Radioimmaginaria è fatta da ragazzi e ragazze di età compresa tra gli 11 e i 17 anni e ha sedi in Italia e all’estero. Divieto d’accesso agli adulti per contenuti e musica. La coraggiosa scelta di tenersi lontani dai social… Ne parliamo con Ludovica Azzali, giovane coordinatrice cresciuta nella comunità radiofonica
Che bello immaginarsi il mondo che verrà con gli occhi di un undicenne. Un piccolo assaggio della vita c’è già stato, quel tanto per apprezzare la magnificenza del creato. Davanti, poi, resta il tratto più lungo da percorrere e da provare a colorarlo con i propri sogni, la propria sensibilità, il proprio cuore. Ancora più bello è poter raccontare tutto a un microfono che, a sua volta, informerà i tanti compagni di viaggio, vicini e lontani, con i quali confrontarsi, consigliarsi, condividere e perché no divertirsi. Tutti insieme. Un sogno irrealizzabile? Assolutamente no. Radioimmaginaria Media Hub, la prima web radio d’Europa condotta da ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, offre questa grande opportunità. Insieme alla garanzia che nessuno adulto ci metterà becco minando la loro libertà. Insomma, un’antenna speciale pronta a inviare segnali di ogni tipo ma anche predisposta ad accoglierli. Redazioni sparse qui e là, magari dentro un bar, una libreria o addirittura nella bottega di un liutaio… E poi simpatiche postazioni radio mobili esterne, da utilizzare nei grandi eventi, dove raccontare e ascoltare le storie, trasmettere musica e magari intervistare i propri idoli. Come ad esempio Street Lab, alimentata a pannelli solari e dotata di 10 microfoni e dieci cuffie. Oppure il Carretto di Lucy, un’idea suggerita dal fumetto di Charlie Brown e dei suoi inseparabili amici: Una sorta di cariola facile da trasportare e naturalmente dotata di cuffie e microfono. E ancora il Cargo Lab, una bicicletta a tre ruote per fare radio per strada con 4 microfoni e 4 speaker e Radio Tappo, una struttura di cartone robusto, facile da montare e trasportare dove intorno ci trovano spazio in cinque più il regista.
Ora, però, riavvolgiamo il nastro e torniamo al 2012 quando dall’idea di Michele Ferrari, noto regista di videoclip musicali e apprezzato autore televisivo (sua la firma sulla seguitissima soap opera CentoVetrine), nasce a Castel Guelfo di Bologna Radioimmaginaria. Un’associazione senza scopo di lucro interamente finanziata dai propri fondatori, dalla generosità dei genitori dei ragazzi, dalle donazioni e dai contributi di fondazioni, associazioni, istituzioni e privati, anche attraverso il cinque per mille. Da lì pian piano il progetto ha preso forma coinvolgendo sempre più ragazze e ragazzi. Oggi sono circa trecento i giovani comunicatori impegnati nelle varie redazioni, mentre gli ascolti settimanali s’impennano.
Coerenti allora con il marchio di fabbrica di questa innovativa e coinvolgente struttura – giovani, nient’altro che giovani – siamo andati a conoscere da vicino Radioimmaginaria. E lo abbiamo fatto chiedendo di farci da guida a Ludovica Azzali. Vent’anni, concetti ben definiti e una carica incredibile. Studia Lingue a Verona, ma dopo aver trascorso un lungo periodo da “minorenne” nella radio ha deciso di restarci. Dopo il compimento dei diciott’anni, infatti, si può decidere di rimanere oppure di andare via. Lei ha ascoltato il cuore, ha piantato lì la sua tenda con l’obiettivo di mettere l’esperienza al servizio dei più giovani. In particolare si occupa del coordinamento e dell’organizzazione delle varie redazioni. Quando parla è una mitraglia, ma nessuno dei suoi “colpi” è decentrato…
Quali sono Ludovica i requisiti per far parte di Radio immaginaria?
Oltre al vincolo d’età l’unica cosa richiesta è l’iscrizione essendo Radioimmaginaria un’associazione senza fine di lucro. La quota tra l’altro non è assolutamente impegnativa e comunque può essere dilazionata. Naturalmente non ci sono provini o selezioni da superare… Basta solo inviare una e-mail all’indirizzo radioimmaginaria@gmail.com chiedendo di voler sperimentare questa esperienza.
