Un anno finisce, un anno comincia…

Non è una novità. Un anno finisce, un anno comincia. Ma l’anno che si conclude, lo sappiamo, non è un anno qualunque. È il 2020. Un anno infausto, terribile. Dovremmo prostrarci, come sempre, ai piedi del Signore per ringraziarlo. Ma, in questo momento, sembra quasi impossibile esprimere sentimenti di riconoscenza. Eppure, sento il bisogno, come ogni anno, di ringraziarti, o Signore. Ho cercato, nel mio cuore, le ragioni della gratitudine e ne ho trovate alcune, fondamentali, sulle quali non è possibile avere dubbi.

Il primo grazie lo dico per il dono inestimabile della vita. Si, grazie, Signore, innanzitutto, perché esisto. Non basterà l’intera eternità per ripeterlo. Se io non esistessi, sarei il nulla, il buio inconsapevole. Non avrei coscienza neanche di non esserci. Se non avessi l’esistenza, non potrei ringraziarti, Signore, per il tuo amore. È per questo, dunque, che ci hai creato? Per entrare in relazione con te?

Il mio secondo grazie, lo dico per il dono della fede. È essa che ci permette di dare un valore eterno alla nostra vita. Di attribuire un significato di bontà a tutto ciò che esiste ed a tutto quanto succede. E pur essendo certo che la vita eterna, nella sua beatitudine, è incomparabilmente preferibile alla giornata terrena, tuttavia, ti ringrazio per avermi lasciato ancora sulla terra, nell’anno in cui un virus inatteso e malvagio ha falcidiato migliaia di vite umane. Ne sono certo. Se sono restato qui è segno che ho ancora dei debiti di affetto verso i miei cari e le persone a me affidate. E che devo perfezionarmi in vista del giorno eterno per il quale ci hai creati.

La gioia. È il dono più grande che riceviamo dalla fede. L’ottimismo è la chiave della salute mentale. No. L’ottimismo dei Cristiani non è una scelta, più o meno consapevole, fatta per star bene. Nasce dai fatti. Scaturisce, in particolare, da un evento: quello dell’Incarnazione. Dalla consapevolezza che Dio non è rimasto chiuso nel suo Cielo. Si è reso visibile. Ha parlato attraverso i profeti e, alla fine, è venuto personalmente tra noi, vivendo in un corpo come il nostro e conducendo un’esperienza umana. C’è chi lo ha visto e toccato. C’è chi ha goduto della sua amicizia. Se esiste qualcosa che ha cambiato il mondo è proprio la nascita di Gesù. Nulla, nella storia umana, è stato tanto atteso come la sua venuta. Tanto che quell’evento è divenuto semplicemente “il natale”, senza altri aggettivi. Fino al punto che la sua nascita ha spezzato la storia in un prima e in un dopo.

La pandemia ci ha sommersi in un oceano di sofferenza, morte e sfiducia. Ma questa sciagura può essere letta, essenzialmente, con due ottiche. O, soltanto in modo naturale e fenomenico, come una delle tante calamità che, periodicamente, affliggono il mondo e contro cui è necessario semplicemente combattere con i mezzi della scienza. Oppure, può essere vista – anche e soprattutto – come un evento permesso dalla Provvidenza in funzione del ravvedimento e della crescita. Anche l’affermazione che le epidemie, le carestie e i cataclismi, insieme alle guerre, sono una conseguenza dei nostri cattivi comportamenti, presuppone una colpa collettiva e quindi un’espiazione ed un cambiamento di condotta.

È avvenuto tante volte, nella storia e nella nostra vita, che proprio ciò che ci faceva soffrire si è rivelato, in un secondo momento, occasione di un nuovo inizio e di equilibri più alti.

L'ECO di San Gabriele
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