Gli eventi climatici estremi dell’estate impongono all’umanità di cambiare modello di sviluppo per evitare un ulteriore surriscaldamento della Terra. Obiettivo entro il 2030: contenere l’aumento della temperatura del Pianeta entro l’1,5°. “Un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e contro Dio”.
Luglio è stato il mese più caldo mai registrato al mondo e ci ha dato un assaggio degli eventi atmosferici estremi cui andrà incontro l’umanità se non riuscirà a tenere sotto controllo la temperatura della Terra: incendi, bombe di calore, piogge torrenziali, nubifragi, alluvioni catastrofiche, grandinate anomale, alberi divelti e coltivazioni agricole distrutte. Mai gli oceani e i mari sono stati così caldi (a luglio il Mediterraneo ha superato i 28°). Tutto il mondo si riscalda, ma l’aumento della temperatura media registrato in Italia è molto superiore a quello medio globale, con fenomeni metereologici estremi più frequenti che altrove.
L’alluvione in Emilia Romagna, un evento imprevedibile, che ha provocato 15 morti e almeno 9 miliardi di danni, era considerata, fino a tutto luglio, la terza catastrofe ambientale più grave del 2023. Purtroppo altre ne sono accadute nel mondo. La crisi climatica pregiudica la sicurezza alimentare dell’umanità, compromette la sopravvivenza di milioni di persone, incrementa le emigrazioni e, secondo lo sbrigativo ministro della Sanità tedesco, Karl Lauterbach, in vacanza a luglio nel nostro Paese, potrebbe segnare la fine del turismo nordico in Italia e Sud Europa.
La scienza non ha più dubbi: principale causa della crisi climatica è l’uomo, è l’attività umana legata a un modello di sviluppo che produce troppa anidride carbonica, il gas che dà origine all’effetto serra, e, a sua volta, genera il surriscaldamento della Terra, il quale, a cascata, causa tutta una serie di alterazioni climatiche che vanno dallo scioglimento dei ghiacciai, alla desertificazione (in pericolo il Sud Italia), fenomeni atmosferici estremi, modifiche nella flora e nella fauna. In effetti il mare Mediterraneo ospita ormai molti pesci tropicali con danni alle specie originarie (vedi caso del granchio blu). In Sicilia è iniziata la produzione di banane, mango, avocado, eccetera. L’Inghilterra già pianta ulivi, tè, viti.
Il surriscaldamento, poiché dipende in buona parte dall’attività dell’uomo, si può ridurre cambiando comportamenti e sistemi di produzione e consumo (soprattutto rinuncia a carbone e petrolio). Facile a dirlo, difficile a realizzarlo. Le alternative (uso delle energie rinnovabili) ci sono ma sono costose. Inoltre per essere efficaci dovrebbero essere adottate da tutti i paesi, ma nazioni, come Cina e India, che si sono appena affacciate all’industrializzazione, chiedono che lo sforzo maggiore sia fatto dai Paesi Occidentali che da quasi due secoli hanno inquinato impunemente.
Obiettivo: contenere la crescita della temperatura terrestre non oltre l’1,5% entro il 2030. Zero emissioni entro il 2050. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Gutierrez, ritiene che ancora sia possibile limitare all’1,5% l’aumento delle temperature, purché entro il 2030, si riuscisse ad abbassare le emissioni di carbonio del 45%. L’Europa Unita, quarto paese inquinatore del Globo, si è data l’ambizioso programma di ridurre di “almeno il 55%” le emissioni di gas serra entro il 2030.
Papa Francesco nella Laudato si’ scrive: “Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti” e perciò i cambiamenti climatici sono un “problema globale…e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità” (LS 25). L’umanità deve “prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo”, mediante una conversione ecologica, adottando un’ecologia integrale basata sulla comune interdipendenza “dalla nostra madre Terra”. Ognuno è responsabile.
“Un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e contro Dio”, parola del patriarca ecumenico ortodosso Bartolomeo.