testimoniare 6 dei 133 altri membri dell’Anm proposti da Palamara. Processo sul quale due magistrati in pensione, di alto e riconosciuto valore, ed espressione di due diverse aree culturali della magistratura, Carlo Nordio e Antonio Ingroia, hanno detto, il primo, che è stato un “processo stalinista”; il secondo, che il processo ha evidenziato il rischio “che Palamara venga utilizzato come capro espiatorio” e mezzo di autoassoluzione della magistratura. Ma in quali condizioni si trova la politica? I fatti dicono non siano molto buone. Nella maggioranza il M5S è scosso da una crisi interna aperta da Di Battista, con pesanti implicazioni nel rapporto del Movimento con Casaleggio. Nello stesso tempo si è aperto un aspro dibattito, anche se tenuto in toni bassi, sul futuro del rapporto tra M5S e PD, che punta ad affermarsi in un ruolo di guida dell’alleanza, in vista soprattutto delle amministrative dell’anno venturo a Roma, Milano e molti altri importanti centri. In particolare quella del candidato(a) sindaco di Roma potrebbe pesare molto nei rapporti della maggioranza. Per i grillini s’è già autoricandidata la Raggi, ma per propria ambizione e per calcoli, più o meno evidenti. Carlo Calenda, invece, ha ufficializzato la sua candidatura, ma per il PD ci sona altri nomi in lizza. Pacata nei toni ma non meno consistente nella qualità dei contrasti la situazione dell’opposizione. Con Salvini che tenta di attenuare la sua, sino ad ora debordante, aggressività di “capo indiscusso” dell’alleanza, proponendosi nel-la veste singolare di “liberale”. Berlusconi che tenta di risollevare le sorti di FI richiamandosi, pateticamente, ai valori e alla tradizione della Democrazia Cristiana. La Meloni, impegnata a confermarsi nel ruolo di leader del centrodestra che – con intelligenza e furbizia lei, e con il supporto, più o meno consapevole di avversari e di amici – sta diventando sempre di più un titolo che gli viene riconosciuto, nel Paese e tra gli addetti ai lavori.

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