AL DI SOPRA DELLA LEGGE

By Stefano Pallotta
Pubblicato il 4 Novembre 2015

Ci sono fatti di cronaca che, per la loro portata, mobilitano schiere di commentatori e opinionisti sui giornali e alla televisione. Si sviscera il fatto da diversi punti di vista: ognuno vuole avere ragione e non si esita ad atteggiamenti che vanno sopra le righe, soprattutto in televisione. Si mettono in campo valutazioni sociologiche, quando non filosofiche; si parla di sistema valoriale in crisi; si punta il dito contro il sistema educativo e di relazione (famiglia, scuola, amicizie). Ci sono, viceversa, fatti di cronaca, per così dire, minimali che, a stento, si guadagnano qualche riga sui giornali e quasi mai il commento dell’opinionista di grido che spiega ai lettori il perché di simili accadimenti.

Nelle ultime settimane due fatti, completamente scollegati tra loro, invece, meritano di essere posti all’attenzione di chi legge la nostra rivista. Il primo: “i furbetti dell’autostrada”, ossia automobilisti che per non pagare il pedaggio autostradale si inventano di tutto. La casistica è abbastanza varia: si va da quelli che si accodano alle autovetture munite di telepass e approfittano della sbarra sollevata sulla scia di uscita per svignarsela senza pagare dazio; poi ci sono quelli che si presentano al casello e dicono di non avere soldi chiedendo il rapporto di mancato pagamento e mentre l’addetto lo predispone se la squaglia; e non mancano coloro che si presentano al casello dichiarando di aver perso il biglietto di entrata in autostrada. Fatti avvenuti sulle autostrade abruzzesi (A24 e A25). Il danno calcolato dalla polizia stradale, in soli due mesi, ammonta a oltre 67 mila euro, metà dei quali sottratti alla stato a cui è destinato il 50% della tassa autostradale. Naturalmente tutti gli automobilisti che hanno tentato questi stratagemmi per viaggiare a sbafo sono stati beccati, denunciati e i loro mezzi sono stati sequestrati. Proprio un bell’affare. Come si può pensare di uscire indenni da una furbata di questo tipo in autostrada dove ogni cento metri c’è una telecamera e dove all’uscita dei caselli, in quanto a telecamere, sembra di stare su un set cinematografico? Difficile credere che si tratti di ingenuità: chi non sa che al grande fratello dell’autostrada non sfugge quasi nulla? E allora vale la pena fare i furbi quando si ha la quasi matematica certezza di essere individuati?

Il secondo episodio riguarda la denuncia di sei avezzanesi (sì, tutti italiani) che pur di mangiare frutta a scrocco non hanno esitato a utilizzare la chiave inglese sulla testa di due poveri marocchini rivenditori di frutta e verdura al centro di Avezzano. Non si sono limitati a massacrare di botte i due malcapitati pur di estorcere loro la frutta ma, di fronte alle loro resistenze, hanno devastato anche il negozio. Provate a immaginare se la cosa fosse avvenuta a parti inverse. Allora sì, commenti a non finire.  Colonne intere di opinioni, mentre sui social avrebbe preso a imperversare il latrare xenofobico. Per i sei avezzanesi denunciati per estorsione, lesioni aggravate e danneggiamento, invece, ci vuole poco a scommettere che la linea difensiva sarà quella della goliardata tra amici in vena di una scorpacciata di banane, a ufo.

Cosa hanno in comune i due episodi? L’arroganza e l’insolenza: il fregarsene di essere scoperti quando si commette un illecito e pensare di farla franca dopo aver esercitato soprusi e angherie di ogni sorta nei confronti dei più deboli. Cose indegne per una società civile.

Comments are closed.