Una famiglia nobile ed esemplare quella di Gabriele. Una famiglia numerosa; i vagiti sono sempre nuovi e sempre freschi. Gabriele vi è restato fino a diciotto anni; poi è vissuto sei anni in convento. Vita breve ma piena, sorridente e fascinosa, vissuta di corsa, quella di Gabriele. A scorrerla sembra venirti il fiato grosso. Quasi impossibile tenergli dietro, soprattutto nella corsa verso la santità. “Ci ha rubato il passo”, dirà con felicissima espressione padre Norberto, suo direttore spirituale.
Subito le date estreme. Primo marzo 1838, centoottanta anni fa: nasce ad Assisi (Perugia), undicesimo di tredici figli, da Sante Possenti e Agnese Frisciotti. Lo battezzano il giorno stesso con il nome di Francesco. In casa e gli amici però lo chiameranno sempre Checchino e tra i Passionisti sceglierà il nome di Gabriele dell’Addolorata. Ventisette febbraio 1862: muore a Isola del Gran Sasso (Teramo), “al sorgere del sole”, confortato dalla visione dolcissima della Madonna da lui invocata con struggente affetto: “Mamma mia, vieni presto”. Dentro le due date, ventiquattro anni intensi e preziosi.
Il papà Sante (Terni 1791-1872), laureato in legge, esercita per oltre quaranta anni le funzioni di governatore, delegato e assessore dello Stato pontificio in ventisette cittadine delle Marche, del Lazio e dell’Umbria. E’ uomo retto, magistrato integerrimo, marito esemplare, cristiano convinto, padre amorevole, educatore sapiente. La mattina prima di recarsi in ufficio prega per un’ora e poi partecipa alla messa portando con sé qualcuno dei figli. La sera il rosario, e prima che si vada a letto esorta tutti “inculcando i principi cristiani”. Gabriele, viene plasmato dai suoi insegnamenti e dal suo esempio.
La mamma Agnese (1801-1842) è donna dolce e santa, ricordata come “piissima” e ricca di incantevole bontà. Dedica ogni giorno molto tempo alla preghiera, chiusa in una stanza del palazzo che diventa il suo santuario; vi sosta meditando davanti a un gruppo della Pietà. Ha con sé ha un libretto con una trentina di preghiere che recita quotidianamente; da autori spirituali ha copiato molti pensieri che nutrono il suo cammino spirituale e sostengono la sua missione di sposa e di madre.
Sante e Agnese si sono sposati il 13 maggio 1823 a Civitanova Marche (Macerata), paese natale di lei, dove Sante è governatore. Dal loro matrimonio nascono tredici figli: due muoiono appena nati, due in tenera età, quattro (tra questi Gabriele) nel pieno della giovinezza. Due, Enrico e Luigi, saranno sacerdoti.
Nel 1841 Sante è nominato assessore di Spoleto (Perugia), dove si trasferisce con tutta la famiglia. Qui a quarantuno anni muore Agnese, colpita da improvvisa meningite. Prima di morire Agnese vuole vicino a sé Checchino che non ha ancora quattro anni. Lo bacia teneramente, lo abbraccia a lungo e lo affida alla Madonna: vegli lei su quell’angelo di figlio ancora così piccolo e già cosi vivace.
La Madonna lo accoglie e ne diventa madre, protettrice e guida.