UNA REGIONE SULLO SCHERMO

Una mostra a Palazzo Baldeschi, al corso di Perugia, ripropone i set e i personaggi più popolari, da San Francesco a Rodolfo Valentino, da Roberto Benigni a Monica Bellucci. L’Umbria ha avuto, infatti, una parte rilevante nella storia del cinema italiano, e non solo italiano, soprattutto negli ultimi anni, con pellicole e fiction televisive molto popolari. La mostra, organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, curata da Fabio Melelli, Luciano Zeetti e dalla Fondazione Cariperugia Arte, affianca, al percorso espositivo tradizionale, veri e propri set cinematografici e numerosi allestimenti multimediali. La rassegna, che resterà in visione sino al prossimo 15 gennaio, propone anche una suggestiva galleria di antichi macchinari e strumenti cinematografici provenienti da collezioni private, e scenografie virtuali che proiettano il visitatore all’interno di coinvolgenti esperienze. Il nucleo centrale della mostra è rappresentato dalla proiezione di clip tratte da alcune popolarissime pellicole come Carabinieri, Don Matteo e Luisa Spagnoli. Il materiale raccolto è stato fornito da numerose case di produzione come Rai Teche, Rai Cinema, Istituto Luce, Mediaset, Medusa, Cinecittà. C’è anche una sezione della mostra dedicata agli attori umbri più noti che si sono affermati a livello nazionale e internazionale; sono visibili disegni originali delle scenografie, oggetti, costumi e cimeli utilizzati nei vari set. È stato anche creato un set dove ci si può cimentare come attori. Il connubio tra Umbria e cinema inizia, in realtà, da lontano, esattamente nel 1898, quando la British Mutoscope & Biograph Company documentava in Orvieto la Corpus Christi Procession. La consuetudine è proseguita senza interruzione, superando anche i momenti terribili delle due guerre mondiali, fino a rendejre i monumenti e i panorami della regione popolari nel mondo intero. Proprio i suoi paesaggi e le sue architetture hanno costituito un set quasi naturale, ideale per le ambientazioni richieste dalle sceneggiature.

L'ECO di San Gabriele
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