Quando sento i cinesi che intonano il de profundis per l’Occidente, quando sento che anche Putin gli fa eco, quando anche gli arabi ci vedono come un continente alla deriva, sono preso da un senso di smarrimento. Sarà vero? Sarò vero che ormai i barbari sono alle porte? Sarà vero che lentamente, inavvertitamente, scivoliamo verso una sorta di follia collettiva, fra trombe e rulli di tamburi come quando certe sinfonie si preparano al finale? E allora mi soffermo a meditare sulla nostra condizione di sopravvissuti, di ultimi testimoni della cristianità.
Da un po’di tempo ho cominciato a raccogliere ritagli di giornali che riportano le notizie più eclatanti, le più assurde, le più impensabili, quelle che potrebbero dar ragione ai profeti di sventure.
L’altro giorno mi è capitata fra le mani una dichiarazione dell’ex primo ministro polacco Tusk che ha annunciato che la guerra è inevitabile e occorre prevederla entro tre o quattro anni. E il ministro della difesa tedesco, Pistorius, ha affermato che bisogna attendersi in futuro un attacco (quasi certamente russo) contro la Nato e infine ho trovato la dichiarazione di un uomo politico (avevo ritagliato il giornale ma poi l’ho perso) che mette in guardia la popolazione europea e sostiene che bisognerebbe costruire nel nostro continente tra i cento e i duecentomila rifugi antiatomici.
Non voglio entrare nei difficili problemi di geopolitica, ma penso a quel 1989 quando cadde il muro di Berlino e il presidente americano Bush (il padre, non il figlio che fece un disastro in Medioriente) disse a Gorbaciov che era finalmente venuto il tempo per vivere in concordia e per costruire assieme una pace duratura come “equal partners”. E Gorbaciov e poi Eltsin chiesero come prezzo dell’intesa che la Nato non si allargasse a Est.
Così, questo clima di vigilia di guerra in cui si arrotano i coltelli, mi lascia stupefatto. Ma come, quella nazione che non è riuscita a spuntarla sull’Ucraina e che ha ancora i carri armati dell’ultima guerra, starebbe già pensando a lanciare un attacco alla Nato?
Gentile signora che in questo momento mi legge, sente già le fanfare di guerra? Ha già preparato il fagotto per chiudersi in un bunker antiatomico?
Non raccolgo solo stralci di articoli metapolitici. Mi diletto anche di ritagliare notizie di cronaca nera che gettano luce su quest’Europa dissestata. Vedo che sempre più si assiste a delitti senza motivo, giovani che accoltellano padre, madre e fratelli, così, per divertimento e al giudice raccontano che non sanno perché lo hanno fatto. E mi chiedo quando tutto è cominciato. E la memoria va a un episodio di quasi quarant’anni fa. La madre di un mio carissimo amico, allora diplomatico a New York, aveva assistito da un angolo buio di una chiesa all’uccisione di una donna. Tre ragazzi erano entrati e l’avevano colpita con decine di coltellate, così, per passatempo, per divertimento. Ed erano usciti ridendo. La società americana aveva già partorito questo fenomeno che ha trovato qui terreno fertile. Non parliamo dei femminicidi che solo quest’anno arrivano a cinquanta.
E allora l’uomo della strada pensa che il proprio tempo abbia qualche strana malattia, una specie di covid spirituale che annebbia le menti e contagia anche i politici, la sensazione che i valori di una civiltà siano stati sradicati e che forse l’Occidente abbia perso la bussola, un disorientamento morale che è la vera droga dell’Europa. Aveva ragione Spengler, nel suo libro famoso, che ogni civiltà attraversa le stesse fasi dell’individuo umano, fanciullezza, età virile e senilità. Ci stiamo invecchiando e non ci accorgiamo che il declino è già cominciato.
P.S. Fra tanti che ci allarmano con “prepariamoci alla guerra” non ne sento uno – tranne il Papa – che dica “prepariamoci alla pace”.