UN TUFFO NEL PASSATOPER APPREZZARE IL PRESENTE

Procede la ricostruzione a L’Aquila dopo il terremoto del 6 aprile 2009. La parte più appariscente è quella materiale (case, edifici storici, infrastrutture, opere di urbanizzazione…), ma c’è una ricostruzione, solo apparentemente minore, che riguarda le tradizioni, le radici culturali, cui fortunatamente gli aquilani sono particolarmente affezionati. In effetti L’Aquila è ricchissima di tradizioni culturali, alcune delle quali, come la Perdonanza, travalicano i confini delle regione.

Il bello è che oltre quelle cosiddette storiche, ne nascono di nuove, volte a recuperare e valorizzare usi e costumi del passato. E tra queste ve n’è una giovanissima, solo alla terza edizione, chiamata la Festa del grano, sorta in quel di Pianola, quartiere periferico del capoluogo. Nasce dalla passione di un ultra-ottantenne, dalla giovinezza esplosiva, Orazio Totani, che ancora adolescente aveva iniziato a lavorare nell’agricoltura e in particolare nella trebbiatura del grano. Diventato poi un imprenditore di successo, ha affidato ai figli l’azienda ormai avviata e si è dedicato alla beneficenza, alla solidarietà e al recupero delle tradizioni. L’agricoltura, in particolare la trebbiatura, gli sono rimaste nel cuore e dai ricordi della sua giovinezza è nata l’idea di questa Festa del grano aquilana, che si articola in quattro manifestazioni: semina, capatura, mietitura e trebbiatura. Teatro dell’evento il terreno accanto al campo sportivo di Pianola.

La festa della Capatura, cioè la ripulitura del campo di grano dalle erbacce (affidata alle agili e precise mani delle donne), che si è svolta nella prima settimana di maggio, ha avuto un grande successo. Per l’occasione è stata preparata una enorme frittata, composta di 999 uova, lunga 99 metri, in onore dell’Aquila, la città delle 99 cannelle. La prossima grande manifestazione, quella della trebbiatura, si svolgerà il 5-6 luglio, con macchine e modalità, nonché macchinisti degli anni ’40-’60 (ben 64 i “superstiti” recuperati da Totani).

Il versante culinario della festa è sempre molto ricco e invitante e forse è anche per questo che la popolazione partecipa in gran numero. Invitati speciali delle feste sono i ragazzi delle scuole della zona, che così imparano a familiarizzare con la campagna, a conoscere i lavori e le fatiche dei nonni e in particolare apprendono ad apprezzare il grano, alimento principe della nostra cultura.

L’ideatore e promotore della festa, nonché principale finanziatore, è sempre lui, il “giovane” Orazio, che, merita di essere notato, sa essere anche schivo: da nessuna parte appare il suo nome

L'ECO di San Gabriele
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