DRONI E CARCERI

I lettori ci perdoneranno se in questo numero non affrontiamo questioni che riguardano la vita quotidiana dei cittadini, le inquietudini sociali che rendono difficoltosa l’esistenza delle persone. Ogni tanto, per così dire, ci permettiamo di alleggerire le tematiche facendo ricorso alle curiosità che la cronaca quotidiana ci riserva. Insomma, siamo alla viglia delle vacanze, per chi se le potrà permettere, e anche noi allora contribuiamo a rendere il clima più leggero. Più leggero nelle conclusioni, ma non nelle premesse. Già, perché le premesse riguardano l’uso dei droni. Per intendersi quelli che volano, senza pilota, teleguidati, sulle teste dei poveri ucraini e che precipitano al suolo con il loro carico di esplosivo mietendo tutto quello che si trova nel raggio di centinaia di metri: vite umane, animali, edifici e vegetazione. Dunque, una volta capito di quale diavoleria elettronica stiamo parlando c’è da aggiungere che del drone se ne può fare anche un uso meno drammaticamente impattante.

Per esempio è entrato ormai nella consuetudine delle riprese cinematografiche e nei documentari. Un drone professionale è indispensabile nel corredo dei fotografi professionisti e anche dilettanti. C’è il colosso americano Amazon, leader delle vendite on line, che sta studiando di mandare in pensione i corrieri che con i loro furgoni ogni giorno battono in lungo e in largo città, paesi e campagne per recapitare i pacchi. Jeff Bezos, proprietario di Amazon, si è messo in testa di far recapitare i pacchi dai droni, sganciandoli sui nostri tetti e giardini. Speriamo non sulle nostre teste. E il bello è che qualcuno ha pensato di usarli per far recapitare ai detenuti del carcere di Sulmona – penitenziario di massima sicurezza, dove sono reclusi criminali di una certa taglia – i telefonini con i quali mantenere i contatti con il mondo esterno. Con le loro famiglie nel senso più ampio del termine. Durante l’ora d’aria è piovuto dal cielo un sacco pieno di telefonini. È accaduto nello scorso mese di febbraio e qualche settimana fa stava per ripetersi la stessa scena, senonché i due manovratori esterni sono stati bloccati dalle forze dell’ordine.

Oltre ai telefoni cellulari nella dotazione c’era anche hascisc. Nel gergo degli accattoni di periferia “piove” stava a indicare l’arrivo della “madama”. Tra qualche mese nel gergo comune indicherà, chissà, l’arrivo di Babbo Natale.

L'ECO di San Gabriele
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