COMPROMESSI E ONESTÀ AUTOCRITICA

C’era una volta il terzo polo. Alle elezioni politiche dell’autunno del 2022 Azione e Italia Viva avevano ottenuto un discreto successo sfiorando l’8 per cento delle preferenze. Bene o male quello che hanno raccolto Azione e Stati Uniti d’Europa nelle ultime elezioni europee. Peccato che non siano riusciti, separandosi, ad eleggere alcun deputato europeo. Voti finiti nel cestino. Il terzo polo si era proposto, lodevolmente, di rappresentare gli elettori moderati. I suoi leader, Matteo Renzi e Carlo Calenda, hanno molte qualità ma non quella della moderazione. Hanno caratteri forti, spigolosi. E anche Emma Bonino, storica leader radicale, se fosse stata moderata nelle sue battaglie per i diritti civili non sarebbe andata molto lontana.

L’estrema personalizzazione della politica, nell’era digitale dei rapporti diretti, dei post sui social network, spinge un leader a recitare una parte, a usare frasi apodittiche e a effetto, spesso incurante della coerenza che non è più una virtù. Così può accadere che dopo la sconfitta manchi del tutto una onesta autocritica sugli errori commessi. Riconoscerli, consentirebbe di far risaltare la bontà dei propri programmi. “Siamo noi che ci siamo spiegati male, non gli elettori che non ci hanno capito”. Questa frase, moderata e onesta, non è stata pronunciata da Renzi e Calenda.

Al contrario, i moderati schierati con la maggioranza di governo, in particolare Forza Italia, lo sono stati anche nei toni. Qualche volta apparendo, come Antonio Tajani, persino dimessi. C’era però, incontenibile come personalità anche dopo la sua morte, la figura sovrastante di Silvio Berlusconi, ovvero il campione della personalizzazione della politica. Un nome – e che nome – era già scritto nel simbolo. E dunque non sappiamo se, in diverse circostanze, non ci sarebbe stata l’esigenza di rafforzare l’immagine del leader, ovvero di Tajani. Si può dire di tutto del Cavaliere ma non che non avesse una delle virtù di un leader moderato, la capacità di mediare e di includere. Dopotutto Berlusconi riuscì a mettere insieme la destra post fascista e la Lega di Umberto Bossi. Aveva non solo pazienza. Possedeva anche le risorse per sostenere un simile progetto. Ma non è un’eresia se ci spingiamo a consigliare ai leader del centro di prendere esempio (solo in questo aspetto, per carità) dalla sua capacità inclusiva di far convivere anime diverse e destini umani persino contrapposti. Berlusconi mise fine, nel 1994, alla Prima repubblica, affossata dalle inchieste di Tangentopoli, realizzando una coalizione che sembrava del tutto impossibile. Ma la politica è fatta di compromessi anche con chi è molto lontano, addirittura ideologicamente contrapposto. Quello che è accaduto in Francia ne è un’ulteriore dimostrazione. Mai dire mai. Non esistono più convenzioni ad escludere, cordoni sanitari. Si può discutere se sia un bene o un male. Ma la politica è fatta di compromessi. E se non si riesce a farli, domando i rispettivi caratteri in un piccolo centro, è assai difficile poi candidarsi per governare un intero Paese.

L'ECO di San Gabriele
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