“Potenziare le nostre possibilità di dialogo e scambio con loro – afferma don Antonio Mazzi – significa offrire ai ragazzi interventi concreti, sempre più mirati e tempestivi, in un luogo in cui insieme ai loro familiari si possano sentire ascoltati, incoraggiati e sostenuti”
Intercettare precocemente il disagio degli adolescenti, garantire ascolto, prevenzione del malessere psicologico, in particolare negli ambienti di vita dei ragazzi (la famiglia, la scuola e i contesti di educazione non formale) attraverso un sostegno agli adulti di riferimento. È questo il cuore del “Progetto SOS Adolescenti” della Comunità Exodus, nata nel 1984 nel Parco Lambro a Milano con don Antonio Mazzi.
“Dal 1984 – afferma don Antonio Mazzi – noi di Fondazione Exodus aiutiamo i giovani a riconoscere se stessi per non perdersi. Oggi ci troviamo di fronte a una sfida educativa importante che ci vede fare i conti con l’aumento del disagio psichico in adolescenti e preadolescenti. Potenziare le nostre possibilità di dialogo e scambio con loro significa offrire ai ragazzi interventi concreti, sempre più mirati e tempestivi, in un luogo in cui insieme ai loro familiari si possano sentire ascoltati, incoraggiati e sostenuti”.
Nel Centro di ascolto Exodus di Milano, grazie al supporto di un’équipe multidisciplinare, la Comunità offre percorsi socio-educativi individuali e/o di gruppo gratuiti rivolti ai giovani e alle loro famiglie. Il progetto intende quindi offrire un presidio pedagogico-educativo attraverso consulenze telefoniche, incontri vis-a-vis, gruppi di parola, ascolto e orientamento ai Servizi, colloqui motivazionali, attività educative a gruppi di adolescenti, consulenze e percorsi formativi rivolti ai genitori, co-progettazione di percorsi educativi e sperimentali con le Agenzie educative del territorio, incontri di rete con gli Enti locali e i Servizi socio-sanitari. Al Servizio potranno accedere anche educatori e docenti per co-progettare insieme percorsi educativi sperimentali alla luce dei profondi cambiamenti che la pandemia, e non solo, ha prodotto sui bisogni di crescita degli adolescenti.
In un’indagine condotta nel Milanese dall’Unità di ricerca sul trauma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con la Fondazione Soleterre, infatti, su un campione di giovani tra i 14 e i 19 anni, quasi il 70% dei giovani afferma che il trauma da pandemia è diventato parte della propria identità; oltre il 34% ammette di fare fatica ad addormentarsi e il 17,3% pensa che sarebbe meglio morire o dice di volersi fare del male. I ragazzi e le ragazze tra i 12 e i 25 anni stanno pagando insieme alle loro famiglie il prezzo più alto in termini di salute psichico-emotiva, di difficoltà relazionale e isolamento sociale. Oggi 1 adolescente su 4, in Italia e nel mondo, ha i sintomi clinici di depressione, il doppio rispetto a prima del Covid, e 1 su 5 mostra segni di un disturbo d’ansia. Nel nostro Paese è quasi raddoppiata la percentuale di adolescenti insoddisfatti della propria vita: erano il 3,2% nel 2019 del totale, sono diventati il 6,2% nel 2021. Il 28% di loro riferisce che in questo periodo almeno un compagno ha smesso di frequentare la scuola.
Il Centro si porrà come punto di riferimento, quindi, per le famiglie e la comunità del territorio, offrendo un servizio di ascolto, prevenzione e intercettazione precoce dei nuovi bisogni educativi. Grazie alla presenza di un’equipe multidisciplinare composta da educatori, mediatori familiari e operatori sociali, garantirà accoglienza e orientamento, consulenze educative e colloqui motivazionali – individuali e di gruppo – gruppi di parola e sostegno alla genitorialità e attività educative rivolte ai ragazzi.