Chi ha il potere gode di molteplici agevolazioni. Sono dei privilegi? Ve-diamo. Un ministro si muove, per esempio, me-glio di un privato cittadino. Se viaggia su un treno in ritardo può persino accampare il diritto (che non ha) di fermarlo. L’eventuale scorta non ha l’obbligo di osservare le regole della strada. Un trattamento privilegiato certo, legato alla carica che il personaggio ricopre, ma non raramente una sorta di prigionia per quanto esclusiva e invidiata. Qualche volta poi la protezione è del tutto indispensabile perché chi governa (o svolge altre attività per le quali è esposto a situazioni di pericolo) ricopre una funzione pubblica. Se è giusto che la sua privatezza (usiamo il termine italiano così non abbiamo dilemmi di pronuncia) sia limitata, è altrettanto comprensibile che la sua notorietà non finisca per essergli nociva.
Nel difendere il corpo e i diritti dei suoi servitori, siano essi politici, magistrati, forze dell’ordine, lo Stato non protegge solo sé stesso ma tutti i cittadini. Perché se non assicurasse l’incolumità delle maggiori sfere politiche, dei pubblici ufficiali in prima linea, ognuno di noi, di riflesso, si sentirebbe ancora più insicuro. Non solo, quando l’autorità, specie quella politica, non è salvaguardata nella sua immagine pubblica, nel decoro e anche nella solennità dell’istituzione che rappresenta, il senso di cittadinanza ne soffre. Se chi è eletto dal popolo è lasciato alla mercé di qualsiasi minaccia, a maggior ragione vive un’esistenza precaria chi lo ha eletto. Il suo voto ha minor valore. Viene meno l’identificazione dei cittadini nelle istituzioni, che sono il riflesso del decoro e della dignità di tutti. E si appanna l’orgoglio di appartenere a una comunità di destino, qual è una nazione, un Paese civile.
Ma chi ha il potere non può abusare dei privilegi che la carica gli assegna. Non deve cadere nella trappola della vanità di pensare che siano ritagliati sulla sua persona, anziché sulla carica che ricopre. E se ciò accade (e non solo nel nostro Paese, per carità) l’abuso è prima di tutto uno sfregio al decoro delle istituzioni, alla loro riconoscibilità e, dunque, alla legittimità popolare.
Il cancelliere austriaco Bruno Kreisky divenne famoso anche perché il suo numero si trovava sull’agenda telefonica di Vienna. Altri tempi, oggi non sarebbe più possibile. Angela Merkel si metteva in coda all’ingresso di un concerto anche quando governava la Germania. Come un cittadino qualsiasi e non voleva che nessuno le cedesse il posto. Winston Churchill prese il metro di Londra anche sotto i bombardamenti nazisti.
Piccoli gesti di normalità, grandi prove di autorevolezza e carisma. E arrivare in ritardo a un appuntamento, non è una tragedia. Capita a tutti. Non c’è bisogno di fermare alcun treno.