COME SI È GIUNTI AL VOTO

La periodicità de L’Eco non ci consente di scrivere conoscendo i risultati elettorali. Ma i contenuti della campagna elettorale restano per noi efficacemente sintetizzati da una intervista del presidente della Conferenza episcopale italiana cardinale Bassetti, in cui definiva “deprimenti” gli slogan dei partiti, ai quali chiedeva di smetterla “di promettere miracoli”. E, successivamente da una nota de L’Osservatore Romano che prevedeva elezioni senza vincitori, col conseguente rischio di instabilità politico-istituzionale. Anche dopo i due interventi, infatti, in campagna elettorale è continuata con un diluvio di proposte per abolire qualcosa, e di altre (pochissime) rivolte a costruire le condizioni di una Italia con maggiori possibilità di lavoro per i giovani, le donne, i lavoratori ultracinquantenni espulsi dai processi produttivi,attuando politiche con legami più stretti tra scuola, azienda e territori; e politiche specifiche a sostegno della famiglia, della natalità e di una più forte inclusione sociale.

In questo contesto generale era facile prevedere che il problema dei migranti sarebbe stato quello che maggiormente avrebbe alimentato la demagogia dei partiti. Si sono sentite le proposte più fantasiose sparate solo alla ricerca del massimo effetto propagandistico, ulteriormente alimentate ed esasperate dai drammatici fatti di Macerata. Proposte che prescindevano dal considerare le migrazioni un fatto epocale (che richiederà decenni e giganteschi piani finanziari dei paesi economicamente avanzati) per essere assorbito. Proposte che andavano dall’immediata espulsione dall’Italia (verso i micidiali “campi di accoglienza” della Libia) di 600 mila immigrati irregolari, alla chiusura dei porti italiani alle navi cariche di profughi. E per finire, le accuse feroci all’Unione Europea, alcune più o meno giuste, altre prive di senso. Dimenticando sempre che la posizione geografica favorisce l’Italia quale punta avanzata dell’UE verso aree che sono già (o lo saranno) investite da grandi processi di sviluppo, ma anche (ed è inevitabile) da effetti negativi degli stessi, quali, appunto, la spinta a emigrare di fasce di popolazione poco o punto toccate da quei processi, come è accaduto anche in Italia tra il 1870 e il 1914. Effetti negativi da affrontare col massimo di efficienza e di solidarietà, soprattutto da noi, altri certamente dall’UE. Non prendere atto pertanto di questi fatti significherebbe aggravare le situazioni di disagio, nostre e dei migranti, e prolungarne i tempi di soluzione.

Tra i tanti, un altro aspetto singolare – e negativo – della campagna elettorale è stato, a differenza, per esempio, di quanto accaduto in Germania, la marginalizzazione dei sindacati confederali nella definizione dei programmi dei partiti. Si è discusso infatti tra i partiti (e in modo superficiale) solo della proposta, di fissare per legge il “salario minimo garantito”. Sulla proposta è intervenuta – con chiarezza e durezza – la segretaria generale della Cisl, Anna Maria Furlan, osservando che la confederazione è sempre stata contraria a interventi legislativi sui salari, perché la Costituzione rinvia la loro contrattazione  alle parti sociali. Forma di contrattazione che copre in Italia l’85% dei lavoratori. Per la Cisl in materia la vera questione è di contrastare la proliferazione di contratti sulla spinta di mini-organizzazioni sindacali e di imprenditori compiacenti, in comparti ad alta specificità, con retribuzioni-base molte volte non dignitose. Per la Furlan occorre stabilire con la Confindustria regole generali sulla reale rappresentatività delle associazioni sindacali e imprenditoriali, al fine di dare validità universale ai minimi salariali contrattuali. Che servirebbe anche accrescere il valore al fattore lavoro (come non si stanca di chiedere papa Francesco), misurando nel contempo in misure adeguate produttività, efficienza e competenza quali basi per riconoscere il diritto a più alte retribuzioni. Non resta dunque da sperare che sui risultati elettorali le previsioni de LOsservatore Romano – e della stragrande maggioranza degli esperti – siano smentite. Ma, purtroppo, comunque, resterebbe incontestabile lo stato di crisi della politica.

L'ECO di San Gabriele
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