La chiesa, come ogni anno, alza il sipario sul “prezioso tempo della santa quaresima” con il racconto di una delle più sconcertanti, ma nello stesso tempo più umane, vicende vissute da Gesù. “In quel tempo, Gesù pieno dello Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo” (Lc 4,1-2).
Gesù era stato “battezzato” da Giovanni nel Giordano: su di lui era disceso lo Spirito come a consacrarlo per la missione che stava per iniziare. E il padre gli aveva dato il nome: “Questi è il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo”. Ora per lui e per tutta l’umanità non era più il tempo dell’attesa.
Le lancette della storia, una incredibile storia di amore con Dio, era come se fossero tornate all’inizio della creazione con Adamo ed Eva. Dio “ricrea l’uomo” (e l’antica storia sbagliata, l’antico rifiuto dei progenitori, vissuto tragicamente negli uomini, è sepolto nel Giordano con il battesimo) in Cristo Gesù.
Questa volta è suo figlio che si mette totalmente nei panni dell’uomo: su di lui e quindi da lui su tutta l’umanità di tutti i tempi, si rivolge lo sguardo carico di amore, dal primo uomo si attende un sì totale, definitivo, al suo amore: perché da questo sì dell’uomo possa finalmente sorgere quella eternità beata che lui aveva concepito, creando l’uomo.
Poteva realizzarsi il sogno del suo cuore: amare l’uomo ed essere riamato, il tutto gratuitamente e liberamente. Gesù, pieno di Spirito Santo, anzi condotto dallo Spirito, vuole capire fino in fondo come quel sì (che avrebbe permesso una seconda creazione non più dannata, ma salvata) dovesse essere reso azione concreta: ossia qual era la volontà del padre; come poteva essere vissuto fino all’ultimo il volere di chi lo aveva mandato.
Forse anche Gesù correva dei rischi. Era facile farsi prendere dai mille stracci che a volte tappezzano la nostra stessa vita, fino a imbrogliare la verità e quindi la direzione dei nostri passi. Facile, camminando in questo mondo, tra le tante voci, farsi ammaliare dall’antico serpente, come è facile inventare un piano di salvezza personale. In altre parole, facile, sotto mille tentazioni, prendere abbagli. A noi questo capita spesso. Anche ad anime buone. Gesù “fa deserto” in se stesso: si spoglia di tutto “dentro e fuori” fino a non sentire più voci che gli impediscano di andare diritto alla voce del padre. Ci prova, nel deserto, il diavolo, a proporre “vie” per compiere la sua missione di messia; vie che non sono la “via” voluta dal padre. E come al solito, malato com’è di superbia, satana suggerisce vie di orgoglio, su cui non si possono mai costruire piani di amore che richiedono umiltà, povertà e docilità. Sarebbe stato facile fare il messia “riempiendo il mondo di pane”, ossia “facendo ricchi gli uomini”; oppure mostrando continuamente la forza di un prestigio che fa restare a bocca aperta gli uomini; oppure con la forza del potere che avrebbe attirato tanti. Vie facili, che gli uomini di tutti i tempi percorrono o disperatamente cercano di percorrere, ma che non portano alla salvezza.
Gesù, ribattendo tentazione a tentazione, sceglie la via del “pane della parola”, la via dell’umiltà, fino al disprezzo totale, che avverrà sulla croce, la via della povertà, che ignora il concetto di potere, ma percorre solo la via del servizio, come in modo esemplare troviamo nell’episodio della lavanda dei piedi. Alla fine il demonio è costretto ad andarsene. Gesù così dice sì alla volontà del padre.
La quaresima dovrebbe proporre a tutti i cristiani lo stesso “deserto”. Anche noi, tutti, senza eccezione, veniamo ogni giorno corteggiati da satana in mille modi, perché ignoriamo la volontà di Dio o mascheriamo il nostro sfacciato egoismo con una presunta volontà di Dio. Ma siamo sicuri di vivere secondo Dio? Siamo certi di percorrere le vie sulle quali il Signore ci chiede di camminare per vivere il nostro sì?
C’è in giro troppa gente che rincorre potenza, prestigio, egoismo, magari chiamando tutto quello un bene. Ma un bene di chi e per chi? Non è piuttosto la tentazione di satana che si fa attuale in noi, cancellando il sì che Gesù ha già detto una volta per tutte al nostro posto?
C’è in giro un gran bisogno di cambiamento: non fuori di noi, ma dentro di noi, seguendo le piste di Gesù: il silenzio, che ci distacca da noi stessi, per poter ascoltare il Signore che ci parla e può diventare preghiera, che è il dialogo con Dio da cui viene ogni verità e forza; la penitenza, che è strapparci di dosso i troppi stracci che impediscono di camminare sulla via della santità, della carità e dell’umiltà. Cerchiamo di essere capaci di trovare spazio per fare silenzio, pregare, amare, donare. Viviamo il nostro “deserto con Gesù”.