Dopo l’iscrizione qual è il passaggio successivo?
Al di là della procedura classica legata alla liberatoria dei genitori per i figli minorenni non ci sono altri scogli da superare. Una volta nella redazione della loro città i ragazzi hanno libero accesso alla radio imparando sul campo… Lo si fa in pratica guardando gli altri, non c’è nessun maestro ma ci si aiuta a vicenda. Capita anche che qualcuno di fronte a un microfono si blocchi o inizi a balbettare, ma è un momento. Pian piano infatti si acquisisce naturalezza e si vince la paura.
In Italia coprite tutte le regioni?
Siamo un po’ dappertutto da Trieste a Varese fino a Gallipoli. Per quanto concerne i paesi esteri, ci sono ragazzi in Spagna, in Inghilterra, Irlanda, Lussemburgo e Norvegia.
Una magnifica idea che supera anche la Brexit… Ma con le varie lingue come riuscite a coordinarvi?
Radioimmaginaria trasmette in cinque lingue: italiano, inglese, francese spagnolo e albanese. Ovviamente ognuno nel proprio paese parla la propria lingua, però quando ci interfacciamo per organizzare il lavoro parliamo in inglese. In Italia però abbiamo ragazzi che fanno anche trasmissioni in inglese. Ad esempio a Napoli e a Bologna fanno sia la puntata in italiano, sia in inglese mentre a Cremona in spagnolo. Se un gruppo infatti vuol curare una rubrica in un’altra lingua è libero di farlo.
Cosa contengono i vostri palinsesti?
L’argomento viene deciso dalle varie redazioni.
Ma non c’è proprio nessun “adulto” che mette becco o sbircia il vostro lavoro…?
Visto che parliamo di ragazzini e ragazzi minorenni è naturale che occorra l’aiuto di qualcuno più grande che coordini il tutto. Sui contenuti, però, gli adulti non hanno diritto di parola… Gli argomenti di cui parlare e le canzoni da mandare in onda li decidono i ragazzi. Ovviamente “i più grandi” si occupano delle questioni burocratiche e amministrative.
Quindi argomenti a 360 gradi…
Proprio così. L’idea è che qualunque argomento di interesse per i ragazzi possa dar vita a una puntata. Si decide tutto nella riunione di redazione. Magari se Chiara Ferragni e Fedez si sono appena sposati se ne può parlare, ma naturalmente vengono trattati anche temi meno leggeri…
Proprio nessun tabù…?
No. Ad esempio abbiamo affrontato anche il tema della sessualità, un argomento particolarmente imbarazzante da sostenere con i genitori… Ovviamente con tematiche borderline è bene ricordare che ci si trova dinanzi a opinioni personali. Radioimmaginaria, infatti, non ha né una bandiera politica, né religiosa, tantomeno un suggeritore nelle cuffie… È aperta a tutti e i vari argomenti dibattuti contemplano posizioni personali e non sono, invece, frutto di una linea editoriale. Il tutto nel rispetto dell’altro e della buona educazione.
Quanto dura una puntata?
Circa 20 minuti
Così poco?
È vero che siamo tanti ma non nel numero giusto per riempire un contenitore di 24 ore. Le faccio un esempio. Nasce una redazione a Trieste e cinque ragazzi iniziano a fare la radio. A quel punto, dunque, decidono in quale giorno registrare la puntata. Non tutti, infatti, vanno in diretta, quindi tanti registrano dei podcast (trasmissione radio diffusa via internet, scaricabile e archiviabile, ndr). Naturalmente la scelta dipende molto anche dall’esperienza del regista o comunque dal fatto che ci sia un maggiorenne in grado di assicurare una diretta. Ogni redazione, quindi, dopo una riunione con tutti i ragazzi, decide un giorno che rimane fisso per tutto l’anno. Quindi ad esempio Torino registra il giovedì la sua puntata che però viene trasmessa il sabato; oppure Cremona va in diretta il sabato. Ogni giorno ci sono delle puntate nuove. Alcuni giorni ci sono più redazioni che registrano, in altri meno.
