UN ANNO CON MOLTE OMBRE E POCHE LUCI?

Proviamo arditamente a fare una previsione su come sarà il 2016 sui mercati finanziari. Corre l’obbligo in questi casi essere molto prudente, infatti, la stragrande maggioranza degli esperti è tra il pessimismo e un lieve ottimismo, mentre nessuno prevede un’annata d’oro. La ragione sta proprio nel fatto che chi opera nel settore si preoccupa prima di tutto di non sbagliare eccedendo nell’ottimismo per essere poi accusato di aver indotto i risparmiatori a perdere quattrini. Diversamente prevedere catastrofi invece è meno rischioso: se si indovina si diventa un guru e si passa alla storia, viceversa pazienza…  Comunque le incognite sono tante, soprattutto quelle che riguardano gli shock esterni, come gli sviluppi geopolitici e militari, non ultimo il terrorismo che tanto panico sta creando tra i mercati internazionali e poi ci sono i famosi “cigni neri”, vale a dire gli eventi negativi del tutto inattesi. Ad esempio come non menzionare lo scandalo Volkswagen, per capirci.

Intanto il 2015 che abbiamo lasciato alle spalle, si è chiuso con la relazione della Bankitalia con questa fotografia: Boom del risparmio gestito, colpa della discesa della quota di titoli stato, riduzione degli investimenti in attività reali (a vantaggio di quelli in strumenti finanziari) e lieve ripresa – per la prima volta dal 2010 – riparte la spesa per consumi. Una fotografia che conferma due fenomeni: da una parte la discesa dei tassi di interesse sui titoli di Stato, che ha spinto i risparmiatori a cercare strade più remunerative per i loro investimenti, e da l’altra la minore pressione delle banche nel reperire risorse presso la clientela, grazie al forte flusso di liquidità interna a condizioni molto vantaggiose fornito dalla Bce.

Lasciando stare l’imprevedibile, ci sono alcuni punti fermi sul 2016. Il primo è questo: i tassi di interesse americani si muoveranno al rialzo. Molti temono questo fattore, perché potrebbe provocare shock sulle economie più indebitate dei paesi emergenti. Alcuni hanno anche paura che la banca centrale americana possa esagerare, alzando i tassi in modo troppo aggressivo, con effetti negativi sulla Borsa di Wall Street. Ma, si può obiettare, se lo farà sarà perché l’economia americana va meglio del previsto, quindi si tratterà dell’effetto di un trend positivo, che impatterà positivamente la Borsa, e magari anche le economie emergenti. Dall’America all’Europa, dove Mario Draghi, al contrario della Fed di Janet Yellen, continua a dare liquidità al sistema bancario e tiene i tassi a zero, o quasi. Anche qui c’è qualcuno che dice che sta esagerando, perché così si incoraggia  agli investitori ad orientarsi sulle azioni (il reddito fisso non rende niente, di fisso ormai ci sono solo i tassi negativi, il reddito non c’è più) gonfiando una bolla che potrebbe scoppiare. Ma, si può obiettare anche qui, la Bce pompa liquidità per far ripartire l’economia: se funziona (e ci sono qualche segnale che sta funzionando) le borse europee stanno solo anticipando la ripresa.

Non ci sono solo le azioni e le obbligazioni. I mercati sono fatti anche di monete e di prezzi delle materie prime. Il re delle materie prime è il dollaro, e tutti scommettono che salirà, l’incognita è solo quanto. C’è chi lo vede addirittura tornare ai massimi dell’inizio degli anni 2000 contro euro, a quota 0,85 (vale a dire che per comprare un euro bastano 85 cent). Anche qui si può obiettare: se la medicina di Draghi funziona e l’economia europea riparte, il mercato si convincerà che anche la Bce si metterà sulla stessa strada della Fed, e comincerà a pensare prima o poi di alzare un po’ i tassi di interesse. Il 2015 si chiuso nel segno della divergenza tra le politiche monetarie di America e Europa, tra un anno potremmo essere in fase di convergenza. E non sarebbe male per le due aree e anche per il resto del mondo, se le due maggiori economie andassero nella stessa direzione. Sulle materie prime il discorso si fa molto difficile e complesso perché dipende da tanti fattori. Si può prevedere che prima o poi i prezzi risaliranno, ma quando, e dopo essere scesi quanto, è veramente un esercizio impossibile.

Tutto ciò premesso, resta il vero problema: come tradurre queste considerazioni in scelte operative sui propri risparmi? Quello che serve non è un mago con la sfera di cristallo che non ha nessuno, ma qualcuno che abbia la competenza sui meccanismi di mercato e gli strumenti finanziari, insieme alla sensibilità necessaria per capire cosa ci si aspetta da un investimento. E poi rispettare due o tre regole di fondo. Regola numero uno: mai giocare tutte le fiches sul rosso (o sul nero) o peggio ancora su un numero solo, quindi diversificare. Numero due: ragionare sempre con la testa e mai con la pancia, e soprattutto evitare le scelte emotive, che sono quelle che poi producono scelte sbagliate. Regola numero tre: non investire mai tutto il patrimonio, trattenere un po’ di risparmio in liquidità, potrà tornare utile nei momenti di storno delle borse.        brunoscarano@alice.it

L'ECO di San Gabriele
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