Ormai determinato ad entrare in convento tra i passionisti, il giovane Francesco è pronto a partire. La sera aveva salutato gli amici di sempre che non capirono, probabilmente, tanto calore. Soprattutto aveva ricevuto la paterna benedizione e salutato quelli di casa stringendoli tra le braccia ricorda padre Luigi, fratello domenicano del santo, che lo avrebbe accompagnato nel suo viaggio verso Morrovalle (MC).
Chissà con quali sentimenti avrà preso congedo dal papà Sante, dai fratelli, dalla domestica che lo ha visto crescere… È lo stesso padre Luigi a riferirci che durante il viaggio Francesco fu gioviale eppure annota che “non poté non risentire il dispiacere del distacco dal padre e dai fratelli”. Così se il suo morale era basso per la separazione da quelli che amava, esso si faceva migliore man mano che si avvicinava alla destinazione.
Si parte all’alba del 6 settembre con destinazione Morrovalle . Nel mezzo c’è una tappa importante, per padre Luigi ma soprattutto per Francesco, a Loreto.
Per entrambi era la prima volta che visitavano la città marchigiana e il magnifico complesso della basilica della Santa Casa.
Quando vi arrivano, la basilica è chiusa. Poco male, vi andranno l’indomani. Intanto, però, la città è piena di pellegrini accorsi per la festa, è difficile trovare un albergo dove trascorrere la notte. I due fratelli però sono fortunati e trovano la cortesia di un albergatore che allestisce dei giacigli di fortuna, dei pagliericci e qualche materasso, per terra in un salone. Su quelli i due fratelli avrebbero riposato, anche se malamente.
Fuori invece, “l’acqua ancora cadeva a dirotto, e la piazza ne rimaneva letteralmente allagata mentre un’immensa moltitudine di cosiddetti Ciociari, che non aveva potuto prendere posto sotto i portici, rimaneva esposta a quel diluvio e con vera divozione indicibile cantava le Litanie e le lodi della Madonna. Quello veramente era un commovente spettacolo di fede di tutto quel popolo”.
La mattina dell’8 settembre, di buon mattino i due si recano in basilica. Padre Luigi racconta che Francesco trascorse tutta la mattinata nella cappella della Santa Casa, salvo una breve parentesi in cui visita la locale comunità dei gesuiti.
È nota la devozione del giovane santo per la Vergine Maria. Possiamo quindi solo immaginare l’emozione di trovarsi in quel luogo, di comunicarsi davanti a quell’altare su cui campeggia la Madonna nera.
La devozione, è tanta. E qualche volta può conoscere degli eccessi. Così, prima di ripartire da Loreto, il santo “si affaticò, e riuscì a staccare dal muro un bel pezzo di calcinaccio, e con vera gioia lo avrebbe tenuto custodito più che pietra preziosa a memoria della visita ivi fatta”, ma “quando riseppe essere proibito sotto pena di scomunica… fu giocoforza restituire la preziosa reliquia. Oh qual dispiacere ne risenti mio fratello”.
La mattina del giorno seguente, l’animo di Francesco è combattuto tra il rammarico di lasciare quel luogo, e la gioia di raggiungere il luogo in cui Dio lo aveva così lungamente chiamato.
Era il primo pomeriggio del 9 settembre 1856 quando i due giunsero nel noviziato passionista di Morrovalle. “Oh quante feste ed accoglienze vennero fatte ad entrambi, ma più specialmente al loro futuro fratello. Le cortesie usate da quegli ottimi Padri al mio fratello e il pensiero che l’indomani avrei dovuto per l’ultima volta riabbracciarlo e lasciarlo… mi commossero e fecero piangere a lungo”. Francesco può quindi iniziare a realizzare il suo sogno!