La santa pasqua è sempre stata considerata la vera grande festa della chiesa: “il giorno fatto dal Signore”. Una simile espressione ci richiama la creazione: Dio, il padre, “ricrea” la sua creatura. Nella prima creazione aveva gioito nel comporre cielo e terra, fino all’azione divina di prendere del “fango dalla terra” e con questo “formare” l’uomo e “alitando in lui il suo Spirito”, donargli la vita, per “farlo a sua immagine e somiglianza”, ponendolo nella condizione di poter partecipare della sua comunione e felicità. È comprensibile che Dio abbia accompagnato la sua creazione con gioia. Per Dio, creare è sempre un manifestare l’amore che egli è, così che ogni creatura, soprattutto noi, fatti a sua immagine, possiamo splendere, portando in noi lo sguardo di amore di chi ci ha creati, voluti, per essere con lui “una cosa sola”. Doveva essere immensa la bellezza del creato e un vero paradiso il viverci. Il nostro destino era di vivere nell’amore di Dio e, per lui, verso tutti i nostri fratelli: una comunione di vita piena. Era questo il fine per cui eravamo stati creati, la nostra completa realizzazione di creature, chiamate a partecipare dell’eternità e dell’infinito di Dio. Questo era il grande segreto della vita: essere amati dal Creatore, anzi, esistere proprio perché amati! Il peccato originale fu il rifiuto di tutto questo, la presunzione di poter contare sulle nostre sole forze, la superbia di crederci “dei”: una insanabile ribellione, un rompere il senso della nostra creazione uscita dal cuore di Dio e, quindi, la conseguente perdita di ogni possibile gioia, felicità e realizzazione del nostro essere. Venne stravolto il senso stesso della creazione, fino a non poter più trovare la gioia e il senso del vivere. Non c’è bisogno di molte spiegazioni al riguardo. Basta dare uno sguardo alla nostra vita quotidiana, per scoprire quanto sia devastante il male del peccato, del rifiuto di vivere in Dio e con Dio. Lo stesso creato viene continuamente minacciato dal peccato dell’uomo, nella sua bellezza, integrità ed esistenza. Lontani da Dio diventiamo solo capaci di avvelenare tutto ciò che tocchiamo: mari, fiumi, terre, tutto ciò che dovrebbe donare vita, “con il lavoro delle nostre mani” e invece viene inquinato e distrutto, per le nostre cieche bramosie. Davvero la vita è diventata un doloroso calvario e c’è chi, per mancanza di vera fede, si attarda sul triste sentiero del calvario, in una continua ricerca di un senso diverso della vita. Quanta sofferenza c’è nel mondo incapace di “risorgere”, ritrovando la strada di quel cielo e di quell’amore di Dio che sono la sola ragione che dà vero senso all’esistenza, riportando il sorriso nelle anime buone, che sanno anche donarlo a chi soffre. È la ragione nascosta che spiega l’anelito alla santità. L’uomo, che lo voglia o no, porta nel profondo del cuore una grande nostalgia di risorgere e ritrovare il senso vero della sua creazione, per aprirsi a un futuro di eternità, ma anche per ritrovare uno stile di vita che sia un camminare, giorno per giorno, nella verità del suo esistere, che è divina ed eterna. Ci volle, e continua a essere necessario per ogni singola persona, l’amore del padre, che per riportarci alle nostre vere origini, ci donò suo figlio, Gesù, che fattosi uomo ci ha donato la sua parola, guida nelle vie della vita, ma ancor più, con la sua risurrezione, ci precede nel cammino verso il cielo. Ecco perché la Pasqua è la nostra vera “seconda creazione”. Vorrei augurare a quanti hanno fatto con la chiesa il cammino della quaresima verso la Pasqua, ogni bene che mi viene dal cuore. Ho conosciuto grandi uomini, anche politici, di indiscutibile fede, che frequentavano la messa ogni giorno. A qualcuno ho chiesto la ragione. La risposta è stata: “Per fare del bene agli uomini bisogna nutrirsi di chi è la sorgente del bene”. Ed è quello che per grazia di Dio sanno fare tanti ancora oggi. La chiesa continua a chiamarci ogni domenica a rinnovare la gioia della nostra creazione, la speranza pasquale, nella celebrazione della santa messa. Voltare le spalle è come voltare le spalle non solo a Dio, ma alla nostra stessa realizzazione piena e salvezza eterna. Riscopriamo dunque la grandezza della risurrezione di Cristo, che ci invita a risorgere con lui, se non vogliamo vivere in un vago senso di possibile futuro. Usciamo dal nostro torpore spirituale ed entriamo nella stupenda certezza della Pasqua. Che in tutti noi, che vogliamo lasciarci “ricreare” da Dio, penetri la luce della gioia del Risorto, sentendo le stesse parole che disse ai suoi, quando apparve: “La pace sia con voi!”. Che Dio aiuti tutti noi a entrare nella gioia della Pasqua che verrà e viene a ogni celebrazione eucaristica.
UNA LUCE CHE PENETRA OGNI REALTÀ
