Underground. Ovvero un eroe del nostro tempo

di Vladimir Makanin,Traduzione di Sergio Rapetti,
Guanda – pp. 640, euro 24,00

Basterebbe il titolo per convincersi che quello di Vladimir Manakin, rispetto alla tradizione russa iniziata nell’Ottocento, è un anti-romanzo. Underground è alla lettera il “sottosuolo”, ma non quello da cui sgorgano le memorie di Dostoevskij; Petrovich è uno scrittore che non scrive più, sopravvive in uno scantinato senza alcun effettivo interesse nei confronti di ciò che c’è fuori. Ma underground è anche uno stile di vita, un punto di vista che si oppone volontariamente al pensiero comune, che ricerca disperatamente i margini della società; e quale miglior scenario della Russia post-sovietica, dove il crollo di un sistema identitario secolare apre una crisi universale (riempita, solo parzialmente, da un capitalismo nuovo e scomposto)? Nonostante sia difficile definire i confini del mondo in cui vive, il protagonista se ne tiene sempre a debita distanza. Ecco allora il sottotitolo: ovvero un eroe del nostro tempo. Anche qui, un saltello al di là della tradizione: Petrovich non ha granché dell’Eroe del nostro tempo di Lermontov; prima di tutto, non ne condivide neanche il tempo. Traccia un solco netto rispetto al romanzo ottocentesco che era abituato a costruire i personaggi su un impegno infaticabile nella ricerca di senso; qui l’uomo “inutile” (che non può non ricordare quello “senza qualità” di Musil) è decostruito al massimo grado, solitario e incapace di scendere a compromessi col potere o con le abitudini comuni. Come molti personaggi di Čechov, spesso fallisce, ma sempre per scelta. Il risultato è una lunga, labirintica confessione in prima persona che rinuncia a qualsiasi linearità; ora appaiono ricordi di amori giovanili, ora fotogrammi orrendi dalla guerra in Cecenia, ora visioni deliranti da una lunga convalescenza. Dopo oltre seicento pagine, si ha l’impressione che il titolo abbia mentito a metà: Petrovich probabilmente non è un eroe, ma sembra proprio essere del nostro tempo.

L'ECO di San Gabriele
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