La basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme, è un punto di riferimento spirituale per i cristiani di tutto il mondo e di ogni professione di fede. L’hanno visitato milioni di persone
Il santuario di cui ci interessiamo in questo servizio, costituisce il punto di riferimento più importante del mondo. L’hanno visitato milioni di persone, e il flusso peregrinatorio durerà nei secoli. Sto parlando del Gòlgota. È lì, infatti, che Gesù si è offerto al Padre, per espiare i nostri peccati.
Durante il processo, Ponzio Pilato, dopo aver esaminato il caso, voleva liberare Gesù. Ma di fronte alla diabolica ferocia del popolo, non resse. Tuttavia, si sentì in dovere di esporre le sue ragioni: “Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?” Essi gridarono: “Crocifiggilo!”. E Pilato: “Che male ha fatto?”. Essi gridarono più forte: “Crocifiggilo!”. A quel punto, Pilato, rilasciò Barabba e consegnò Gesù perché fosse crocifisso” Il vangelo dice: “Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove crocifissero lui e due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra”.
Questo luogo, chiamato Gòlgota perché somigliava a un cranio umano, era una collina situata a poca distanza dalle mura della città. Le ricerche archeologiche confermano il racconto dei vangeli. “Il Gòlgota si trovava a nord di Gerusalemme e vi si accedeva dalla Porta dei Giardini”. Da lì, partiva una delle strade principali in direzione di Cesarea e Giaffa, passando sotto il Golgota. Ciò garantiva la massima pubblicità dell’esecuzione”.
La scelta di crocifiggere i rivoltosi nei luoghi pubblici, fu presa dai Romani come deterrente. Per la legge ebraica, invece, la condanna veniva eseguita fuori porta per i bestemmiatori e i violatori del sabato. Due tipiche accuse rivolte svariate volte a Gesù.
Origene, uno dei più eruditi studiosi dell’antichità cristiana, ritiene che il Golgota fosse il luogo della sepoltura di Adamo. A motivo di questo, Gesù è il nuovo Adamo”, fondatore della umanità redenta.
Sotto l’altare del Calvario si trova il foro in cui è stata conficcata la croce. È contornato da un medaglione diviso in cinque pannelli con bassorilievi sulla Passione. In basso, sul lato destro, si vede una fenditura sulla roccia, prodotta dal terremoto al momento della morte di Gesù. Di sicuro, in quella fessura si è infilato il sangue del Crocifisso.
Un giorno gli apostoli, stando sulle falde del Monte degli Ulivi, erano incantati a rimirare lo splendore del tempio. Gesù disse: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non rimarrà pietra su pietra”. Questa profezia si avverò nel 70 d.C. quando le legioni di Tito entrarono a Gerusalemme e dopo un lungo assedio, distrussero il Tempio.
Dal 117 al 138 l’impero romano passò nelle mani dall’imperatore Adriano. Questi si dimostrò, un feroce dittatore. Fu lui infatti a “reprimere la rivolta di Bar Kochba nel 135, causando il massacro di migliaia di ebrei. Inoltre, decise di trasformare Gerusalemme in città pagana cambiandole il nome in Aelia Capitolina (Aelia, nome gentilizio di Adriano e Capitolina perché dedicata a Giove, ndr). Comunque la persecuzione di Adriano non si limitò a sconfiggere gli ebrei, ma anche a far scomparire la religione cristiana.
Difatti, ordinò che venissero seppelliti con terra e calcinacci sia il Golgota che la tomba della risurrezione. Poi, come ciliegina sulla torta, fece collocare una statua in marmo di Venere sul luogo della crocifissione e una statua di Giove sul luogo della risurrezione.
Con questa volgare trasformazione, l’imperatore pensava di cancellare la fede nella Risurrezione e nella Croce. Al contrario, quel “seppellimento” si trasformò in un prezioso scrigno per la conservazione dei sacri luoghi.
Il tempo della riparazione di questo scempio, arriva in concomitanza col Concilio di Nicea. Nel 325, il vescovo di Gerusalemme Macario, invitò l’imperatore Costantino a distruggere i templi pagani nella Città Santa.
“La topografia sacra di Gerusalemme ha avuto inizio con la decisione presa da Costantino, su richiesta di Sant’Elena, sua madre. Onorare, con un tempio degno di Dio, la tomba di Cristo e la Roccia del Calvario. Decisione che gli studiosi del tempo mettono in relazione con il viaggio intrapreso nel 323 da Elena Augusta, madre di Costantino”. Con la basilica del Santo Sepolcro, si certifica il monumento della vittoria del Salvatore sulla morte.
La pianta della basilica, ci viene descritta da un antico documento: “Essa era composta da tre edifici collegati fra loro e costruiti sopra tre differenti siti: 1. una grande basilica. La più antica testimonianza su di essa si deve alla pellegrina Egeria; 2. un atrio chiuso colonnato, costruito attorno alla tradizionale roccia del Calvario; 3. una chiesa rotonda, chiamata Anástasis (= resurrezione), che conteneva i resti della grotta che Elena e Macario avevano identificato come luogo di sepoltura di Gesù”.
Era giusto, che all’interno della basilica vi fosse la Cappella di Sant’Elena, dove secondo la tradizione, la madre dell’imperatore, ritrovò la Santa Croce.
La basilica di Costantino fu teatro di alterne vicende nel corso dei secoli. Questo spiega, i ripetuti interventi dei Crociati, fino alla conquista di Gerusalemme nel 1099.
Guglielmo di Tiro (arcivescovo della città di Tiro) attento cronista, riporta la data della ricostruzione a metà del XII secolo, quando i crociati incominciarono a restaurare la chiesa in stile romanico e vi affiancarono un campanile. “Questi rinnovamenti unificarono i luoghi santi e vennero completati nel 1149.