“COGLIERE I SEGNI DEI TEMPI PER TRASMETTERE LA FEDE”

Padre Raffaele De Fulvio, 54 anni, di Moricone (Roma), è il nuovo rettore del santuario di San Gabriele. Una “vecchia” conoscenza della nostra amata rivista e della comunità. Nel dargli allora il bentornato, gli chiediamo di condividere con i nostri lettori emozioni e speranze per l’importante incarico ricevuto. Sei già stato nella comunità nel santuario di San Gabriele diversi anni fa lavorando tra l’altro a L’Eco di San Gabriele. Con quale incarico?

Mi occupavo di corrispondenza, della diffusione della rivista e dell’accoglienza ai pellegrini.

Cosa ricordi di quel periodo?

Il rapporto con pellegrini: se ne incontravano tanti e molti erano contenti di conoscere la figura di un santo come san Gabriele che entrava nei loro cuori in modo gioioso e sereno. Diffondendo L’Eco, poi, ricevevo testimonianze toccanti da chi, magari, aveva conosciuto san Gabriele grazie alla rivista e quindi veniva al santuario per incontrarlo. Tanti venivano anche da lontano.

Oggi torni con l’incarico di rettore di questo grande santuario. Con quali sentimenti?

Di fronte alla maestosità della realtà di questo santuario c’è solo da sentirsi piccoli. La difficoltà maggiore è quella di riuscire a comprendere come poter guidare, sostenere e incoraggiare il cammino del santuario. Il santuario ha la sua storia e il suo percorso, io dovrò riuscire a cogliere i segni dei tempi per trasmettere la fede nel Signore mediante la figura del giovane Gabriele dell’Addolorata.

Quale obiettivo ti poni nello svolgimento del mandato?

Nessun progetto particolare, se non quello di integrarmi nel modo migliore in una realtà che immagino come una grande “carovana” in perenne movimento. Un movimento nato dal “risveglio” di san Gabriele nel 1892 quando sulla sua tomba iniziarono a verificarsi diversi prodigi. Dunque grande attenzione in modo da far vivere la presenza passionista in un contesto segnato dalla presenza e dalla spiritualità del santo.

Negli ultimi 16 anni sei stato parroco prima nella nostra parrocchia di Recanati e poi in quella di San Gabriele, nel quartiere San Paolo di Bari. Che cosa ha significato essere parroco?

Vivere in mezzo alle famiglie aiutandole a uscire dai loro gusci per incontrare altre famiglie. La gioia dell’essere parroco si sperimenta nel percepire la bellezza dell’essere comunità che condivide un cammino e un percorso.

Cosa ti porti di quell’esperienza?

L’ascolto e l’attenzione alle necessità e alle difficoltà delle persone.

Abbiamo ricordato prima la tua esperienza a L’Eco. Hai un messaggio per i nostri abbonati e lettori?

Il mio invito è di trasmettere alle nuove generazioni la devozione che loro hanno nei confronti di san Gabriele. Occorre accompagnarle alla scoperta della figura di questo “eterno giovane” che quotidianamente ci indica la strada della felicità e della gioia.

L'ECO di San Gabriele
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