Abbiamo riflettuto sulla passione di Gesù nei vari passi e nei singoli dettagli. Alla fine del percorso, sfociato nella risurrezione, vogliamo fissare lo sguardo e il cuore sul Crocifisso-Risorto nel suo insieme, con desiderio di contemplare piuttosto che analizzare. Lo facciamo lasciandoci guidare di volta in volta da uno degli evangelisti, perché ciascuno di essi accentua aspetti diversi dello stesso mistero di amore, come fanno anche gli artisti quando rappresentano uno stesso soggetto. Saranno sguardi retrospettivi e complessivi, cercando di cogliere i tratti del cuore oltre quelli del corpo, per assimilarli e imprimerli nel nostro intimo.
Cominciamo con l’evangelista Matteo.
Un primo aspetto che emerge dal suo racconto della Passione indica che il Crocifisso è l’essere umano che si realizza nell’obbedienza, domina nel servizio, vince nella sconfitta e, alla fine, vive oltre a morte.
Nella Passione i valori umani personali sono tanto più affermati quanto più sono negati. Quanto più è reso schiavo, tanto più Gesù regna. Quanto più è rifiutato, tanto più afferma la propria validità. Quanto più gli vogliono togliere o negare – dignità, rispetto, la stessa vita – tanto più Gesù riceve, fino alla risurrezione.
È rifiutato non solo genericamente, ma in maniera “scientifica”, con demolizione della sua personalità punto per punto. Rifiutato come Cristo, unto di Dio, re e liberatore. Accettando con amore questo rifiuto egli realizza il compito rifiutato. Ci libera mentre è negato come liberatore.
È rifiutato come Figlio dell’uomo e Figlio di Dio; come re di Israele dagli Ebrei e come re dei Giudei dai pagani. Ma mentre respingono questi titoli affermano che sono veri, altrimenti non vi si opporrebbero così ferocemente. Tu lo dici, egli risponde al sommo sacerdote e a Pilato che lo interpellano su questi titoli. Anzi: Vedrete il figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio e venire sulle nubi del cielo. I dileggi e il rigetto lo rincorrono fin sulla croce, ma anche lì un testimone non sospetto, il centurione pagano, proclama che è Figlio di Dio. Quanto più egli appare debole e sconfitto nella valutazione umana, tanto più risulta forte e vincitore secondo Dio e nella valutazione della fede.
Lo stesso si dica per i valori relazionali. È tradito da un amico, rinnegato da un altro, condannato dalle autorità e dal popolo, abbandonato da tutti. Tradire, rinnegare, abbandonare, condannare sono i quattro verbi fondamentali della distorsione dei rapporti umani. Includono tutte le azioni deviate di questo ambito: incomprensioni, sospetti, incomunicabilità, raffreddamenti e disamori, falsità, diffidenze, pettegolezzi, accuse, manipolazioni, rifiuti, insulti, calunnie, odi, omicidi.
Gesù assume e condivide con amore queste esperienze umane. Ci passa e ci resta dentro perché ogni essere umano quando ci si trova lo possa incontrare. Ma nello stesso tempo denuncia l’ingiustizia di chi tratta così i propri simili, e annuncia che la dignità umana non è distrutta, anzi è rafforzata in chi subisce questi abusi. Accetta di essere tradito, arrestato, spogliato, flagellato, coronato di spine, insultato e condannato a morte per dire fino a qual punto si può amare, ma anche per gridare che nessuno ha diritto di trattare così un essere umano. Chi lo subisce sappia che non perde nulla perché Dio gli è vicino e perché nessuno può strappare la dignità umana. Ma chi infligge simili torture sappia che riduce in frantumi la propria dignità.
Non chi è offeso è degradato, ma chi offende. Chi insulta s’insulta, e chi uccide sopprime in se stesso la dignità umana. Questo è il messaggio anche laico della Passione. Essa è la celebrazione dei valori umani e della vita stessa, pur concludendosi con la morte di croce.
Il potere abusato per sconfiggere Gesù è sconfitto dall’unico potere che conta: quello dell’amore che dona la vita, esercitato nella Passione e sulla croce. Il vero potere non è far morire gli altri, ma morire per gli altri. È il potere che viene da Dio e significa servire. Il servire che è regnare.