…“IL SORRISO DEL PICCOLO MI RIPAGA DI TUTTO”
Romano Carletti, 84 anni, da settembre a maggio ha percorso ogni giorno 60 km per accompagnare e riprendere a scuola il compaesano Jaffer, un bimbo di sei anni d’origine macedone, cieco dalla nascita. Il premio gli è stato consegnato lo scorso 2 ottobre a Roma dalla Fondazione Senior Italia
Alla popolarità Romano Carletti ci ha fatto ormai l’abitudine. È finito su tutti i giornali, è andato ospite sulla Rai, a TV2000 gli hanno chiesto se vuole incontrare papa Francesco. Il 2 ottobre scorso è stato premiato a Palazzo Chigi da Lino Banfi, il nonno Libero della televisione italiana, alla presenza del ministro per la Famiglia, Elena Bonetti e del sindaco di Roma, Virginia Raggi.
Ottantaquattro anni, tre figli e quattro nipoti, paradossalmente è diventato il “nonno d’Italia” per aver aiutato un bambino che non è suo nipote di sangue: “Ma è come se lo fosse – dice con l’inconfondibile accento toscano – vado a trovarlo spesso, gli porto un regalino”.
Carletti vive a Consuma, minuscolo borgo a mille metri d’altezza tra le province di Firenze e Arezzo. La sua è una storia che ne incrocia molte altre ed è, per certi versi, uno spaccato del nostro paese: il lavoro prezioso dei nonni, sempre più un pilastro del welfare familiare italiano. La situazione dei piccoli borghi, spesso abbandonati e senza servizi adeguati per i residenti. La burocrazia che provoca lungaggini e inefficienze. I diritti spesso ignorati di chi ha un handicap fisico. “Non mi sento un eroe, ho dato una mano e basta, quando si fa qualcosa di buono per gli altri non pesa, si fa volentieri”, dice nonno Romano la cui storia si è incrociata casualmente, un anno e mezzo fa. con quella di Jaffer, un bimbo di sei anni cieco dalla nascita, d’origine macedone, nato in Italia come la sorellina e il fratello gemello. Il papà lavora come taglialegna, la mamma è casalinga. Per andare a scuola da Consuma a Pelago c’è lo scuolabus. Ma non per Jaffer che è cieco e avrebbe bisogno di un accompagnatore speciale. Il papà non può portarlo a scuola perché lavora, la madre non ha la patente. “Il bambino stava tutto il giorno in casa e si annoiava terribilmente – spiega Carletti – a volte piangeva quando vedeva i suoi fratellini andare a scuola. Mi sono detto: devo fare qualcosa per aiutarlo”. Nonno Romano non ci pensa su due volte: ogni mattina, da settembre a giugno 2018, per un intero anno scolastico, si alza alle 7.30 (“di solito mi sveglio più tardi”), monta sulla sua macchina e accompagna Jaffer a scuola. Quindici chilometri ad andare e altrettanti a tornare: “Andai dai genitori e gli dissi: Ci penso io a portarlo a scuola. È stato un atto dovuto. La benzina me l’ha pagata Jaffer con la sua gioia e il suo sorriso -, racconta – sono stato davvero felice di potergli dare una mano”.
La storia trapela a primavera dell’anno scorso quando a Consuma si vota per eleggere il sindaco: “Raccontai la mia vicenda a un candidato non per vantarmi ma per invitarlo a risolvere il problema dello scuolabus per i disabili – ricorda Carletti – un cronista di un giornale locale che era lì m’intervistò e la storia ha fatto rapidamente il giro di tutti i media”.
Nonno Romano adesso ha quasi “adottato” Jaffer e la sua famiglia: “Il bambino è cieco da quando è nato, è stato operato in Belgio quando aveva cinque mesi ma non ha sortito nessun effetto – racconta – il papà mi ha chiesto di dargli una mano per portarlo da un luminare dell’ospedale Careggi di Firenze. Siamo andati e l’ha visitato, ha detto che per ora non si può fare nulla, mentre un altro oculista del Mayer purtroppo ha detto che non c’è nessuna possibilità che torni a vedere”.
Dopo che la vicenda è venuta alla luce, il Tribunale dei minori di Firenze è intervenuto per sollecitare il comune di Pelago ad attivare il servizio di accompagnamento e ora Jaffer va a scuola regolarmente insieme ai fratellini.
“Vedevo quel bambino cieco, lo guardavo e mi veniva da piangere – afferma Carletti – pensavo che per lui sarebbe stato impossibile vedere il sole, la luna, le stelle, il mare, la bellezza di questi boschi, il volto dei suoi fratellini, quello dei suoi genitori. È scattato qualcosa dentro di me. Dovevo aiutarlo ad andare a scuola”.
La Fondazione Senior Italia ha premiato Carletti come nonno d’Italia “per la sensibilità – si legge nella motivazione ufficiale – mostrata nell’accompagnare ogni giorno con la propria automobile a scuola un bambino macedone non vedente, in quanto la sua famiglia non poteva provvedere e il bambino non poteva accedere allo scuolabus essendo privo dell’assistenza necessaria”. Il premio, per nonno Romano, è stata una sorpresa: “Non me l’aspettavo affatto, quando mi hanno telefonato sono rimasto un po’ sorpreso. Ma la vera emozione per me è stata quella che mi ha regalato tutti i giorni per quasi un anno Jaffer quando lo accompagnavo a scuola”.
Ora il bimbo, essendo completamente cieco, avrebbe diritto all’assegno d’invalidità ma, spiega Carletti “siccome il padre non ha ancora il permesso di soggiorno, pur essendo in Italia da dieci anni, non può fare la domanda all’Inps. Le lungaggini della burocrazia sono sempre inspiegabili e assurde. Alla questione per fortuna si è interessato anche Mario Barbuto, il presidente dell’Unione nazionale italiana ciechi e ipovedenti”.
Romano Carletti ha tre figli e quattro nipoti (Lorenzo, Lara, Irene e Costanza): “Ma hanno tutti più di vent’anni, ormai non hanno bisogno di me – dice scherzando – una, Lara, fa la ballerina a Innsbruck”. È vedovo da trent’anni: “Mia moglie era una persona stupenda, di grande fede. Mi diceva sempre: Se dai uno, ricevi due. Comunque la mia famiglia è rimasta contenta per questo riconoscimento anche se sono stati tutti molti discreti a non farlo sapere in giro”.
Carletti fa parte di quell’esercito di dodici milioni di nonni italiani che aiutano il bilancio familiare e “salvano” la carriere delle mamme. Uno su tre si occupa tutti i giorni dei nipoti e in tantissimi impiegano l’eccedenza mensile di denaro per aiutare figli e familiari. Fanno un po’ di tutto: autisti, chef, baby sitter. Se prendessero uno stipendio, porterebbero a casa 2.250 euro al mese, come spiega il portale di servizi professionali ProntoPro.it, che ha calcolato l’ipotetico stipendio che spetterebbe ai nonni se fossero pagati per il prezioso aiuto che danno tutti i giorni nell’ambito del nucleo familiare. Grazie al loro lavoro le famiglie italiane sono in grado di risparmiare 8 miliardi di euro l’anno. Poi c’è la “contabilità” degli affetti e dell’amore che i nonni riescono a dare. Ma questa non si può misurare…