Smart(Ti)Amo

Avete passato le vacanze sotto l’ombrellone in compagnia dei vostri amici e del vostro smartphone? Avete conquistato l’ultima offerta che proponeva un Giga in più? Oppure vi siete imbattuti nelle tariffe nascoste dei nuovi (e vecchi) operatori 4G? Benvenuti dunque in questo articolo Smart(Ti)Amo, in cui rifletteremo sull’oggetto che ha cambiato usi e costumi di una generazione (o forse più!).

Era il lontano 1990 quando il telefonino non era ancora popolare e tanto meno “-ino”. I prezzi erano solo per manager e uomini d’affari, e il peso era poco inferiore al kilo. Ma quell’oggetto era destinato prima a divenire uno status symbol e poi un oggetto di massa. Dunque, o per reale necessità lavorativa o in modo narcisistico per sfoggiare il nuovo oggetto tecnologico (facendosi chiamare dalla mamma mentre si stava al bar con gli amici…), ci siamo abituati a vederlo sempre più spesso tanto che è entrato nella nostra vita quotidiana. E man mano che entrava si rimpiccioliva diventando il vero telefonino, aumentando anche le sue funzioni. Chi non ricorda infatti le interminabili partite con i giochini, soprattutto Snake infilato nel leggendario modello della compagna nordica? O quei telefoni conchiglia in cui si rispondeva “aprendo” il telefono?

Poi nella seconda metà degli anni 2000 abbiamo la svolta. Era matura la tecnologia e la richiesta perché il telefonino diventasse lo smartphone come lo conosciamo oggi: non più solo chiamate, ma anche foto e vera navigazione web. Lo smart è dunque un computer in miniatura dotato di un grande schermo (naturalmente touch screen) senza necessitare di mouse o tastiera. Ha un suo sistema operativo e una sua camera incorporata. Non solo. È anche fashion. Soprattutto da quando qualcuno gli ha messo una “i” davanti per rivoluziona l’idea di strumento: non solo qualcosa da usare ma anche da vedere.

E siamo ai giorni nostri. L’evoluzione non si arresta. Quei due o tre tasti frontali sono spariti, perché adesso siamo nella fase full screen: non c’è spazio nemmeno per “antiestetiche” cornici nere. Il design stesso fatica ad esprimersi perché non c’è più nulla da personalizzare (se non il software!).

E dunque siamo pronti anche ai prossimi salti? Dispositivi con schermi doppi (o magari pieghevoli?), camera a infrarossi e miniproiettore laser per il riconoscimento facciale e sempre più pixel (e 3d) per le foto? Certo la tecnologia avanza a passi da giganti, e noi? Che ne faremo di tutto questo hi tech?

Non possiamo negare che lo smart sia utile, ma quello che sta dietro a tutto alle volte sembra il mercato, dunque un po’ di buon senso: non lasciamoci prendere dall’ansia di aver uno smart obsoleto (3-4 anni è un’età ancora fisiologica e la batteria potrebbe durare ancora un po’ prima di cambiare tutto!)… oppure avere le super foto (mai pensato di comperare a parte una macchina compatta semipro?), e poi la tentazione più ricorrente avere il top di gamma: le ultime tecnologie migliorano di poco (o nulla) quello che è lo stato dell’arte ma essendo le più nuove si pagano care.

Cari amici, amate pure il vostro smartphon ma prima ancora amate voi e il vostro tempo. Lui è lo schiavo, noi i padroni!

L'ECO di San Gabriele
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