CHI LAVORA LA TERRA E CHI CI GUADAGNA

Non fa certo più notizia lo sconsiderato aumento dei prezzi sui prodotti che compongono la spesa quotidiana delle famiglie. E non bisogna certamente essere economisti, per affermare che l’inflazione in questa fase, pur decelerando nella sua corsa ascensionale, non solo non fa diminuire i prezzi ma anzi li accresce anno dopo anno in maniera ancora aggressiva, determinando in questo modo una peggiore qualità della vita delle famiglie, soprattutto i più fragili e a reddito fisso. Inoltre con la contrazione di questi importanti consumi, causa la forte riduzione del potere di acquisto, per l’alta inflazione e stipendi e pensioni al palo, si dà anche un colpo all’economia del Paese, deprimendola.

Si è determinata una situazione che ci porterà inevitabilmente, a causa del bilancio dello Stato, a subire tasse e tagli su un welfare che già fa acqua da tutte le parti. Basti pensare all’attuale situazione di due fondamentali servizi come Sanità e Istruzione pubblica. Dai dati oggettivi, inoltre, si evince che in Italia solo due cose siano sempre destinate ad aumentare progressivamente: condoni ed evasione fiscale. Ma in una fase come questa, vogliamo ancora una volta denunciare una questione che ci indigna più di tutte: parliamo delle diverse remunerazioni che distinguono le varie fasi e i vari passaggi dell’intera filiera agro-alimentare. Dalla produzione in campo sino alla nostra tavola, partendo dalla considerazione che questi fondamentali prodotti hanno di fatto subito aumenti considerevoli del 70-80%.

Prima di fare qualche esempio concreto, è giusto ed eticamente corretto che chi all’origine opera nei campi, con orari massacranti, sapendo che la terra è bassa, molto bassa e faticosa, abbia remunerazioni infime mentre all’acquisto vi siano costi esorbitanti? I salti di filiera registrano il 400-500 e anche il 600% rispetto al prezzo iniziale. Per le carote si danno 30 centesimi al chilo per rivenderle al consumo a circa 2 euro. Identiche percentuali per patate, cipolle, limoni e frutta e verdura in generale. Possibile che le varie intermediazioni, dai mercati all’ingrosso a quelli rionali, ai negozi di prossimità come nei supermercati, prima che giungano alla tavola disprezzino in tal maniera chi lavora e chi fatica, per arare i campi, per alimentarli, innaffiarli e infine raccogliere i frutti di madre Terra? È giusto non tenere conto di chi si alza alle quattro del mattino per produrre il nostro cibo quotidiano? Ed ecco perché l’impegno e le richieste, istituzioni comprese, della nostra associazione (Centro Consumatori Italia, ndr) sono indirizzate a una maggiore equità nei passaggi economici di filiera, la messa al bando delle varie e indecenti speculazioni indotte e praticate, oltre all’estensione dei luoghi in cui effettuare la pratica della vendita diretta alle famiglie delle produzioni agroalimentari, tramite i cosiddetti Mercati Contadini. Si è fatto ancora troppo poco in queste direzioni e a pagarne le conseguenze le parti deboli della filiera, coltivatori e cittadini, con aziende agricole piccole e grandi al collasso e con prezzi alle famiglie troppo elevati. Anche da qui le recenti proteste degli agricoltori in Italia e in Europa, che tanta simpatia e solidarietà hanno riscosso tra la popolazione.

In conclusione, mi permetto di dare qualche consiglio per rendere meno complicata la spesa quotidiana: premunitevi prima di tutto di una lista di acquisto e attenetevi scrupolosamente a quella. La quantità deve essere commisurata a solo qualche giorno di consumo, pena altrimenti marcescibilità e scarti da buttare. Inoltre è fondamentale acquistare prodotti esclusivamente di stagione. Rispettare la stagionalità di frutta e verdura è anche un modo per rispettare l’ambiente. Mangiarla fuori stagione comporta l’uso delle serre e di impianti di refrigerazione, che utilizzano molta energia e quindi procurano maggiore inquinamento. Non vi sembrerà vero, ma così operando otterrete sicuramente risparmio e maggiore qualità nei prodotti acquistati, cosa di non poco conto.