CINQUE STELLE, ATTO SECONDO

La parabola dei Cinque Stelle suscita una certa tristezza. Non solo per le convulsioni del suo fondatore, Beppe Grillo, moderno Crono che tenta di divorare quel che resta dei figli della propria creatura. Nel mito greco però era un titano. Elevato davvero. Nella cronaca politica della nostra attualità solo un borghese piccolo piccolo. Tra l’altro il vero autore del miracolo dei Cinque Stelle – che ora non si potranno più aggettivare come grillini, caso mai contiani ma suona male – era Gianroberto Casaleggio, regista e sceneggiatore della rivoluzione populista di cui il comico ligure è stato, almeno inizialmente, un magistrale interprete. Chi ama la politica, ne conosce i limiti ma anche le grandezze, sa che la partecipazione è sempre meglio dell’indifferenza anche perché quest’ultima è l’anticamera dell’odio e delle peggiori pulsioni. L’avere idee, anche profondamente sbagliate e lottare democraticamente per farle vincere, è sempre meglio dei guasti dell’ignavia solitaria e di quel senso di inutilità cosmica che è tipico del sentirsi incompresi o peggio rifiutati.

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