PAROLE, PAROLE, PAROLE…

CI ERA STATO ASSICURATO CHE ERAVAMO ALLA FINE DEL TUNNEL E CHE IL 2014 AVREBBE SEGNATO IL CAMBIO DI PASSO: DA NEGATIVO IN POSITIVO. INVECE, IL QUADRO È LO STESSO, SE NON ADDIRITTURA PEGGIORE. LO DICONO PROPRIO COLORO CHE AVEVANO ASSICURATO LA RIPRESA: IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, PIER CARLO PADOAN… Il 33 per cento degli italiani teme di diventare povero e solo il 30% sente di essere protetto dal sistema di welfare. Cioè lo stato sociale, una caratteristica dei moderni stati di di-ritto che si fonda sul principio di uguaglianza. Questa è la cruda realtà. E gli 80 euro? Certamente sono serviti perché rappresentano comunque un piccolo aumento (dal 5-al 10%) degli stipendi bassi. Ma il provvedimento non ha spinto l’economia perché quella cifra è servita per pagare i prestiti o altro. Lo ha riconosciuto anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Del Rio: “Il paese è spaventato, gli 80 euro non sono andati in consumi perché la gente li ha messi da parte”. Certo, perché la gente ha paura, quindi, se può, cerca di attrezzarsi per far fronte a un futuro che non si annuncia luminoso.

Ci era stato assicurato che eravamo alla fine del tunnel e che il 2014 avrebbe segnato il cambio di passo: da negativo in positivo. Invece, il quadro è lo stesso, se non addirittura peggiore. Lo dicono proprio coloro che avevano assicurato la ripresa: il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan – un tecnico che tutto il mondo ci invidia per la sua preparazione – al recente G20 in Australia ha detto: “L’economia italiana è ancora in recessione, tecnicamente parlando, a causa della crescita negativa, ma questa sta finendo e ci aspettiamo una crescita positiva a partire dal prossimo anno”. Ad aprile aveva detto: “Quest’anno il Pil aumenterà di almeno lo 0,8%”. Siamo agli sgoccioli e il Consiglio dei ministri ha preso atto che “quest’anno il Pil diminuirà dello 0,3%” (!), ma poi, ottimisticamente e con coraggio, prevede un aumento dello 0,6% nel 2015.

“Parole, parole, parole…..”, cantavano in coppia Mina e Alberto Lupo; oppure: “Tu sei solo chiacchiere e distintivo!”, pronunciò un indispettito Robert De Niro-Al Capone nel film Gli intoccabili, di Brian de Palma. A chi di noi non sono tornate in mente queste frasi ricordando come stavamo un anno fa, cosa ci è stato detto e promesso in questi mesi e come, invece, ci troviamo adesso? Le chiacchiere stanno a zero, si usa dire quando la realtà è molto differente dagli annunci. I piedi per terra ce li fa rimettere uno studio del Censis: abbiamo paura del futuro.

Crescita e occupazione non ripartono e cerchiamo di premunirci in caso di malattia, perdita di lavoro, spese impreviste. Il 44% risparmia per fronteggiare i rischi sociali, il 36% per sentirsi sicuro, il 28% per garantirsi la vecchiaia. Negli anni della crisi gli italiani preferiscono avere liquidità: in 7 anni il valore dei contanti e dei depositi bancari è aumentato di 234 miliardi di euro. Una conferma indiretta giunge dal calo dei consumi: -80 miliardi dal 2007 a oggi; ogni famiglia ha ridotto mediamente gli acquisti di oltre 3.300 euro, un taglio dei consumi pari a 1.300 euro a testa, secondo uno studio dell’associazione consumatori Codacons. Tra i settori più colpiti dalla spesa delle famiglie figurano trasporti (-23%), abbigliamento e calzature (-17%), mobili per la casa e elettrodomestici (-12%). In calo anche i consumi primari: -11,5% gli alimentari. L’unica cosa che è aumentata, raddoppiando, è la disoccupazione.

Di tanto in tanto si sentono proposte estemporanee, proclami, profezie, ma a farci scendere dalle nuvole ci pensa il governatore della Banca centrale europea (Bce), l’italiano Mario Draghi: “C’è un indebolimento nell’area dell’euro. La banca europea ha una previsione di crescita modesta in Eurozona”.

Questa è la dura realtà. Tuttavia, da inguaribili ottimisti, ci piace condividere il pensiero del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, secondo la quale “le persone devono credere che ci sia un futuro migliore”. Certo, noi ci crediamo. L’impor-tante è vederlo.

L'ECO di San Gabriele
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