Nel 2022 il denaro speso, ma sarebbe meglio dire buttato, dagli italiani nel gioco d’azzardo ammonta a 136 miliardi 115 milioni di euro, il 22 per cento in più rispetto al 2021, quando i luoghi destinati al gioco erano rimasti chiusi per almeno cinque mesi a causa della pandemia
Andrea (nome di fantasia), 17 anni, aveva iniziato a giocare al poker online. Un giorno fa il “colpo” e vince 15mila euro in una volta sola. S’illude di essere più bravo degli altri. Li rigioca tutti e li perde. Inizia a chiedere soldi ai genitori accampando scuse e mentendo. Quando è in difficoltà arriva a sottrarre alcune somme da un conto dedicato alle spese per curare il fratellino affetto da autismo. Claudio, 18 anni, riceve una paghetta settimanale di 100 euro e ne gioca almeno 80. S’illude di vincere (in realtà se tu giochi 50 euro e ne “vinci” 50 non è una vittoria ma una restituzione di quello che hai speso) poi scommette online fino a sviluppare un comportamento compulsivo. Francesco ha iniziato a 16 anni e una volta ha preso la carta di credito del padre per giocare su una delle tante app e piattaforme disponibili su internet anche se in base alla legge il gioco d’azzardo è vietato ai minori ma dove, in realtà, l’ostacolo si può aggirare facilmente. Anche nelle sale Bingo i controlli sono molto labili e non di rado i minorenni trascorrono giornate intere davanti alle slot machine e alle VLT (sigla che sta per Video Lottery Terminal, le macchinette dove si gioca solo con le banconote e non le monete).
Andrea, 19 anni, ha iniziato a giocare saltuariamente online, soprattutto scommettendo sulle partite, e poi è precipitato nel gorgo della dipendenza fino ad abbandonare la scuola e isolarsi in casa.
Nel 2022 il denaro speso, ma sarebbe meglio dire buttato, dagli italiani nel gioco d’azzardo ammonta a 136 miliardi 115 milioni di euro, il 22 per cento in più rispetto al 2021,quando i luoghi destinati al gioco erano rimasti chiusi per almeno cinque mesi a causa della pandemia.
Per avere un’idea: la spesa alimentare degli italiani l’anno scorso è stata di 160 miliardi di euro, per finanziare il Servizio Sanitario nazionale lo Stato ha speso 128 miliardi.
Il 2022 ha segnato il sorpasso del gioco “fisico” (Gratta e vinci, slot, Lotto, Superenalotto, eccetera) su quello da remoto, cioè online. Per il primo sono stati spesi 63 miliardi di euro, per il secondo 73.
“L’azzardo da remoto – spiega il report Il libro nero dell’azzardo – La crescita impetuosa dell’azzardo online in Italia. Mafie, dipendenze, giovani, a cura della Federconsumatori e della Cgil, in collaborazione con la Fondazione Isscon, – rappresenta un canale di gioco il cui livello di consolidamento e di espansione è indicativo di modifiche strutturali sia nelle abitudini di gioco che nell’offerta di azzardo disponibile e implementabile sulle piattaforme. La modalità di gioco fisico è però tutt’altro che superata e, in molte realtà territoriali, si sta ritornando ai valori assoluti pre-pandemia. Non esiste una contrapposizione ‘gioco fisico VS gioco online’, oggi semplicemente si è ampliata l’offerta. Si sta diffondendo la figura del ‘supergiocatore’ in grado di accedere alle piattaforme da remoto ma che non rinuncia alla frequentazione delle sale da gioco fisich”.
Lo scandalo delle scommesse nel calcio
Lo scandalo scommesse che ha coinvolto alcuni giocatori della Nazionale italiana come l’ex milanista Sandro Tonali e l’ex romanista Nicolò Zaniolo è emblematico. Ragazzi in questo caso straricchi, ventenni, attratti dalle scommesse che facevano per noia, come ha dichiarato Niccolò Fagioli, il centrocampista della Juventus raggelando i procuratori della Figc.
Tra i ragazzini le scommesse, soprattutto sugli eventi sportivi a cominciare dalle partite di calcio, sono diffusissime. E spesso foriere di un comportamento che diventa compulsivo fino a sviluppare una vera e propria dipendenza da gioco, patologia che in Italia è stata inserita nei LEA (Livelli essenziali di assistenza) soltanto nel 2017.
“Tra i giovani il livello di problematicità è significativo – spiega Claudia Mortali, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità – le persone fino ai 24 o 25 anni non hanno completamente sviluppate le aree del cervello che controllano gli impulsi e questo aggrava il rischio. Inoltre nei minori, o nel caso di giovani sportivi come i calciatori che già hanno una predisposizione alla competitività, la disponibilità economica di cui possono non dare conto è un fattore associato al rischio”.
Ma quanti sono gli adolescenti patologici o problematici? Alcuni dati interessanti li ha forniti
l’indagine condotta da Nomisma nell’ambito di Young Factor Monitor, l’Osservatorio di Nomisma che consente di monitorare, conoscere e comprendere stili di vita, abitudini e valori degli adolescenti. Nel 2023 il 37% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni ha fatto giochi d’azzardo o di fortuna, utilizzando il canale online nel 64% dei casi. I giovani che giocano almeno una volta a settimana sono il 14%, in aumento del 9% rispetto al 2021.
