IL CAMMINO ANCORA INCOMPIUTO DELLA PARITÀ DI GENERE

 

Care famiglie vi scrivo per raccontarvi di un bellissimo anniversario che riguarda tutte le nonne, le mamme, le figlie, le zie e le sorelle, le nipoti e le cognate d’Italia! Quest’anno il 2 giugno è davvero speciale! Infatti per festeggiare il compleanno della Repubblica si festeggiano anche tutte le italiane. Settanta anni fa, infatti, proprio il 2 giugno del 1946, le donne italiane poterono finalmente esercitare il diritto di voto: e il governo e la Rai sono impegnati nel ricordare (agli anziani che magari lo hanno dimenticato) e a far conoscere ai giovani che invece forse non lo sanno, questo anniversario così importante per tutte le famiglie italiane. Oltre a momenti di commemorazione nelle scuole per rievocare l’evento, la Rai produrrà programmi educativi destinati al riconoscimento e alla valorizzazione delle donne in tutti gli ambiti della società: in realtà questo lungo viaggio verso la parità tra uomo e donna partì un pochino prima, nel gennaio 45 con un decreto che sancì il suffragio universale. Nel decreto non era tuttavia prevista l’eleggibilità delle donne! Che sarà invece introdotta il 10 marzo 1946.

Intanto, in attesa del referendum istituzionale del 2 giugno 1946, nell’aprile 1945, si era insediata la Consulta, il primo organismo politico nazionale in cui entrarono 13 donne designate dai partiti, e alle quali cui fu affidato il compito di redigere una legge elettorale per l’Assemblea costituente. Ventuno furono le parlamentari donne elette: 9 della Democrazia Cristiana (Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Maria Nicotra, Vittoria Titomanlio), 9 del Partito Comunista Italiano (Adele Bej, Nadia Gallico Spano, Nilde Jotti, Teresa Mattei, Angiola Minella, Rita Montagnana, Teresa Noce, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi), due del Psiup (Angelina Merlin e Bianca Bianchi) e una del partito dell’Uomo Qualunque (Ottavia Penna Buscemi). Cinque di loro scrissero la Carta costituzionale insieme a 70 uomini: Maria Federici, Angela Gotelli, Tina Merlin, Teresa Noce e Nilde Jotti, che diventerà il primo presidente della Camera donna ma solo trent’anni dopo. Molte delle 21 donne della Costituente avevano preso parte
alla Resistenza e fu dura per loro sopravvivere fino alla fine del fascismo!Adele Bei, condannata nel 1934 dal Tribunale speciale a diciotto anni di carcere per attività antifascista, Teresa Noce, che dopo aver scontato un anno e mezzo di reclusione fu deportata in un campo di concentramento nazista in Germania dove rimase fino alla fine della guerra, e Rita Montagnana, che passò anni e anni in esilio. Ma leggiamo insieme cosa è scritto nella Costituzione: la Carta, all’articolo 3, stabilisce l’uguaglianza morale e giuridica tra uomo e donna, e, all’articolo 37, la parità nel lavoro e l’accesso agli uffici pubblici e alla cariche elettive. Nonostante ciò, fino al 1963 le donne non poterono partecipare ai concorsi per entrare in magistratura e in diplomazia. A questo proposito, ricordo a voi, care famiglie che per la prima volta, quest’anno, il nostro presidente della Repubblica Mattarella ha voluto una donna consigliere diplomatico del Quirinale! Si chiama Emanuela D’Alessandro. Nel 1951 arriva finalmente la prima donna al governo: è Angela Cingolani, sottosegretaria all’Industria e al commercio. Tina Anselmi invece sarà la prima a essere chiamata “signora ministro” nel 1976. Ma la strada per la parità è stata lunga! E proseguì grazie all’abolizione delle tabelle salariali differenti per uomini e donne, poi sancì l’uguaglianza formale e sostanziale di genere nel mondo del lavoro alla legge sul divorzio, confermata dal referendum del 1974. Dalla riforma del diritto di famiglia del 1975 (parità tra i coniugi e la comunione dei beni) alla legge di parità del 1977. Mentre, nel frattempo, venivano aboliti il delitto d’onore, le norme penali sull’adulterio femminile: (ricordate il film Divorzio all’Italiana?)

Un percorso che continua negli anni successivi ma non si può definire ancora completato. Nel 2013, in occasione delle ultime elezioni, le donne in parlamento sono passate al 31 per cento (abbiamo avuto un notevole miglioramento, dal 22 per cento della precedente legislatura) e l’Italia ha guadagnato 9 posizioni nella classifica mondiale, eppure le pari opportunità nel nostro paese rimangono un miraggio:siamo infatti al il 71esimo posto su 136 paesi (Islanda e Finlandia sono per esempio ai primi posti).Quanto ai quattro sotto-indici del Global Gender Gap Report, la statistica che definisce il Gap, ossia la differenza, siamo invece al 65esimo posto per quanto riguarda la scolarizzazione, al 72esimo per la salute, al 44esimo per l’accesso al potere politico e al 97esimo
per la partecipazione alla vita economica. Il problema più grande viene soprattutto dal mondo del lavoro perché il 51 per cento delle donne lavora, contro il 74 per cento degli uomini. Ancora pesa la disparità salariale: un’italiana in media guadagna 0,47 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo,meno della metà! Ancora molta strada c’è da fare, e dobbiamo farla insieme, uomini e donne italiani!

L'ECO di San Gabriele
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