Con quali occhi guardate alla politica?
Per noi la politica è un argomento un po’ lontano… Ognuno di noi ha una sensibilità, una passione più so meno marcata, ma l’ostacolo maggiore tra noi e la politica è rappresentato dal linguaggio. Infatti se un ragazzino volesse provare un approccio inevitabilmente si scontrerebbe con un linguaggio poco comprensibile. Ascoltare e comprendere un politico nella gran parte dei casi diventa complicato… Sarebbe bello se si riuscisse a trovare un modo per avvicinare questi due “mondi”.
L’istituzione Chiesa, invece, quali riflessioni stimola?
Come dicevo Radioimmaginaria non ha una bandiera religiosa, tantomeno ci sono discriminazioni per chi professa un’altra religione. Detto ciò, ultimamente abbiamo più volte incontrato con grande interesse l’arcivescovo metropolita di Bologna, Matteo Maria Zuppi, il quale ci ha raccontato la sua esperienza.
I dati Istat dicono che un adolescente su 2 subisce episodi di bullismo e l’età più a rischio è quella compresa tra gli 11 e i 17 anni, proprio quella degli iscritti dei Radioimmaginaria. Avete adottato delle iniziative di sensibilizzazione per genitori e ragazzi?
Noi ci siamo accorti che in tanti affrontavano l’argomento bullismo senza però mai dare voce a chi ne era vittima… Spesso, infatti, si vedono in tv o sui social esperti che ne parlano, però puntualmente manca il racconto del ragazzo o la ragazza che ha vissuto atti di bullismo sulla propria pelle. Così, prima con una collaborazione con Radio24 come curatori della rubrica Caccia bulli e poi attraverso Zelig Tv, il canale digitale terrestre 243 che rappresenta un po’ la nostra colonna visiva, abbiamo spostato il focus sulla testimonianza diretta delle vittime. Abbiamo messo su un programma dove ci sono ragazzi della nostra età, di Radio immaginaria e non, che raccontano in maniera anonima la loro storia Attraverso i loro racconti cerchiamo di spiegare anche il nostro punto di vista. Naturalmente parliamo sempre di format radiofonici.
E dal vostro osservatorio privilegiato quale fotografia viene fuori?
Il bullismo, purtroppo, è particolarmente diffuso, anche se a volte però si esagera con questa etichetta…
Cioè?
Ad esempio in una puntata abbiamo ospitato il racconto di un ragazzo che a scuola, per gioco aveva dato un calcio a un compagno… Immediatamente è stato etichettato come un atto di bullismo procurando al ragazzo un grande disagio. Premesso che bisogna assolutamente vigilare e denunciare ogni comportamento anomalo, va detto che gli adulti, a volte, s’infilano in storie che, sbagliando, ingrandiscono e che alla fine rischiano di avere un effetto contrario… La cosa più importante, comunque, è trovare il coraggio di parlarne e quindi intervenire. Se invece le cose si tengono dentro diventa tutto più complicato aiutarli.
Vi arrivano in redazione segnalazioni di episodi di bullismo?
Ci sono dei ragazzi che ci hanno scritto, non tanto per segnalare ma per chiedere aiuto in quanto vittime di atti di bullismo. Ricordo la testimonianza di una ragazza che frequentava le scuole medie e durante un periodo un po’ difficile è arrivata addirittura a compiere dei gesti autolesionistici… In quel caso è stato molto importante dare voce alla sua storia in modo da spingere le vittime di atti di bullismo a denunciare simili comportamenti.
Il pianeta scuola, invece, che tipo di dibattito suscita?
La scuola è uno degli argomenti principali in quanto noi ragazzi ci trascorriamo gran parte del nostro tempo. Ciò che lascia inquieti è il prendere decisioni circa il nostro futuro senza però interpellarci… Noi vorremmo poter contare qualcosa di più, ma non per avere più vacanze o benefit ma solo per strutturare meglio il pianeta scuola. E per farlo credo si debba iniziare ad ascoltare chi quel pianeta lo abita…
Ad esempio su quali argomenti?
