Vivere il risorto

Esiste la Pasqua annuale che in genere cade ad aprile, la pasqua settimanale che è la domenica e la pasqua permanente che è la vita di fede. Avere fede significa essere certi non solo che Gesù Cristo è risorto, ma che il suo nuovo stato di vita è innestato in me e nei credenti con il battesimo, e cresce con gli altri sacramenti soprattutto l’Eucaristia. In altre parole, Cristo è risorto, egli è la risurrezione e la vita, noi siamo risorti con lui.

Nell’educazione alla fede, curata nella vita familiare e nel catechismo, bisogna capire che il battesimo include l’appuntamento con l’Eucaristia, altrimenti si resta come nati senza crescere. Ivi il Risorto ci aspetta, sente i singoli credenti come membra del suo corpo e avverte il vuoto di quelle assenti. Accoglie ciascuno personalmente. Comprende, perdona, consolida la fede perché ognuno continui il cammino come suo testimone nel mondo.

Fin dall’inizio della Chiesa, la Lettera agli Ebrei ammonisce: Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare (10,25). Cinquanta cristiani dell’Abitinia (in Africa) preferirono essere martirizzati piuttosto che rinunciare all’Eucaristia, nel 304.

La risurrezione non è dunque solo una nuova condizione di vita, ma è la persona risorta del Cristo che vive anche in coloro che per la fede e i sacramenti sono membra del suo corpo. Gesù stesso volle che la sua amica Marta di Betania capisse in questo modo la fede nella risurrezione. Ella credeva che suo fratello Lazzaro sarebbe risorto alla fine dei tempi. Gesù le spiegò che una fede così non è sufficiente. IO SONO la risurrezione e la vita. Credi tu questo? Gv 11,25-26.

La potenza di Gesù non sta solo nel dire: Lazzaro vieni fuori dalla tomba, ma: Io sono la Risurrezione. Non basta credere che esiste la risurrezione o che risorgeremo, bisogna spingersi al cuore del mistero: Cristo è la vita e risurrezione nostra.

È difficile interiorizzare questa fede fino al punto da farle trasformare la nostra esistenza, ma è bene ricordarlo ogni tanto, specialmente nel periodo pasquale, e tenere il cuore disponibile all’intelligenza nello Spirito. La vita nel Risorto può non avere segni esterni distintivi. Può essere semplicemente la vita umana in armonia con se stessi, con gli altri e con il creato, motivata dall’energia nuova che palpita in noi dal battesimo.

Per concretizzare al massimo, l’apostolo Giovanni ce ne dà un tratto infallibile: Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama vuol dire che è restato nella morte, 1Gv 3,14

Può sembrare impossibile piantare la vita su queste certezze in una situazione mondiale confusa e incerta per le guerre in corso e per quelle minacciate, dove alcuni impongono una politica inquietante che abusa del potere invece di servire il bene comune, non conosce il rispetto reciproco né gli impegni internazionali, disprezza i poveri e i deboli, senza limiti al pudore e al senso di dignità.

Tante volte sembra che il male sia più forte del bene, ma il Risorto vive e nessuno potrà più condannarlo a morte o eliminarlo dalla storia. Siccome vive anche in noi, la morte non ha più potere contro la sua Vita. Entro questa vita noi passiamo e moriamo, ma il Risorto resta. Con lui anche noi restiamo, ma in altro modo. Oltre.

L'ECO di San Gabriele
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