Guardarli nell’impegnarsi in esercizi fisici secondo i dettami impartiti dall’allenatore non diresti di trovarti di fronte a un gruppo di ragazzi disabili non presentando anomalie corporee. E questo perché la loro disabilità è di natura cerebrale dovuta all’autismo, malattia che la comunità scientifica considera un disturbo pervasivo dello sviluppo manifestandosi fin dai primi anni di vita con deficit della comunicazione e dell’interazione sociale da segnare loro l’intera esistenza. A sgambettare presso il campo di calcio a 5 “Sandro D’Addio” di Fermo sono i giovani interpreti del progetto Filippide del Fermano appartenenti all’omonima associazione sportiva con sede a Porto Sant’Elpidio e operativa dal 2011. Istituita per arrecare benessere fisico e come prodromo per fini socializzanti l’associazione, da un iniziale numero di 4-5 atleti e due allenamenti a settimana, ha progressivamente ampliato la sua attività arrivando a contarne 15-18 con quattro allenamenti settimanali che sfociano poi nella partecipazione alle principali manifestazioni podistiche, anche competitive. Essa si regge unicamente sull’apporto di una decina di allenatori/educatori volontari il cui numero non consente però di estendere la pratica sportiva ad altri giovani che ne hanno fatto richiesta.
Ogni atleta-autistico, infatti, ha bisogno di essere supportato da un istruttore che lo affianchi, che ne condivida gli allenamenti e le competizioni agonistiche fino a divenire compagno di corsa, un motivatore, un amico. Di questi benemeriti, che mettono a disposizione un po’ del loro tempo libero e passione sportiva, non se ne trovano molti anche perché, prima di esercitare la loro funzione, devono prendere parte a un corso formativo per acquisire una minima conoscenza della sindrome autistica. Nonostante ciò l’associazione fermana ha deciso di promuovere Blu Run, manifestazione podistica/evento che si svolge a Porto Sant’Elpidio la mattina di domenica 3 aprile 2016 con la speranza che si possa ripetere come appuntamento annuale. Ricorrere all’attività motoria e alla corsa di lunga distanza per un autistico significa costruire l’identità del suo sviluppo cognitivo e, per chi pratica lo sport nel suo complesso, vuol dire beneficiare di stimoli idonei per una “crescita psicologica, emotiva, sociale e fisica” da favorire, nel caso di una persona con disabilità, “autonomia, autoconsapevolezza e integrazione e inclusione sociale”. Tutti elementi che sono alla base del progetto Filippide, ideato e promosso nel 1983 a Roma dal presidente dell’associazione sport e società, Nicola Pintus.
A Civitanova Marche l’associazione Anthropos è impegnata nel coniugare sport e disabilità con calcetto, nuoto, atletica e bocce. Il senso di cameratismo che si trova per esempio remando all’unisono con i propri compagni rappresenta un’altra fonte di piacere che si capisce solo provandola per cui, per sentirsi completamente liberi e “uguali”, non c’è di meglio che una regata velica attraverso la sfida alla pari tra abili e diversamente abili. A creare tale sensazione è l’associazione Liberi nel vento di Porto San Giorgio che, appunto attraverso la vela, porta avanti pure lei un discorso riabilitativo basato sullo sport. “La vela – dicono i promotori – richiede coordinamento psicofisico, concentrazione e uno sforzo prolungato e regolare; educa al rispetto delle regole e all’autonomia, aumenta l’autostima e l’amore per la natura”.
Diffusa è anche l’ippoterapia attuata, ad esempio, dall’associazione Cavallo delle fonti di Potenza Picena di cui si serve l’Anffas di Civitanova Marche. Il nostro viaggio, nel mondo della disabilità unito a filo doppio con lo sport, è partito dal fermano, ma si stima che nelle Marche tale impegno coinvolga il 40% dei giovani in difficoltà e che abbia, quindi, ulteriori margini di sviluppo. In provincia di Ancona si pratica l’hockey in carrozzina, il nuoto, l’equitazione, lo sci, il tennis tavolo, il calcio a 5 e le bocce. Stesse pratiche sono adottate in territorio di Ascoli Piceno, mentre nel fermano prevalgono gli sport acquatici. Nel maceratese le quattro società operanti hanno adottato l’atletica leggera, il basket in carrozzina, il tiro a segno e lo sci alpino e, nel pesarese, spiccano il calcio a 5, l’atletica, la pallavolo e le bocce. Alcuni degli sport elencati vengono effettuati anche dai non vedenti. A un altro tipo di “privazione” si rivolge, invece, il progetto Coni ragazzi pensato per i bambini sani tra i 5 e i 13 anni al fine di sostenere le famiglie meno abbienti o residenti in quartieri cittadini a rischio di disagio sociale.