Allegri, Sarri, Spalletti. Toscani contro, si potrebbe dire. In fortuita, ancorché significativa, coincidenza con la messa in onda televisiva de I Medici, il campionato di calcio sta dipanando la sua vicenda annuale attualmente centrata nel “triello” (copyright Frizzi e l’Eredità di Raiuno…) tra Juventus, Napoli e Roma, primi protagonisti, va da sé, i tre tecnici, toscani. Congiure, ma anche regalità se non altro artistiche, nello sceneggiato; contrasti, anche piuttosto aspri, negli ambienti societari e contigui alle squadre calcistiche, per i tecnici in questione. “L’epicentro”, anche in questo caso, è la Toscana. Tecnici contro, dunque. Chi se la passa meglio, al momento, sembra essere l’allenatore dei giallorossi: nativo di Certaldo e fresco reduce da una non lieve… influenza “tottiana”, Spalletti si è ripreso grazie alle sgroppate di un egizio e alla solidità di un bosniaco, l’uno e l’altro messi in grado di sovrastare gli avversari in virtù proprio degli schemi predicati dal tecnico e applicati con attenta dedizione dalla squadra. Sarri, toscano d’adozione, di temperamento e di lingua, i suoi problemi sembra averceli tuttora: di natura fisica (per infortuni in serie neanche di lieve entità) e di natura dialettica, con il presidente del Napoli De Laurentiis il rapporto essendo sempre abbastanza conflittuale: Sarri per esempio non ha ben digerito la cessione di Higuain senza adeguato, a suo dire, rimpiazzo; De Laurentiis dal canto suo rimprovera al tecnico di non aver saputo tramutare un ronzino in un purosangue. E forse hanno ragione tutti e due… Neppure Allegri, toscano di Livorno, quanto a critiche, se la passa tanto bene, malgrado il primato in classifica della sua Juventus: in questo caso le critiche si focalizzano, soprattutto sul versante infortunistico, quasi lo stesso tecnico fosse responsabile degli acciacchi che colpiscono i suoi atleti. Ma senza levarsi il sassolino dalla scarpa di un gioco francamente asfittico. Lui comunque ha dato appuntamento a tutti in primavera.