Un oggetto di discussione potrebbe essere la scelta di libri di testo, che ogni anno cambiano… Sarebbe bello che anche noi potessimo dire la nostra. In generale se ci ascoltassero di più forse si riuscirebbero a trovare miglioramenti o correttivi.
È possibile educare attraverso un microfono?
La radio ha una storia molto antica e potrebbe sembrare molto lontana dagli adolescenti. In realtà, però, proprio perché noi siamo così abituati a parlarci con i messaggi quasi senza neanche più vederci fisicamente, quando qualcuno si trova dinanzi a un microfono diventa importante saper comunicare la propria opinione e di conseguenza farsi un’opinione sulle cose. Secondo me, quindi, un microfono può fare la differenza, anche perché a mio avviso la radio si sta rivalutando alla grande.
La vostra radio, cosa che contraddistingue gli adolescenti, esprime una gran voglia di libertà. Della società e quindi del mondo degli adulti c’è qualcosa che invece vi “soffoca”?
Innanzitutto c’è da dire che per noi è già difficile vivere la quotidianità… Di conseguenza tutto si complica nel rapportarsi con chi abita fuori dal “nostro mondo”. Troppe volte, infatti, veniamo soggiogati da problemi che, visti con i nostri occhi, appaiono insormontabili ma che di fatto non lo sono… A noi, comunque, piacerebbe dialogare con i più “grandi” e dire la nostra. Le difficoltà però a volte affiorano anche nel dialogo con i genitori…
A proposito del mondo degli adulti, che tipo di rapporto avete con i social?
Da circa un anno abbiamo deciso di starcene lontani…
Perché?
Con tutte le notizie che nell’ultimo anno si sono lette sembra proprio che i social ci stiano chiudendo all’interno di un recinto dal quale, spesso, non riusciamo a guardare oltre… Durante una riunione – noi eravamo tutti sui social, Instagram, Facebook, Twitter e You Tube – dopo la proposta di toglierci, fatta da un iscritto che appunto non li riteneva più adatti ai ragazzi, si è aperta una riflessione approfondita al termine della quale abbiamo deciso di fare questa prova.
Sulla decisione hanno pesato le nuove limitazioni per gli iscritti di Facebook dai 13 ai 15 anni dopo lo scandalo di Cambridge Analytica?
Anche, ma pure perché quando pubblichi dei contenuti su una piattaforma non li controlli più… Chiunque infatti nel mondo può prenderli e usarli in un altro contesto. Tornando alle nuove norme per proteggere i giovanissimi, spesso invitavamo gli ascoltatori ad andare a riascoltare le nostre puntate trovando un link su Facebook o Instagram. Quindi avremmo fatto passare un messaggio eticamente sbagliato. A quel punto, dunque, abbiamo tolto la radio dei social. Naturalmente non tutti gli iscritti di Radioimmaginaria lo hanno fatto, qualcuno si è tenuta la pagina personale, altri invece l’hanno cancellata. C’è ancora qualcuno che non è convinto di questa scelta dicendo che abbiamo fatto una cavolata, ognuno però è libero di fare ciò che preferisce…
Come si vince la dipendenza dalla rete?
Io mi sono resa conto che ogni volta che non avevo da fare finivo subito su Instagram… Così dopo la decisione di togliere la radio dai social ho tolto Instagram dal mio telefono. Mi ero accorta che tanti di noi erano social dipendenti, così anch’io mi sono messa alla prova.
Con quale risultato?
Ci si accorge che quando non ce l’hai più a portata di mano riesci a fare altre cose. Uno dovrebbe provarci e quindi sperimentare che si può vivere senza… Nello stesso tempo, però, bisogna anche comprendere, ad esempio, le difficoltà che incontrerebbe un 14enne che ha tutti gli amici con Facebook e Instagram. In quel caso si sentirebbe un escluso…
Secondo te perché questo paese non investe sui giovani?
Sinceramente non saprei rispondere… Condividendo però da tanti anni l’esperienza di Radioimmaginaria posso tranquillamente definirlo un grave errore. Sarebbe giusto darci più fiducia…
In conclusione, qual è il messaggio principe di Radio Immaginaria?
Diamo voce a una generazione che di fatto non ne ha.