Due volte buon compleanno!

COMPLEANNO BIS TRA FINE FEBBRAIO E INIZIO MARZO PER SAN GABRIELE, IL SANTO INNAMORATO DI DIO E DELLA VERGINE CHE NON HA AVUTO IL TEMPO DI FARE NULLA DI STRAORDINARIO, MA HA FATTO STRAORDINARIAMENTE BENE QUELLO CHE DOVEVA FARE, IL SUO DOVERE. SAN GABRIELE: UNA CAREZZA DI DIO

Dei santi si celebrano due natali, la nascita su questa terra e la nascita al cielo, il giorno della loro morte. Nel caso di san Gabriele i giorni delle due date quasi si sovrappongono: 27 febbraio la nascita celeste (163 anni fa) e il 1° marzo la nascita terrena (187 anni fa). Due compleanni così ravvicinati che possiamo prenderci la libertà di celebrarli insieme. Ambedue le da-te ci rinviano a circa due secoli fa. Eppure, chi lo direbbe? San Gabriele è più vivo che mai. Gode di una popolarità che pochissimi sulla Terra possono vantare dopo tanto tempo, tanto più che si tratta di una fama, anzi di una devozione, sparsa nei 5 continenti.

I suoi amici si rivolgono a lui non come fosse un morto, ma perché vivente, attivo, dinamico, potente, pronto a intervenire concretamente a loro favore. E dire che apparentemente non ha avuto il tempo di fare cose grandi tali da meritare questa fama. Di lui rimangono solo una quarantina di lettere in maggioranza indirizzate al papà e ai famigliari, una lista di propositi spirituali e poco altro. Non ha fatto nulla per essere ricordato, al contrario in convento faceva di tutto per non farsi notare o lodare, come dimostrano i suoi primi quattro propositi: “Non dire parole che possano risultare in lode mia; non compiacersi di essere lodato; rallegrarsi del bene altrui; non fare cosa per rispetto umano né per essere veduto”. E c’è da credere che li abbia osservati fedelmente.

Non solo, le vicende storiche susseguite alla sua morte hanno congiurato per farlo dimenticare da tutti. Infatti, quattro anni dopo il suo decesso il conventino di Isola del Gran Sasso venne soppresso dal governo liberale del tempo e i religiosi esiliati. La sua salma per 30 anni è rimasta sotto il pavimento della chiesa del piccolo convento in compagnia delle spoglie degli altri religiosi lì seppelliti. Conosciamo i fatti dell’ottobre del 1892, quando in occasione della esumazione del suo corpo, la gente del luogo impedì che la salma venisse trasferita altrove. Il futuro santo si schierò subito a favore dei “ribelli”, perché all’indomani dell’esumazione cominciarono a fiorire i primi miracoli, dando così inizio alla sua fama di taumaturgo. Gabriele aveva cercato il nascondimento, l’umiltà, Dio l’ha esaltato e continua ad esaltarlo a favore della gente, i giovani in particolare, ma ascolta tutti.

A questo punto la domanda: in che consiste la grandezza di san Gabriele, un giovane che è vissuto per appena 24 anni di cui gli ultimi 6 trascorsi nel chiuso di un convento? È grande e santo innanzitutto perché si è dedicato con tutto il suo entusiasmo giovanile ad amare Gesù Crocifisso e sua madre Maria, l’Addolorata. Sappiamo che chi si innamora di Dio, si innamora automaticamente del prossimo, della gente, perché Dio vuole essere amato soprattutto attraverso l’amore al prossimo, come ci ricorda l’evangelista Matteo: “…avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero malato e mi avete visitato, eccetera…”. (Mt 25,35ss). Quello che Gabriele non è riuscito a fare da vivo sulla terra, Dio gli concede di farlo con potenza dal cielo, aiutando la gente che ricorre a lui, i giovani in particolare, ma c’è da credere che guardi al cuore più che all’anagrafe.

Non ha avuto il tempo per fare cose grandi, eclatanti, quelle che suscitano l’ammirazione della gente, ma ha fatto bene tutto quello che doveva fare, il proprio dovere. La sua è una santità eccezionale nella “normalità” della vita, alla portata di tutti. È il santo della porta accanto, il santo dell’ordinario vissuto in modo straordinario. San Gabriele è una carezza di Dio al suo popolo. Due volte buon compleanno, Gabriele!

L'ECO di San Gabriele
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