“HA SENSO L’EVANGELIZZAZIONE INFORMATICA?”

Salve, sono un ragazzo 24enne nonché un attento lettore della sua rubrica. Le scrivo per conoscere cortesemente il suo pensiero in merito all’evangelizzazione informatica… In questo particolare periodo contraddistinto dagli effetti della pandemia sicuramente ha un senso, anche se trovo complicato farlo da un computer. Evangelizzare, infatti, significa testimoniare, incontrarsi, parlarsi, guardarsi negli occhi, tenersi per mano… Questo strumento informatico, però, era utilizzato anche prima dell’arrivo del Coronavirus… Grazie Umberto

Sia papa Benedetto che Francesco hanno sempre insistito che l’evangelizzazione si fa per attrazione. Le persone che vivono la gioia del vangelo sono i portatori sani dell’evangelizzazione. Questo è il primo aspetto fondamentale. Basta ricordare come san Francesco mandava i suoi frati a predicare “anche” con la parola, sottolineando come la testimonianza sia la prima evangelizzazione. La Chiesa è una comunità, un popolo che cammina nella storia rendendo testimonianza della propria adesione a Cristo. Certo dopo viene anche la Parola perché bisogna rendere testimonianza della speranza che ci proviene da Cristo, crocifisso risorto.

La pandemia ha messo in crisi proprio lo stare insieme, il vivere la comunità e a questo hanno supplito, ritualmente, le celebrazioni in internet. Ma i vescovi hanno insistito che, pur in sicurezza, si potessero riaprire le chiese proprio per vivere la fede insieme, comunitariamente.

Internet crea una comunità virtuale che ha significato solo per la straordinarietà della situazione. Ma certamente non è sufficiente a creare Chiesa.

Che poi la comunicazione in internet possa esser una buona cosa è vero. Basta vedere come il Papa, le chiese locali, i santuari, eccetera hanno la loro pagina per comunicare insegnamenti, avvenimenti e iniziative varie. Questo, secondo me, fa parte dell’informazione, dello studio personale ma poi tutto deve calare nella vita e nelle relazioni della comunità locale. È utile quindi ma può essere soltanto la premessa per una vita di chiesa più partecipata perché più informata. Sarebbe sbagliato se tutto si riducesse a una fede fai da te, individualista e devozionale. Nessuno infatti si salva da solo perché la comunità, come l’Eucaristia, è reale come la vita.

temperilli.luciano@tiscali.it

L'ECO di San Gabriele
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