San Gabriele dell’Addolorata è stato canonizzato nel 1920. Nel 1926, papa Pio XI, riconoscendo in lui un modello di virtù e un esempio di libertà per il distacco che manifestava dalle vanità e dai piaceri del mondo, lo ha nominato patrono della Gioventù Cattolica Italiana. Nel 1959, Papa Giovanni XXIII, lo nomina è anche patrono dell’Abruzzo.
Ma chi e quando ha nominato patrono degli studenti il giovane passionista? Chissà, magari aver letto sotto qualche immagine l’iscrizione studente passionista li ha aiutati a riconoscere in san Gabriele non solo un santo giovane, ma anche un santo studente, amico degli studenti, a cui fare ricorso in prossimità degli esami.
Solo poco tempo fa il santuario di San Gabriele si è riempito della gioia, dei colori, della freschezza di oltre 10mila giovani maturandi provenienti da tutto il centro Italia venuti a celebrare i loro 100 giorni alla maturità. Quegli stessi giovani che dopo essersi raccomandati al santo, e aver partecipato alla messa, hanno chiesto che fossero benedette le penne con cui scriveranno la loro prova di esame.
Ma la verità è che Gabriele dell’Addolorata non è solo uno studente come loro, è anche un amico e un fratello maggiore di tutti gli studenti.
Circa un mese dopo la lettera in cui annunciava al papà Sante di aver finalmente indossato l’abito religioso passionista, torna a scrivere al padre per confermarlo di alcune cose e per chiederne una.
Conferma il papà circa la sua felicità per la scelta fatta (la contentezza e la gioia che provo tra queste sacre mura – scrive – è quasi indicibile…), quindi gli ribadisce che non potrà scrivere più di una volta al mese (qui non si usa scrivere così spesso) e che tuttavia il padre Maestro glie lo permetterà qualora ci fossero cose da far sapere.
Nella stessa lettera, però, approfitta per domandare al padre che riferisca un messaggio ai fratelli Vincenzo ed Enrico: Dite a Cencio e ad Enrico che studino. Ormai le vacanze sono terminate; [la lettera è datata 23 ottobre 1856 e le vacanze terminate sono quindi quelle estive] tutto finisce; ora si diano di cuore allo studio, e riflettano che è un dovere dello stato e se ne troveranno contenti un giorno.
Gabriele, così, in poche battute spiega non solo che lo studio è un dovere proprio della loro fase di vita, ma che tale impegno sarà ampiamente ripagato. E prosegue mettendoli in guardia contro le distrazioni.
Leggere qualche libro prestatomi non mi è stato del tutto utile, scrive. Si tratta di un modo, neppure troppo velato, di affermare come certe letture abbiano rappresentato probabilmente una perdita di tempo e che, col senno di poi, avrebbe forse voluto aver impiegato quel tempo diversamente. Magari leggendo altro.
Di fatto, Gabriele non è diverso dai giovani che tra poco più di un mese affronteranno le prove di maturità. Oggi le distrazioni sono altre, ma la sostanza non cambia: ora si diano di cuore allo studio. Perché le penne si possono benedire, ma non c’è nulla che sostituisca il sano impegno e la dedizione. Un richiamo valido per i giovani e gli studenti di ogni età, e insieme una testimonianza d’affetto per i suoi cari per tutti gli studenti.