La tua ricetta al ristorante

Attivato il registro dei piatti della cucina regionale

Per gli hobbisti ed i cultori della cucina si prospetta la possibilità di uscire dall’anonimato e vivere un giorno da chef nella ribalta di un ristorante con l’offrire alla storia regionale ed ai convitati ricette di famiglia appartenenti alla tradizione e all’identità territoriale. Luoghi di ristoro convenzionati con la Regione Marche provvederanno, poi, a inserirle nei menu trasformandole in una eredità culturale condivisa e in uno strumento di promozione turistica. Il tutto è contenuto in un progetto che celebra il patrimonio gastronomico provinciale e il cui compendio è rappresentato, come indica una legge regionale approvata nel 2024, dal “Registro delle ricette della cucina marchigiana” da conservare per i posteri e per chi fa delle vacanze legate al cibo ed al vino. Come il volume La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene che Pellegrino Artusi diede alle stampe nel 1891, teso a raccontare in 790 ricette la cucina nazionale raccogliendo le tante tradizioni locali da essere considerato come la prima trattazione gastronomica dell’Italia unita, così i vertici del governo regionale aspirano a lasciare una traccia certificata del vissuto per palati in cerca di memorie creando appunto un archivio digitale per raccontare le Marche anche attraverso i suoi sapori. Vista la centralità assunta negli anni dall’enogastronomia nel turismo si punta a trasformarla da componente accessoria ad elemento di interesse e di spinta nella scoperta di nuove destinazioni. “Ogni ricetta è un pezzo di storia per cui ti chiediamo di aiutarci a conservarlo e a tramandarlo” è l’appello lanciato dall’assessore allo sviluppo economico, Andrea Maria Antonini, che ha assicurato ai partecipanti un riconoscimento. Alla ricetta dovrà, tra l’altro, essere allegata una breve descrizione relativa al comune e all’area geografica di appartenenza con annessi aspetti storici del piatto.

Una commissione di esperti valuterà l’autenticità e l’importanza culturale della stessa. Sono già state raccolte 110 ricette provenienti da ogni parte della regione ed i primi sei aderenti sono stati nel frattempo premiati. Sono: Alessandro Ascoli di Ancona per lo stoccafisso all’anconetana; Lina Fioravanti e Pamela Andreani di Montegallo (AP) per le olive all’ascolana ed i gnocchi alla Lina; l’Associazione festa della cicerchia di Serra de’ Conti per la cicerchia; Simone Serfilippi e Stefano Romano di Fano (PU) per il brodetto alla fanese; Ambra Giorgetti e Adina Rapagnani di Rapagnano (FM) per il coniglio in porchetta; Maria Rita Paolucci di Potenza Picena (MC) per i vincisgrassi. “Ogni piatto come ambasciatore del territorio e ogni ricetta registrata e proposta nella lista delle vivande rappresentano – ha aggiunto Antonini – un ponte tra passato e presente, un modo per rendere vivo e accessibile il ricordo della regione nel suo trascorso temporale”.

Ogni ristorante aderente, con almeno tre ricette tratte dal Registro, sarà riconoscibile attraverso un bollino che ne attesterà il contributo all’iniziativa. Un modo anche per differenziarsi, offrendo ai clienti un’esperienza gastronomica autentica e contribuendo al rilancio del turismo esperienziale. “Le ricette non sono solo piatti – prosegue l’assessore – ma racconti di famiglia e tradizioni tramandate di generazione in generazione e, grazie all’abilità dei nostri ristoratori e chef, abbiamo trasformato la nostra ricca biodiversità in esperienze culinarie straordinarie. Il tutto arricchito da un tocco di innovazione perché la cucina è un’arte”. Il menu, inoltre, dovrà essere proposto in maniera distinto da quello generico in almeno due lingue. Una “QR code” accanto al piatto indicato fornirà sia il link al video di come si cucina il piatto scelto, sia le informazioni inerenti il contesto ambientale in cui si colloca. Un parafulmine alla massificazione del turismo reo di tendere sovente all’appiattimento e alla banalizzazione della cultura alimentare dei posti visitati.

L'ECO di San Gabriele
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