La stragrande maggioranza gioca online: il 64% sceglie infatti internet per giocare e scommettere (+18% rispetto al 2021). Invece in diminuzione del 17% rispetto a 2021 il numero di giovani che si reca in locali fisici per giocare, dove il 40% acquista Gratta e vinci mentre il 29% punta su scommesse. Tra i giochi online più frequenti spiccano le scommesse: sportive (31%), su eventi (26%) e ippiche (16%). In diminuzione del 12%, invece, i giocatori di poker online.
Il divieto aggirato della pubblicità
L’exploit delle scommesse sportive, che ha lambito anche alcuni giocatori di Serie A, è emblematico di come la diffusione degli strumenti digitali e l’offerta massiccia di gioco ha finito per stravolgere anche lo sport. “L’agonismo, che è un elemento essenziale dell’esperienza dell’uomo, è stato stravolto nella sua dimensione simbolica ed educativa – spiega il sociologo Maurizio Fiasco, esperto di gioco d’azzardo e consulente della Consulta nazionale antiusura – l’evento sportivo contiene, di per sé, un’epica molto forte e precisa: l’allenamento, le squadre che si allenano e scendono in campo, la ricerca della vittoria, la tifoseria. Oggi l’evento partita viene invece parcellizzato, diviso in tanti micro-eventi (la prima ammonizione, il primo gol, il risultato del primo tempo, il primo marcatore, eccetera) sui quali è possibile scommettere. L’obiettivo è quello di moltiplicare le occasioni di gioco. Oggi su una partita di 90 minuti si può arrivare a scommettere in media 60 volte mentre in passato, con la famosa schedina del Totocalcio, si puntava solo sul risultato finale della partita”.
Un altro aspetto che ha finito per far esplodere il gioco online legato alle scommesse sportive è la pubblicità. Nel 2018 è stata introdotta una legge che vieta la pubblicità agli esercenti del gioco d’azzardo (così come avviene per le sigarette) ma che nel caso delle scommesse sportive viene sistematicamente aggirata da giornali, siti, influencer e programmi televisivi. Formalmente infatti non fanno pubblicità diretta: danno notizie e aggiornano sui risultati sportivi, ma contengono nel nome un riferimento nemmeno troppo implicito ad altri siti di scommesse online. Ad esempio, Dazn, l’emittente che trasmette le partite di calcio del campionato di calcio di Serie A, ha una sua piattaforma di scommesse e lo stesso vale per la Gazzetta dello Sport, il quotidiano sportivo più diffuso in Italia. Sia prima dell’inizio delle partite che nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, poi, vengono mandati in onda contenuti in cui si confrontano le quote dei risultati tra i vari siti di scommesse. Senza dimenticare la presenza di tanti giocatori, idoli dei ragazzini, che hanno da testimonial a siti di scommesse. Questi contenuti sono ammissibili perché secondo le linee guida dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) non sono considerate pubblicità, bensì segmenti in cui vengono date semplici informazioni.
“Un problema sociale”
Le conseguenze si vedono nei centri dove si curano i giocatori patologici. L’Istituto superiore di sanità ha tracciato una mappa sul sito usciredalgioco.it censendo 199 centri di cura del Servizio sanitario nazionale con le solite disparità geografiche: 162 al Nord e 37 al Sud. Nessuno però è dedicato appositamente a minori e adolescenti. “Molti ragazzi arrivano da noi portati dai genitori che si accorgono del problema quando accadono fenomeni eclatanti come furti commessi dai ragazzi per continuare a giocare”, spiega Emiliano Contini, educatore della cooperativa sociale Il cammino di Pisa e referente nazionale per il gioco d’azzardo per il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) che riunisce 260 organizzazioni del Terzo Settore, volontariato ed enti religiosi impegnati nell’ambito dell’emarginazione e del disagio sociale.
“L’azzardo negli adolescenti – sottolinea Damiano Rizzi, psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza e presidente della Fondazione Soleterre – è un importante problema di salute pubblica, oltre che individuale, che provoca rottura dei legami familiari, messa in pericolo delle amicizie, peggioramento del rendimento scolastico e una compromissione clinicamente significativa. Alla base della patologia vi è una distorsione del pensiero, un senso di potere e di controllo sugli eventi casuali, che comporta il rischiare qualcosa di valore nella speranza di ottenere qualcosa di valore maggiore che causa ed è causata da un comportamento disadattivo. La progressione è più rapida nelle ragazze che nei ragazzi. I maschi sviluppano il disturbo con tassi più alti delle femmine. La patologia è spesso associata al disturbo sociale di personalità. Gli individui con disturbo da gioco d’azzardo hanno più alti tassi di comorbilità don altri disturbi mentali come disturbo da uso di sostanze, disturbo depressivo, disturbi d’ansia e della personalità”. Soleterre ha aperto un centro d’ascolto nel reparto di Pediatria del Policlinico San Matteo di Pavia grazie a un progetto finanziato da diversi enti tra cui Fondazione D’Harcourt, Fondo di Beneficienza Intesa Sanpaolo e il progetto Upgrade per il sostegno agli adolescenti di Fondazione Cariplo: “Ci sono quattro psicologi che intervengono sia all’interno del reparto che accogliendo i giovani e le loro famiglie che arrivano dall’esterno – spiega Rizzi, – ogni mese effettuiamo circa duecento colloqui”.